«Prima facevo pascolare le pecore, ora fabbrico soldatini di piombo»

È uno dei pochi a livello europeo: Gilles Guiot, dal laboratorio a Verscio - nel Comune Terre di Pedemonte - produce con tecniche artigianali vari tipi di soldatini di piombo, che rivende sul suo sito in rete agli affezionati di modellismo in tutto il mondo. «Non sembra, tuttavia è un passatempo intramontabile. Perché ho clienti di tutte le età: il più giovane ha meno di sette anni, quello più anziano 85», racconta al Corriere del Ticino, estraendo un fante in miniatura dallo stampo ancora caldo.
«Vedi? Questa parte va bene, questa no», dice indicando delle sbavature sui microscopici bottoni di un’altrettanto minuscola giubba luccicante: su un lato, risultano leggermente in rilievo rispetto all’altro, dove sono più piatti.
Le spesse lenti d’ingrandimento montate su un curioso casco in plastica fanno sembrare l’artigiano un personaggio tratto da un libro fantastico: uno gnomo chino a osservare la gemma ricavata a suon di picconate dalle profondità della terra. «Ma non esiste ‘più o meno’ nel mio lavoro. Le riproduzioni devono essere perfette, precise. Inoltre, è quel che si aspetta la mia clientela: qualità», dice con tutta calma caricando il mestolo con il materiale in eccesso e la forma appena fusa. In un batter d’occhio, il carico sparisce in un calderone argenteo. Un termostato industriale, collocato sopra, riporta la temperatura: 384 gradi.


«È perfetta. Sento che il prossimo giro andrà benissimo». Nemmeno il tempo di finire la frase, che il disco in neoprene «usato pure per le gomme delle auto» con l’incavo delle varie parti di cavallo e cavaliere (testa, gambe, busto... che saranno poi assemblate grazie a un raffinato sistema a incastro) è già piazzato con un gesto rapido sulla superficie rotante, dal diametro di poco superiore, di un’altra macchina e subito blindato da un possente sportello. In cima, un imbuto risucchia una seconda «porzione» di metallo liquido. Il nostro interlocutore si muove rapido, come il meccanismo di un’orologio.
«La mia formazione iniziale non ha nulla a che vedere con ciò che faccio oggi. In Francia ero pastore, ho lavorato con le pecore per un paio di decenni. Poi, arrivato in Svizzera, ho formato una famiglia e mi sono dedicato a mia figlia a tempo pieno. Successivamente, ho lavorato in una fabbrica della Swatch. Questo mestiere, tuttavia, l’ho imparato sul terreno», afferma l’intervistato.
Centinaia di modelli
Alle sue spalle, l’intero catalogo della fabbrica - la «Atelier Maket» -, situata in un’estensione dell’abitazione di famiglia della moglie Nadia nel quartiere di Verscio, al centro del Comune Terre di Pedemonte: decine e decine di cilindri spessi un paio di centimetri e dal diametro di trenta. Molti in grigio scuro come quello usato poco prima, altri in turchese. «Questi sono in silicone, un altro materiale valido per realizzare i calchi. In tutto, ho circa 600 modelli, tra figurine che vanno dall’era napoleonica fino alla Seconda guerra mondiale. Oggi c’è molto interesse per la Prima e per l’Ottocento».
Hong Kong, Canada e Dubai
L’assortimento è proposto nelle dimensioni convenzionali da 54, 75, 80 o 90 millimetri. Per dare l’idea ai «profani», la dimensione più piccola tra quelle elencate corrisponde a una scala di 1:32. Inoltre, la misura è riferita fino all’altezza degli occhi dell’omino, «dato che alcuni copricapi possono avere misure importanti».
L’esperto parla della pratica comune di combinare parti differenti per creare nuovi personaggi, «sempre storicamente accurati. Proprio per questo, collaboro con esperti per verificare ogni dettaglio». Per capire come abbia fatto, questo 60.enne originario di Avignone, a conquistare appassionati dal Canada agli Stati Uniti, dal Sudafrica a Hong Kong, passando per Dubai e persino per due negozi a Parigi, si deve riavvolgere il nastro del tempo fino al 1998. In centro a Locarno, apre una bottega specializzata, memore dei giochi d’infanzia - tra aerei e carri armati - ai quali all’epoca aveva dovuto ben presto rinunciare: «Mi son reso conto che dovevo ordinare prodotti dall’estero in continuazione e a un certo punto mi son detto: ‘Ma perché non li faccio io?’».
In ogni minimo dettaglio
E così, nel 2019, ritira la francese «Metal Modeles» di Bruno Leibovitz, artista considerato una celebrità nel campo, che a tutt’oggi realizza le sculture per le matrici, non senza affrontare un lungo apprendistato e pure un trasloco dell’attrezzatura altrettanto impegnativo. Guiot mostra infine una teca con alcuni esempi dipinti a mano in ogni minimo dettaglio: fibbie, borsa, incarnato, baffi e cavalli: «Qui l’attenzione è rivolta al personaggio isolato o al massimo a una scena, non allestiamo diaporami dei campi di battaglia, sono creazioni troppo preziose per quello scopo».