Le reazioni

Rösti e Baume-Schneider: ecco cosa pensano i parlamentari ticinesi

I commenti a caldo di Marco Chiesa, Piero Marchesi (UDC), Marco Romano (Il Centro), Alex Farinelli (PLR) e Greta Gysin (Verdi) dopo l'elezione dei successori in Consiglio federale di Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga
© KEYSTONE / MARCEL BIERI
Luca Faranda
07.12.2022 18:34

Sono Albert Rösti ed Elisabeth Baume-Schneider a prendere il posto di Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga in Consiglio federale. Il democentrista bernese è stato eletto con 131 voti contro i 98 dello zurighese Hans-Ueli Vogt, mentre la candidata giurassiana ha ottenuto 123 voti al terzo turno contro i 116 della «favorita» Eva Herzog. Per i parlamentari ticinesi a Berna, l’empatia mostrata dalla «senatrice» giurassiana è stata decisiva per creare la sorpresa. Molto meno discussa, invece, l’affermazione di Rösti.

«Era il favorito fin dall’inizio, ma voglio sottolineare l’eccellente risultato di Vogt», ha affermato nei corridoi di Palazzo federale il «senatore» ticinese Marco Chiesa. «Penso che abbiamo dato una bella scelta all’Assemblea federale, con candidati validi e competenti. Come presidente di partito non posso che essere soddisfatto. Un’elezione al primo turno non era scontata: chiaramente avendo dato questa alternativa chiara tra due personalità diverse – ad esempio con la contrapposizione città-campagna – l’Assemblea federale ha apprezzato. E infatti non ha cercato nessun altro». Una situazione che invece si è presentata per l’elezione del PS, con il «senatore» zurighese Daniel Jositsch che ha raccolto 58 voti di protesta al primo turno. Ma non solo: anche nel secondo turno sono stati 28 i parlamentari a scrivere il suo nome, poi scesi a sei al terzo e definitivo turno. «Me lo aspettavo», spiega il presidente dell’UDC, secondo cui «è stato un segnale da parte dell’Assemblea federale che non ama delle costrizioni da parte della direzione dei partiti. Questa insofferenza è stata particolarmente sentita. Nessuno ha mai messo in dubbio la possibilità di eleggere una donna socialista, ma escludere a priori le candidature degli uomini è stato vissuto come discriminatorio».

© ANTHONY ANEX
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Herzog? «Antipatica e poco accessibile»

«Baume-Schneider nel corso delle settimane ha guadagnato terreno, partendo in particolare dal suo punto forte che è l’attenzione per il settore agricolo. Già durante l’audizione con quel gruppo aveva riscosso i favori di una parte importante dei parlamentari. La sua genuinità e autenticità l’ha premiata», conclude Chiesa. Una considerazione condivisa anche dal collega di partito Piero Marchesi: «Baume-Schneider si è venduta bene, credo sia una persona molto empatica e anche simpatica. Dall’altra parte trovo che abbia fatto molto di più Herzog a rendersi antipatica, poco accessibile. Questo è quello che ho sentito in molti colleghi e penso sia stato anche un voto di pancia nei confronti della persona».

Il consigliere nazionale Marco Romano (Centro) parla invece di «cattivissima gestione» da parte del PS. «In particolare l’uscita del capogruppo PS alle Camere – il consigliere nazionale vodese Roger Nordmann – che ha voluto fare ancora il maestro e spiegare all’Assemblea federale come occorre comportarsi. L’elezione a mio avviso è stata decisa in casa socialista, con più di una persona che non vuole vedere né Nordmann, né Pierre-Yves Maillard in Consiglio federale e quindi ha votato per la candidata francofona». In merito all’UDC, Romano è invece stato chiaro sugli equilibri: «Vogt ha fatto una gran bella votazione. Ha competenze straordinarie, ma se ne è andato sbattendo la porta e non ha mai avuto ruoli di primo piano. Ha invece premiato Rösti il fatto di essere stato presidente di partito e di essere tutt’ora una figura chiave del partito e del Parlamento».

