La Svizzera presenta il conto ai membri della Flotilla verso Gaza, per il DFAE c'è stata «negligenza»

Berna presenta il conto. O, meglio, il conteggio. I membri svizzeri della Global Sumud Flotilla hanno ricevuto la fattura «relativa alla loro detenzione in Israele e al loro ritorno in Svizzera». La notizia è stata anticipata dalla RTS lo scorso 26 novembre. Uno dei «conteggi» (Décompte, in francese) del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – che il CdT ha potuto visionare – è datato 13 novembre e la fattura ammonta a 300 franchi, «corrispondenti a due ore di lavoro» nell'ambito della protezione consolare: l'intervento del DFAE presso le autorità israeliane; la visita alla prigione di Ktzi'ot (nel deserto del Negev, ndr.); la disponibilità e l'assistenza al rientro in Svizzera. L'importo è da saldare entro 30 giorni.
600 ore di lavoro
Nell'ambito dell'assistenza fornita al momento dell'arresto in Israele e del ritorno in Svizzera, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha fornito prestazioni di protezione consolare a 19 persone che hanno partecipato all'operazione «Waves of Freedom» e a una persona che ha partecipato all'operazione «Thousand Madleens to Gaza». Le fatture sono state inviate il 19 novembre.
In media – fa sapere il DFAE, da noi interpellato –, sono stati fatturati 510 franchi a persona per le prestazioni di protezione consolare. L'importo totale fatturato, che include il rimborso dei prestiti d'urgenza (gli attivisti avevano parlato di 40 euro a testa concessi dal Console generale svizzero a ogni persona a Istanbul), ammonta a 12.125.80 franchi per tutte e 20 le persone in questione. «I costi sono stati ripartiti tra le diverse persone in base al tempo loro dedicato. A ciò si aggiungono gli importi effettivamente versati per i prestiti di emergenza. Non è possibile quantificare con precisione il tempo dedicato da tutti i servizi del DFAE coinvolti nel dossier della flottiglia per Gaza. Stimiamo tuttavia che superi le 600 ore».
«Ecco che cosa abbiamo fatto»
Annie Serrati, portavoce dell’associazione Waves of Freedom (WOFA), esprime perplessità per il conto presentato dal DFAE. «Mi fa molto sorridere l'ammontare della cifra. Gran parte del lavoro nella gestione di quella situazione l'ho fatto io, che ho coordinato le operazioni e la comunicazione con Berna. Eppure io non ho fatturato le mie ore di "consulenza". L'importo totale è incredibile. Concretamente, che cosa hanno fatto? Dieci minuti di visita in carcere e la presenza in aeroporto, quando il tutto è stato coperto dalla Turchia? Fatturare ore e ore di lavoro ai partecipanti alla Flotilla mi sembra inadatto e neppure professionale, per non parlare della trasparenza». Alle critiche, il DFAE risponde sottolineando che fin dall'inizio delle operazioni, l'Ambasciata è rimasta in stretto contatto con le autorità israeliane al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini svizzeri. Una volta effettuati gli arresti, il personale dell'Ambasciata svizzera si è recato «più volte» al centro di detenzione di Ktzi'ot per incontrarli e assicurarsi del loro benessere. Parallelamente, «il DFAE è intervenuto ufficialmente presso le autorità israeliane per ottenere un accesso rapido e senza ostacoli ai detenuti. A seguito di queste iniziative, tutti i partecipanti svizzeri hanno potuto lasciare Israele alla volta di Istanbul (il 4 e il 10 ottobre) o della Giordania (il 7 ottobre), prima di tornare in Svizzera. Tutte queste iniziative sono state organizzate o accompagnate dalle rappresentanze svizzere a Istanbul e Amman». Le fatture ricevute – precisa Berna – riflettono l'insieme di queste iniziative, intraprese tra il 1. e il 10 ottobre 2025 per garantire la protezione consolare e il rimpatrio dei partecipanti.
