Clima

Un maggio bollente e i ghiacciai sempre più sudati

Nel corso di questo mese sono state registrate temperature medie particolarmente elevate, molto al di fuori della norma — E intanto i ghiacciai annaspano sempre più: c'è speranza per queste importantissime riserve idriche?
Giacomo Butti
23.05.2022 17:00

Ce ne siamo accorti tutti: il caldo è arrivato. Ed è più di un'impressione. Nel corso di questo mese di maggio le temperature hanno toccato valori insolitamente alti sui termometri di tutto il cantone. A confermarcelo è stato anche Lorenzo Di Marco, di MeteoSvizzera: «Dall'8-9 di maggio si è cominciato a registrare un'anomalia positiva di temperature molto marcata in tutto il Paese, con valori decisamente fuori norma. Siamo partiti, per quanto riguarda la temperatura media, con 3-4 gradi oltre i valori abituali, per arrivare il 20 maggio a un massimo, nelle regioni di montagna, a una temperatura media di oltre 10 gradi sopra la norma. È un valore che tiene conto sia della massima sia della minima. È una situazione dovuta a flussi costanti di aria molto calda per il periodo proveniente da sud-ovest».

E per quanto riguarda le precipitazioni, la situazione non è sicuramente migliore. «Se guardiamo l'andamento annuale, il livello di precipitazioni è decisamente sotto la norma. Sono mancate quelle situazioni di precipitazioni continue, stratiformi, tra il mese di marzo e aprile, le classiche situazioni da sbarramento. Avrebbero dovuto portare precipitazioni estese, ma così non è stato. E il sud delle Alpi ne ha patito particolarmente. Benché vi siano tendenze al ciclo diurno e ci sono stati e ci saranno ancora rovesci e temporali, ciò non porta ai quantitativi di precipitazioni di cui avremmo bisogno».

Le previsioni e un maggio che rischia il record

Cosa aspettarsi nelle prossime settimane? «Le cose cambieranno: già a partire da oggi osserveremo un calo generale delle temperature a causa della fine dell'afflusso di aria calda da sud-ovest. L'avvicinamento di una perturbazione che interesserà la regione alpina fino a oltre la metà di questa settimana porterà a una serie di giornate con nuvolosità importante e precipitazione di carattere anche temporalesco. Ma per la distribuzione delle precipitazioni c'è ancora molta incertezza. Dopo questa fase perturbata che dovrebbe durare fino alla giornata di mercoledì inclusa, le temperature ricominceranno a salire. Mercoledì le massime toccheranno i 19-20 gradi, per attestarsi nei giorni seguenti ai 25 gradi. Temperature più in linea con il mese nel quale ci troviamo».

Ma questo mese di maggio è (o sarà) da record? Lorenzo Di Marco è prudente: «Non è ancora finito, ci tengo a sottolinearlo, ma con le anomalie che abbiamo registrato finora è molto probabile che per le temperature rappresenterà un record».

 Il 22 settembre 2019, dozzine di attivisti hanno preso parte al funerale del ghiacciaio Pizol, nel canton San Gallo. © KEYSTONE
 Il 22 settembre 2019, dozzine di attivisti hanno preso parte al funerale del ghiacciaio Pizol, nel canton San Gallo. © KEYSTONE

E i ghiacciai piangono

Di record, del resto, ne stiamo segnando sempre più spesso sui taccuini. L'assenza di precipitazioni (soprattutto di quelle nevose) e il costante aumento delle temperature non devono più stupire: il cambiamento climatico è un dato di fatto. Ora a piangere più di tutti sono i ghiacciai che in tutto il mondo, lentamente ma inesorabilmente, stanno scomparendo sotto la pressione climatica. E le conseguenze sono devastanti non solo solo per le cime delle montagne, sempre meno bianche, ma anche per l'umanità stessa. Non va dimenticato, del resto, che circa il 70% delle riserve di acqua dolce sono immagazzinate proprio dai ghiacciai. Qual è il futuro di questi giganti? C'è ancora speranza? Ne abbiamo parlato con Daniel Farinotti, professore al politecnico di Zurigo ed esperto nell'evoluzione dei ghiacciai e le implicazioni della loro scomparsa per le risorse idriche.

