Le promesse a Trump per abbassare i dazi

Via via che i giorni passano, si delineano i contorni dell’incontro - avvenuto martedì nello Studio Ovale - tra sei imprenditori svizzeri e il presidente statunitense Donald Trump. Dopo gli incontri a livello politico, infatti, alcune tra le maggiori imprese svizzere - che ormai da tre mesi devono fronteggiare le conseguenze dei dazi al 39% - hanno voluto far sentire direttamente la propria voce. Seduti di fronte al presidente USA si sono quindi ritrovati sei alti dirigenti di alcune tra le più importanti aziende elvetiche: Rolex, MSC, Richemont, Mercuria, MKS PAMP e Partners Group.
In una nota congiunta diramata poco dopo la fine dell’incontro alla Casa Bianca, i sei imprenditori hanno ribadito «la convinzione che un accordo commerciale bilaterale rafforzerebbe in modo significativo gli scambi economici, a vantaggio di entrambi i Paesi». L’incontro, è stato inoltre precisato, «mirava a sottolineare la solidità e la durata delle relazioni economiche» tra Berna e Washington. Ora, a svelare qualche dettaglio in più ci hanno pensato i domenicali. Secondo il SonntagsBlick, ad esempio, durante il faccia a faccia avvenuto a Washington gli imprenditori elvetici avrebbero avanzato alcune proposte per alleggerire l’impatto dei dazi imposti alla Svizzera. La tariffa doganale al 39% annunciata a inizio agosto, infatti, rappresenta la più alta tra quelle imposte alle nazioni occidentali (Giappone e Unione Europea, ad esempio, hanno dazi del 15%). Per cercare di abbassarla, i sei imprenditori avrebbero ventilato l’ipotesi di trasferire alcune fonderie d’oro sul suolo americano, aprendo al contempo anche a ulteriori investimenti nel settore farmaceutico. Non solo. Sarebbero stati promessi anche il sostegno a progetti infrastrutturali e un aumento degli acquisti nell’industria aeronautica statunitense. Al termine delle discussioni - riferisce ancora il SonntagsBlick - sarebbero anche stati consegnati alcuni doni simbolici, come un orologio Rolex e un lingotto d’oro inciso con una dedica.

Le richieste degli USA
Dal canto loro, stando a quanto riporta invece la SonntagsZeitung, gli Stati Uniti avrebbero avanzato due richieste. La prima riguarda l’adozione, almeno parziale, da parte della Svizzera, delle sanzioni statunitensi in futuro. Il secondo punto riguarda invece i controlli sugli investimenti, e in particolare misure volte a impedire alle aziende cinesi di acquisire imprese industriali considerate strategiche. In sostanza, spiega ancora il domenicale, Trump sta utilizzando i dazi non solo per correggere gli squilibri commerciali, ma anche per portare avanti obiettivi geopolitici. Non a caso, di recente, sia la Malesia che la Cambogia hanno firmato accordi con gli USA che le obbligano ad aderire alle normative statunitensi sull’esportazione di tecnologie sensibili. A seconda dell’interpretazione, gli Stati Uniti potrebbero, ad esempio, vietare loro di rivendere chip di intelligenza artificiale alla Cina.
Le richieste avanzate dagli USA hanno sollevato dure critiche. Per il consigliere nazionale del PLR Hans-Peter Portmann, la richiesta americana è «fuori dalla realtà». «Qui - ha detto - lo Stato di diritto è ancora molto apprezzato. Non ci impegniamo in una politica mondiale da cowboy». «Non possiamo permetterci di essere ricattati dagli Stati Uniti», ha spiegato da parte sua Elisabeth Schneider-Schneiter, consigliera nazionale del Centro, mentre il co-presidente del PS Cédric Wermuth chiede al Consiglio federale di fare chiarezza: «La mancanza di trasparenza nei negoziati non è più accettabile».
Un annuncio al WEF?
In tutti i casi, dopo settimane di silenzio, l’incontro con gli imprenditori elvetici avrebbe avuto il merito di riaprire il canale negoziale. Al termine del faccia a faccia, infatti, Trump ha incaricato il rappresentante commerciale Jamieson Greer di proseguire il dialogo con il Governo svizzero, aprendo così la strada a un possibile rilancio dei rapporti commerciali. Venerdì, poi, Greer ha avuto un colloquio con il consigliere federale Guy Parmelin, definito da quest’ultimo come «molto costruttivo». Stando ai domenicali, nelle prossime settimane potrebbe essere annunciata una dichiarazione d’intenti. Ma, soprattutto, al prossimo World Economic Forum di Davos dovrebbe essere presentato un accordo che abbasserebbe i dazi al 15%, la stessa tariffa applicata all’UE.