Waves of Freedom accusa il DFAE: «Hanno prestato solo 40 euro a ogni attivista»

Tramite un comunicato, Waves of Freedom ha salutato il ritorno a casa di nove cittadini svizzeri, membri della Global Sumud Flotilla, fra cui i ticinesi Vanni Bianconi e Fabrizio Ceppi. Sébastien Dubugnon, parlando a nome del gruppo, comprendente altri dieci cittadini elvetici ancora in stato di detenzione in Israele, ha detto che gli attivisti sono stati trattati in modo disumano. Lo stesso Bianconi, ai microfoni della RSI, ha spiegato: «Non ci sono segni fisici, poche persone sono state picchiate. Però vere e proprie torture, usando la temperatura, le posizioni e soprattutto l’incertezza e le informazioni false. Senza sonno, senza cibo, senza acqua. Eravamo nel deserto del Negev, non abbiamo ricevuto una bottiglietta d’acqua e quindi questo era il modo in cui Israele, questa democrazia della regione, ci ha trattati».
I membri svizzeri della Flotilla, in coro, hanno denunciato l'attitudine del nostro governo e la mancanza di assistenza da parte del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). A Istanbul, denuncia Waves of Freedom, la squadra consolare elvetica si è limitata «a prestare 40 euro a ciascun membro». Una cifra, questa, che gli attivisti dovranno rimborsare, cui bisogna aggiungere 150 franchi di spese amministrative. «Un gesto che è stato interpretato come meschino, indecente e irresponsabile» scrive l'organizzazione, «in netto contrasto con il sostegno concreto e solidale fornito dalla Turchia».
Waves of Freedom, nell'esprimere preoccupazione per gli svizzeri ancora detenuti in Israele, chiede al DFAE di assicurarsi che vengano rispettate condizioni minime quali l'accesso all'acqua, al cibo, alle cure e all'assistenza consolare, nonché di fare pressione sul governo israeliano affinché liberi gli attivisti elvetici. Di più, Waves of Freedom esorta il Consiglio federale e la comunità internazionale ad adottare sanzioni economiche, culturali e universitarie immediate contro Israele, a sostenere la procedura avviata dal Sudafrica presso la Corte internazionale di giustizia e, di nuovo, a esigere la liberazione incondizionata e immediata sia dei cittadini svizzeri sia di tutti i membri della Flotilla «detenuti illegalmente».
Alle critiche degli attivisti e di Waves of Freedom ha risposto Marianne Jenni, responsabile della Direzione consolare del DFAE. Così al telegiornale della svizzera romanda: «Il Dipartimento ha sempre insistito con le autorità israeliane affinché venissero rispettati i diritti fondamentali». Jenni ha inoltre ricordato la responsabilità individuale di ciascuno, sottolineando che le persone coinvolte erano state avvertite dei pericoli.
In totale, 19 cittadini svizzeri facevano parte degli oltre 400 attivisti a bordo delle 41 navi della flottiglia fermata giovedì e venerdì al largo di Gaza.
