L'analisi

Quando figli e famiglia avvicinano voti, «ma occhio a non strumentalizzare»

Da Marco Chiesa a Giorgia Meloni – All'indomani della pubblicazione sui social di immagini in compagnia della prole nel mondo politico post elezioni federali, il punto con l'esperta di comunicazione Monica Mendini
Monica Mendini, Docente-ricercatrice in Marketing del Centro competenze management e Imprenditorialità (Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana); sullo sfondo, l'immagine pubblicata da Marco Chiesa insieme ai figli
Jona Mantovan
25.10.2023 09:00

Marco Chiesa ha scelto di condividere sui social una foto con i suoi figli. «A chi mi ha già sostenuto, a chi mi sta sostenendo e a chi mi sosterrà! Stasera la dedico a noi! Una buona fine settimana, Marco», recita il bigliettino digitale inviato a tutti gli elettori ticinesi che hanno partecipato a una domenica di passione per le federali. In ballo, la poltrona per Berna. E la corsa, in realtà, non è ancora finita perché il 19 novembre ci sarà un nuovo appuntamento per decidere chi siederà al Consiglio degli Stati. Con i suoi 39.024 voti raccolti al primo turno, l'uscente democentrista ha messo una seria ipoteca sul mantenimento del seggio.

Il nuovo scatto, nella serenità rustica di Cadro e con tanto di camino acceso, tira in ballo la famiglia. Anche Greta Gysin, domenica, ha postato un'immagine dei figli con tanto di busta. «Sto andando alle urne con la compagnia migliore che possa desiderare» le sue parole. Scelte, queste, sicure per avvicinare voti e mi piace.  «Ma occhio a non strumentalizzare», dice Monica Mendini, esperta di comunicazione. 

«Ci sono molti politici che pubblicano foto con la propria famiglia, nei contesti più disparati», premette la docente-ricercatrice in Marketing del Centro competenze management e imprenditorialità in seno al Dipartimento di economia aziendale, sanità e sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. 

«Accade che lo facciano per evidenziare il forte attaccamento che hanno nei confronti della famiglia. Marco Chiesa lo vediamo condividere pensieri scritti in veste di padre di famiglia. Ad esempio quando dice "come papà penso spesso al futuro dei miei figli". Ma accade che pubblichi istantanee della famiglia nei contesti più diversi».

Chiesa nelle vesti di appassionato di montagna? Eccoli tutti in montagna. Chiesa appassionato di calcio? Eccolo insieme al padre alla partita. Secondo l'analista 35.enne, in qualche maniera la strategia appare genuina, «coerente con i valori del singolo politico». Un modo, anche, per far trapelare l'aspetto umano del personaggio politico e istituzionale, insomma. «Cosa interessa ai politici? Quali sono i loro hobby, come si ritraggono assieme alle loro famiglie? È un qualcosa che permette di suscitare empatia e un collegamento diretto con gli elettori». Inutile dire che la pioggia di mi piace e di clic è assicurata. D'accordo, ma tutto ciò si traduce poi in voti e consenso?

Giorgia Meloni ha pubblicato una foto insieme alla figlia anche per cercare di mettere fine alla macchina del fango

Giorgia Meloni

Gli scatti «familiari» danno una mano agli elettori per immergersi nella vita del politico. «Possiamo riconoscerci in loro, con un tocco più umano nella relazione tra elettorato e politico». Mendini ricorda anche un altro politico di primo piano, in Italia, che ha compiuto una scelta molto simile: Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio dei ministri. E traccia un parallelismo con quanto pubblicato da Chiesa: «Lei pubblica spesso foto con la propria famiglia e con la figlia, oppure con la madre, con la sorella».

Di recente, poi, la polemica con l'ormai ex compagno, Andrea Giambruno: «L'abbiamo vista pubblicare sui propri canali una foto insieme a lui e alla figlia. Il tutto per cercare di mettere fine alla macchina del fango che in qualche maniera stava avendo delle forti ripercussioni nei confronti, soprattutto, di una bambina molto piccola».

Pubblicare immagini che li ritraggono in contesti familiari è coerente con la loro strategia comunicativa e con i loro valori

Rischio strumentalizzazione

«Sia nel caso di Giorgia Meloni sia nel caso di Marco Chiesa, notiamo questo forte attaccamento nei confronti della famiglia. Il fatto di pubblicare immagini che li ritraggono in contesti familiari è coerente con la loro strategia comunicativa e con i loro valori», aggiunge Mendini. Una scelta che va ponderata con attenzione: «C'è il rischio di strumentalizzazione. Se lo fanno devono crederci davvero. Deve essere una scelta compatibile ai valori che proclamano. Altrimenti si rischia che il tutto sia percepito come una pura strategia digitale, fatta semplicemente per attrarre mi piace». Con il conseguente indebolimento dell'immagine del politico stesso.

Esiste poi una differenza tra le persone comuni e chi si sta esponendo in veste di personaggio pubblico. «Siamo nel campo dei personaggi famosi, delle celebrità». 

Si è persa l'abitudine di avere una raccolta fotografica fisica, perché tutto si 'pubblica' sulle grandi piattaforme digitali

Il pericolo nella rete sommersa

E se un tempo tutto restava nella cerchia privata, tra bigliettini di auguri o di ringraziamento personalizzati con l'immagine della famiglia, oggi è ormai tutto digitale. E il modo più semplice per distribuire la propria immagine è tramite la rete, per via digitale. «Anche i genitori comuni, infatti, pubblicano spesso foto dei propri figli. È qui che entra in gioco il fenomeno del cosiddetto sharenting».

Il termine è un acronimo delle parole inglesi share, condivisione e parenting, genitorialità. Ne avevamo parlato qui. Ancora Mendini: «Una pratica che non è priva di risvolti oscuri e negativi. La crescente abitudine dei genitori di oggi nel condividere foto, video o altre informazioni dei propri figli nei loro profili sui media sociali, ha fatto sì che si sia persa l'abitudine di avere una raccolta fotografica fisica, perché tutto si pubblica sulle grandi piattaforme digitali».  Ed è qui che la situazione potrebbe sfuggire di mano. E anche male. «Sì, perché ciò che pubblichiamo può rappresentare un pericolo per i nostri figli. Rischiamo che i nostri dati siano rubati. Azioni di pedofilia o tanto altro di negativo che ci può essere nel mondo sommerso della rete. Oltre a trascurare l'opinione stessa dei minori. I nostri figli, in pratica, perdono la loro privacy ogni volta che mettiamo qualcosa che li riguarda su internet».

Mendini conclude immaginando i piccoli già diventati grandi, tra qualche anno, e lanciando uno spunto di riflessione a tutti i genitori: «Cosa ne penseranno di quello che noi abbiamo fatto in tutto questo periodo, condividendo foto di loro senza il loro reale consenso?».

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