Da noi interrogato sullo stato attuale dei ghiacciai svizzeri, Farinotti ha subito ammesso: «La situazione è triste. La rete di monitoraggio che gestiamo — conosciuta con l'acronimo "GLAMOS", dall'inglese "Glacier Monitoring in Switzerland" — ci dice che nel decennio scorso abbiamo perso quasi il 20% del volume totale di ghiaccio nelle Alpi Svizzere. Per i Paesi limitrofi, le notizie sono simili, pur ricordando che a livello delle Alpi europee, i ghiacciai più grandi si trovano proprio nei nostri territori». Una vera ecatombe, insomma. Tanto che nel 2019, dietro iniziativa di un gruppo di attivisti, sulla montagna Pizol (San Gallo) si è tenuto un vero e proprio funerale in onore del ghiacciaio scomparso a causa dell'aumento di temperature. Di commemorazioni simili potremo presto vederne altre? «Volendo, si potrebbero celebrare vari funerali all'anno, cosa che non avviene per questioni logistiche», spiega il professore. «I ghiacciai sono dei grandi serbatoi d'acqua: accumulano le precipitazioni sotto forma di neve d'inverno, e la rilasciano sotto forma d'acqua di scioglimento d'estate — decenni o centinaia d'anni dopo. Se questi venissero a mancare, mancherà anche l'effetto tampone che hanno sulla disponibilità d'acqua. In un'estate molto calda e secca, per esempio, verrebbe meno l'importante frazione del loro approvvigionamento idrico — con conseguenze sull'irrigazione e sugli ecosistemi che dipendono da queste acque. In Svizzera la regione più colpita sarebbe la valle del Rodano, mentre a livello mondiale le preoccupazioni maggiori riguardano l'Asia Centrale, o anche parti della catena Andina».

Invertire la tendenza e l'impatto svizzero

La Svizzera e il mondo dovranno rassegnarsi a questo scenario catastrofico? Secondo Farinotti qualcosa può ancora essere fatto, ma gli effetti si vedranno solo nel futuro. «La tendenza può essere invertita, ma solo sul lungo termine. I ghiacciai rispondono lentamente ai cambiamenti climatici, il che vuol dire che una certa parte del loro ritiro è ormai inevitabile. Calcoli fatti con i nostri modelli numerici dicono che anche se il riscaldamento globale smettesse oggi — uno scenario del tutto utopico — i ghiacciai del nostro Paese perderebbero comunque circa il 40% del loro volume attuale. Detto altrimenti: i ghiacciai che vediamo oggi sono troppo grandi per il clima che abbiamo indotto con le nostre emissioni». Ma che peso ha l’azione intrapresa dalla Svizzera per limitare le conseguenze del cambiamento climatico? Si è fatto abbastanza almeno a livello nazionale? E le misure adottate sono davvero efficaci se non imitate dal resto del mondo? «Considerando la domanda in senso stretto», risponde l'esperto, «la Svizzera non ha un impatto grandissimo sul cambiamento climatico globale — siamo un Paese molto piccolo e le nostre emissioni non sono di certo comparabili a quelle di giganti come la Cina, gli Stati Uniti, o l'India. Questo detto, siamo un Paese molto sviluppato, una piazza finanziaria importante, e un leader in settori come l'industria farmaceutica o la ricerca avanzata. Ciò significa che la Svizzera ha un ruolo da giocare, soprattutto nello sviluppo di nuove tecnologie, nell'implementazione di economie sostenibili, o anche a livello legislativo. La Svizzera si sta muovendo,  ma a un ritmo più lento di quello che un'efficace lotta al cambiamento climatico richiederebbe. La rinuncia alla nuova legge sul CO2, per esempio, è una vera e propria battuta d'arresto», conclude Farinotti.

In questo articolo: