Radio, solo un ultimo scoglio per mantenere in vita le FM

Si avvicina l’ora della verità per il mantenimento della diffusione FM. La stazioni SSR hanno già rinunciato a trasmettere in modulazione di frequenza dall’inizio di quest’anno, mentre per le radio private che usano ancora il sistema analogico lo spegnimento dei ripetitori sarebbe previsto alla fine del 2026. Il condizionale è d’obbligo perché in settembre il Consiglio nazionale ha approvato una mozione (124 voti contro 62) che chiede di rinunciare alla disattivazione della radiodiffusione FM e di prorogare invece le attuali concessioni, o di indire una nuova gara pubblica per la loro attribuzione, se del caso mediante asta, a partire dal 1. gennaio 2027. «È una chiara maggioranza, che rispecchia anche la sensibilità della maggioranza della popolazione, in particolare quella ticinese e romanda» aveva dichiarato a caldo al CdT il pioniere dei media Roger Schawinski, fondatore della storica Radio 24 e da sempre in prima fila contro lo spegnimento del segnale FM. La decisione definitiva sarà presa dagli Stati in dicembre ma oggi ci sarà un’indicazione importante, perché sulla richiesta di mantenere in vita le FM si esprimerà la Commissione delle comunicazioni. È probabile che anche quest’ultima segua la linea tracciata dall’altra Camera, dove UDC, PLR e Centro hanno sostenuto l’idea della proroga.
A favorire questa decisione è stato in particolare il calo degli ascolti subito quest’anno dalle stazioni radiofoniche della SSR. Secondo i dati pubblicati in luglio da Mediapulse, nei primi sei mesi l’audience è diminuita complessivamente del 25%. Il crollo si è avvertito soprattutto in Ticino (-27% rispetto al primo semestre del 2024) e in Romandia (-23%), mentre la Svizzera tedesca ha limitato i danni con un -18%. Nella parte latina del Paese, la rinuncia alle FM da parte della SSR ha causato una migrazione verso le stazioni private, comprese quelle italiane e francesi. Il timore è che se un domani l’infrastruttura dovesse essere disattivata del tutto, si potrebbe assistere a una fuga di ascoltatori verso le emittenti estere a scapito delle radio locali.
Gli ascoltatori, infatti, sono ancora legati alle FM, in particolare in automobile. Si stima che circa 1,7 milioni di veicoli non siano equipaggiati con il DAB+. Il passaggio al sistema digitale (o all’ascolto tramite Internet) sta avvenendo a un ritmo inferiore al previsto. Interpellata dalla Tribune de Genève, la presidente della commissione Marianne Maret (Centro/VS) ha lasciato intendere che gli argomenti invocati dalle radio private locali avranno eco nella Camera dei Cantoni. Al Nazionale, il Consiglio federale e la sinistra avevano difeso il termine del 2026, pattuito dalla SSR e dalle emittenti locali d’intesa con Berna. Per facilitare e permettere la transizione al DAB+ sono stati stanziati a vario titolo 84 milioni di franchi. Per i contrari non è opportuno cambiare le carte in tavola, sia perché il passaggio al DAB+ era stato annunciato con largo anticipo sia perché l’infrastruttura FM è obsoleta e per mantenerla nel lungo termine servono grossi investimenti.
La SSR si è detta contraria a fare retromarcia, anche in considerazione del fatto che lo spegnimento delle FM le permette di risparmiare nel biennio 2025-2026 una trentina di milioni di franchi. L’azienda, comunque, sta esaminando la possibilità di un ritorno alle FM qualora il Parlamento in dicembre decidesse di prolungare la concessione. «Una gestione d’impresa rigorosa richiede di esaminare tutte le opzioni» ha dichiarato alla SRF la direttrice Susanne Wille. Insomma, una retromarcia non è esclusa.
Nella discussione sul mantenimento delle FM sta entrando un’altra variabile che non ha nulla a che vedere con l’emittenza. Lo spegnimento del segnale creerebbe una lacuna nella comunicazione di crisi. I comunicati d’allerta particolarmente urgenti e tutti i comunicati d’allarme, comprese le istruzioni di comportamento, vengono trasmessi alla radio. In collaborazione con diversi partner civili e militari, l’Ufficio federale per la protezione della popolazione gestisce un sistema per l’informazione in situazioni di crisi; in breve radio IBBK. Questo sistema si basa fondamentalmente sull’infrastruttura delle tre emittenti radiofoniche SRF, RTS, RSI, completate con elementi supplementari gestiti dalla Confederazione. Diverse emittenti radio, ripartite su tutto il territorio nazionale, sono pertanto dotate anche di impianti fissi per l’emissione d’emergenza FM. Questi impianti hanno una potenza d’emissione molto elevata, sono particolarmente protetti e possono essere messi in funzione quando la normale infrastruttura di trasmissione non è più disponibile. In situazioni d’emergenza, la popolazione può quindi ricevere le informazioni ufficiali tramite il segnale FM nei rifugi e nelle cantine, fino al secondo piano interrato. Il DAB+ è commutabile su FM, ma l’UFPP ha fatto sapere che non prevede di continuare a gestire la radio d’emergenza dopo l’abbandono delle infrastrutture FM civili. Il Governo zurighese, preoccupato, ha chiesto alla Confederazione di mantenere il sistema IBBK. Dal canto suo, ha scritto la NZZ, la presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, la nidvaldese Karin Kayser-Frutschi, ha auspicato che gli Stati confermino la decisione del Nazionale, anche per continuare a garantire la continuità dell’IBBK.