Potrebbe esserci, per una finestra temporale, un governo che ha più comprensione e più capacità di rispondere a quello che sono le esigenze di una regione come il Ticino
Alex Farinelli (PLR)

Le problematiche del Ticino

Di altro avviso il consigliere nazionale socialista Bruno Storni. «Herzog è partita in pole position, essendo anche il canton Basilea una potenza di fuoco. Non immaginavo l’elezione di Baume-Schneider, anche se trovo che sia una buona scelta. Nella nostra area, oltre al fatto che i romandi hanno fatto un gran lobbismo, ha giocato un ruolo il fatto che i deputati renani si siano esposti – insieme al canton Zugo – sulla ripartizione dell’imposta minima dell’OCSE. Non ha fatto bene all’immagine di Basilea», afferma il 68.enne. E i voti a Jositsch? «C’era da aspettarselo», sostiene Storni. Per Alex Farinelli (PLR), il ticket tutto femminile imposto dal PS «ha chiaramente dato fastidio a una fetta importante - quasi un quarto - dell’Assemblea federale. Ciò ha avuto un impatto sul risultato dell’elezione, avvenuta con il numero minimo dei voti (123) per raggiungere la maggioranza assoluta. Ogni singolo voto ha contato: se durante le audizioni Baume-Schneider è riuscita a convincere anche una sola persona, beh, è quella che oggi le ha fatto vincere le elezioni», afferma il consigliere nazionale ticinese, secondo cui «Baume-Schneider saprà anche comprendere diverse problematiche tipiche del nostro cantone». A suo avviso, «potrebbe esserci, per una finestra temporale, un governo che ha più comprensione e più capacità di rispondere a quello che sono le esigenze di una regione come il Ticino». «C’è una caratteristica che unisce i due nuovi consiglieri federali: sono sicuramente due persone empatiche e lo abbiamo visto anche nei loro discorsi», conclude Farinelli.

© ALESSANDRO DELLA VALLE
© ALESSANDRO DELLA VALLE

Gysin: «Non è un buon segnale per il Paese»

«Quello che speravamo è che Rösti non venisse eletto già al primo turno, anche se una sua affermazione era ormai data quasi per certa. È questo il motivo per il quale ci sono state così poche schede non valide: era importante non far scendere la maggioranza assoluta. Poi, è vero, diversi Verdi hanno scelto uno dei due candidati sul ticket. Rimane comunque il fatto che restano distanti dalle nostre posizioni», spiega dal canto suo la consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi).

Per l’ambiente e per la politica climatica non credo che questo Consiglio federale sia meglio di quello che avevamo prima. È un passo indietro già solo per l’elezione del lobbista del petrolio, delle automobili e dell’energia atomic
Greta Gysin (Verdi)

Per l’ecologista ticinese l’elezione della giurassiana è stata una vera e propria sorpresa: «Anche dopo il primo e il secondo turno ero convinta che sarebbe stata eletta Herzog. E invece con l’elezione di Baume-Schneider ne esce rafforzato il mondo agricolo, così come ne esce rafforzata la campagna e non so se sia veramente un buon segnale per il Paese. È un Consiglio federale nel quale sono molto rappresentate le regioni periferiche e non il mondo urbano. Per l’ambiente e per la politica climatica non credo che questo Consiglio federale sia meglio di quello che avevamo prima. È un passo indietro già solo per l’elezione del lobbista del petrolio, delle automobili e dell’energia atomica. Credo che per il partito dei Verdi ci sarà ancora più lavoro da fare: usciranno ancora più forti quelle che sono le divergenze tra la politica che vorremmo e la politica governativa. A livello di contenuti politici non faremo passi avanti e questo non è un bene per il Paese. Rimane il potere dell’amministrazione, del parlamento e del popolo, però è chiaro che in Consiglio federale si possono dare delle sfumature e delle direzioni. Io – conclude Gysin - non credo che saranno quelle giuste dal punto di vista della politica ambientale».

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