Il comportamento degli attivisti è considerato «negligente»
Sulla lettera inviata dal Dipartimento federale degli affari esteri viene precisato che le spese, comprese le tasse e i costi, si basano sulla Legge federale concernente persone e istituzioni svizzere all’estero (LSEst) e sull'Ordinanza sugli emolumenti del Dipartimento federale degli affari esteri (OEm-DFAE). Quest'ultima stabilisce, tra le altre cose, che per gli aiuti nell’ambito della protezione consolare, il DFAE non riscuote alcun emolumento se il tempo impiegato non supera un’ora e l’aiuto non ha richiesto alcun esborso e in altre precise circostanze (tra queste, vittime di gravi crimini, partenze organizzate dal DFAE da regioni colpite da crisi e catastrofi, in caso di privazione della libertà). A questo proposito, Berna fa notare che «in caso di esenzione (a determinate condizioni), occorre valutare se la persona interessata abbia agito con "negligenza" (articolo 9)». Si considera negligente chi non ha osservato le raccomandazioni della Confederazione, segnatamente i consigli di viaggio e le raccomandazioni individuali del DFAE. «A causa dei rischi molto elevati, il DFAE sconsiglia di recarsi nella Striscia di Gaza. Un concetto ribadito nei contatti avuti con gli organizzatori della Flotilla».
L’organizzazione Waves of Freedom, responsabile della Flotilla per la Svizzera, ha fatto sapere di volere avere maggiori dettagli sulla cifra sostenuta dal DFAE e sugli importi richiesti ai partecipanti quale rimborso. Dal canto suo il Dipartimento federale degli affari esteri chiarisce che il debitore può opporsi al procedimento presso l'Ufficio centrale di incasso dell'Amministrazione federale delle finanze. Altrimenti, «alla scadenza del termine di pagamento di 30 giorni, la persona riceve un primo sollecito. Se la fattura non viene saldata entro 20 giorni, la persona riceve un secondo sollecito con un termine di pagamento di 10 giorni e un avviso che indica che, in caso di mancato pagamento dell'importo, il recupero del credito sarà affidato all'Ufficio centrale di incasso dell'Amministrazione federale delle finanze».
Le reazioni alla fattura, in Svizzera e all'estero
Il conto presentato dalla Confederazione ai membri svizzeri
della Global Sumud Flotilla ha scatenato moltissime reazioni, sia in Svizzera
sia all’estero. Ovviamente da parte di chi si è sempre detto contrario alla
missione nella Striscia di Gaza, ampiamente criticata anche online con toni
sprezzanti. La notizia delle fatture trasmesse dal DFAE è ad esempio rimbalzata
nello studio de La Zanzara, il programma radiofonico condotto da
Giuseppe Gruciani su Radio 24: «Mi sento molto svizzero – ha commentato lui –, perché
è venuta dalla Svizzera una notizia bellissima, una notizia straordinaria che
mi riempie il cuore e riempie il cuore anche al qui presente
David Parenzo (co-conduttore del programma, ndr.). La Svizzera ha
fatto pagare il conto della Flotilla ai militanti Pro-Pal svizzeri. La
protezione consolare, le spese dell'emergenza, il ritorno in Svizzera. È
partita la fatturina, il trionfo della Svizzera».
Anche il «Fronte nazionale elvetico» – il quale aveva organizzato una manifestazione a Lugano l’8 novembre, poi annullata – ha condiviso sui social la notizia. Lo è stesso è stato fatto in molti profili notoriamente di destra, famosi poiché favorevoli alla «remigrazione».
Ma il fatto che la Svizzera abbia presentato il conto ai membri della Global Sumud Flotilla è stato ripreso anche da altri media. I quali hanno parlato in alcuni casi di «eccezione», rispetto all'approccio di altri Paesi nei confronti dei propri cittadini saliti sulle imbarcazioni.
