Il caso

Clima di lavoro in Polizia, Zali critica il sondaggio

Il consigliere di Stato risponde all’interpellanza del deputato Giovanni Capoferri (Centro) e non risparmia frecciatine sul metodo adottato dai sindacati nel condurre il sondaggio: «Riserve sulla fedefacenza dei risultati» – La replica di Giorgio Fonio (OCST): «Spiace sentire queste parole»
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
27.10.2025 19:08

«La Polizia cantonale è un Corpo sano, con un forte senso di appartenenza e una coesione interna degna di nota e di rispetto». Parola del consigliere di Stato Claudio Zali, che in Gran Consiglio ha risposto all’interpellanza di Giovanni Capoferri (Centro) che chiedeva spiegazioni dopo il sondaggio promosso tra gli agenti della Polizia cantonale da parte dei sindacati. Il documento, che il CdT aveva anticipato, aveva in effetti messo in luce un clima di lavoro non troppo positivo all’interno del Corpo tra mancanza di ascolto, carico di lavoro troppo elevato e risorse insufficienti. In aula, però, Zali ha minimizzato, spiegando oltretutto di non aver ancora ricevuto il documento completo. «Il Consiglio di Stato - ha detto - non ha ancora discusso al proprio interno il sondaggio e non ha di conseguenza ancora espresso delle valutazioni». Del resto, ha aggiunto, «i risultati a disposizione del Governo sono limitati alla copertura mediatica riservata al sondaggio e alla presentazione mostrata dai rappresentanti delle associazioni del personale». Tuttavia, Zali non ha voluto risparmiare qualche critica sulle modalità con cui il questionario è stato svolto. «A livello preliminare, sono lecite valutazioni sul metodo adottato, che permettono sin d’ora di avanzare delle riserve sulla scientificità del medesimo e, di riflesso, sulla fidefacienza dei risultati», ha detto, riferendosi alla scelta del campione, alla formulazione delle domande e alla lettura dei risultati. Per quanto riguarda il campione prescelto, ad esempio, Zali ha fatto notare che il reparto Gendarmeria risulta «sovrarappresentato», rispetto allo Stato maggiore.

Quanto alla formulazione dei quesiti, secondo il consigliere di Stato «sarebbero da evitare le domande suggestive, siccome contengono concetti negativi e fondati su visioni negative». Nel mirino, in particolare, sono finiti i quesiti come «quanto spesso reputi di non avere il tempo necessario per svolgere i tuoi compiti?» o «quanto spesso ti senti sotto pressione?». E, soprattutto, se «hai pensato di lasciare la Polizia». Una domanda, quest’ultima, «sulla quale si è ricamato tanto per l’elevato tasso di risposte positive», e che Zali ha ammesso ironicamente di aver posto anche «a un campione rappresentativo del Consiglio di Stato», ottenendo come risposta «dal 100% degli interrogati» che anche loro hanno pensato almeno una volta di lasciare il Governo. Ma non è tutto, perché anche le risposte raccolte sarebbero in qualche modo poco trasparenti. «Ha sicuramente fatto più presa sui media e sull’opinione pubblica proclamare che solo il 43% del personale descrive il clima lavorativo come positivo o molto positivo piuttosto che dire che solo il 3% ritiene il clima di lavoro molto negativo e il 13% negativo», ha evidenziato Zali. Alla luce di tutto ciò, il Governo non intende quindi adottare misure urgenti e ritiene «prematuro» anche ipotizzare la creazione di strutture di analisi, «visto che sono già in atto meccanismi consolidati di monitoraggio e valutazione continua».

Per niente soddisfatto delle risposte fornite il deputato Capoferri: «Conoscendo i vertici della Polizia, mi aspettavo queste riposte», ha spiegato, leggendo in aula anche il messaggio «demoralizzato» ricevuto da un agente. Dura anche la reazione di Matteo Pronzini (MpS), secondo il quale Zali ha «ridicolizzato» il sondaggio promosso dai sindacati OCST, VPOD e dalla Federazione dei funzionari. «Se non volete stare in Governo, andate. Nessuno vi tiene incollati alla sedia», ha tuonato il deputato, facendo riferimento alla battuta di Zali e chiedendo di aprire una discussione generale, bocciata dal plenum con 40 voti contrari, 32 favorevoli e 2 astenuti.

La replica di OCST

Pronta anche la replica dei sindacati. «Spiace sentire queste considerazioni da parte del nuovo responsabile della Polizia cantonale. I risultati del sondaggio sono stati anticipati al comando del Corpo e poi inviati anche al Dipartimento», commenta Giorgio Fonio (OCST). Per quanto riguarda le critiche sulla modalità con cui è stato condotto il sondaggio, Fonio difende con forza il lavoro fatto: «Anche perché, a differenza dei vertici di Polizia e Dipartimento, siamo stati molto trasparenti: abbiamo condiviso tutto quanto fatto. Mi viene da sorridere quando vedo un ministro che prima dice di non aver visto un sondaggio e poi lo critica sia nel metodo che nel merito». Detto ciò, secondo Fonio ora ci sono solo due possibilità: «Sedersi al tavolo e cercare soluzioni o continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e dire che nel Corpo non c’è alcun problema. Peccato che poi ci si trovi anche a contare di anno in anno il numero di agenti che lasciano la Polizia».

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