La testimonianza

«Nel deserto senza cibo, acqua e sonno, ecco come ci ha trattati Israele»

Il ticinese Vanni Bianconi, ai microfoni della RSI, ha spiegato che cosa è successo a lui e agli altri attivisti della Global Sumud Flotilla dopo essere stati catturati
©PIERRE ALBOUY
Red. Online
05.10.2025 19:33

Israele è stato «disumano». Così, a Ginevra, poco dopo essere sbarcato dal volo Turkish Airlines in provenienza da Istanbulsi è espresso un membro della Global Sumud Flotilla. A nome di tutti e nove i cittadini elvetici che, ieri, sono stati espulsi dallo Stato ebraico e sono stati presi a carico dal Consolato Generale di Svizzera a Istanbul. Altri dieci, ricordiamo, si trovano ancora in stato di detenzione essendosi rifiutati di firmare il foglio di rilascio immediato. Vanni Bianconi, uno dei ticinesi della spedizione con Fabrizio Ceppi e Mehmet Türkkan, ai microfoni della RSI ha condiviso le sue emozioni: «Il sogno del sogno di arrivare a Gaza. Quel sogno che è servito a far sì che il mondo guardasse quello che succede a Gaza con più attenzione e con più costernazione, con più indignazione». E ancora: «Che il mondo guardi come Israele tratta dei civili che cercano di far rispettare il diritto internazionale».

Arrivati al porto, io, che ero il responsabile della mia barca, sono stato preso, alzato di peso per le braccia tenute dietro e portato in questo modo come tanti altri in questa corte, in cui eravamo in centinaia, in ginocchio, senza poter alzare la testa

Nel dettaglio, il 48.enne ticinese ha spiegato che cosa è successo a lui e agli altri attivisti dopo l'abbordaggio della Marina israeliana e lo sbarco ad Ahdod: «Arrivati al porto, io, che ero il responsabile della mia barca, sono stato preso, alzato di peso per le braccia tenute dietro e portato in questo modo come tanti altri in questa corte, in cui eravamo in centinaia, in ginocchio, senza poter alzare la testa». 

«E da lì in poi – ha spiegato sempre Bianconi – sono partite delle vere e proprio torture. Non ci sono segni fisici, poche persone sono state picchiate. Però vere e proprie torture, usando la temperatura, le posizioni e soprattutto l’incertezza e le informazioni false. Senza sonno, senza cibo, senza acqua. Eravamo nel deserto del Negev, non abbiamo ricevuto una bottiglietta d’acqua e quindi questo era il modo in cui Israele, questa democrazia della regione, ci ha trattati».