Dopo il voto popolare, l’ardua quadratura del cerchio

Anche il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi, l’ha premesso prima di analizzare il voto: «Non è usuale che il Governo organizzi un infopoint nel giorno di una votazione». E ciò significa, in buona sostanza, che si è trattato di «un risultato importante», «che avrà un impatto enorme per le finanze cantonali» e che dunque merita di essere «commentato di persona», non tramite il ben più consueto comunicato stampa. E quindi sì, il Consiglio di Stato (ad eccezione di Marina Carobbio Guscetti e Claudio Zali, entrambi presenti nei «quartier generali» di PS e Lega) si è presentato oggi pomeriggio a Palazzo delle Orsoline per dire la sua sul risultato delle urne. Risultato che, quasi inutile ricordarlo, ha pienamente sconfessato l’invito del Governo (e della maggioranza del Parlamento) a bocciare entrambi i testi in votazione cantonale. «La democrazia diretta è un valore fondante del nostro sistema. Governo e Parlamento sottostanno alla volontà del Sovrano – i cittadini e le cittadine di questo Paese –. E quindi prendiamo atto di questi due sì», ha proseguito Gobbi, prima di entrare nel vivo dell’analisi: «Con il voto odierno il Ticino ha dato conferma, forte e chiara, del suo malessere sulla situazione dei premi di cassa malati. Un risultato che interpretiamo come un voto di protesta nei confronti del sistema in vigore», ha quindi aggiunto. «Certo – ha più tardi ammesso il direttore del DFE, Christian Vitta – il Governo non ne esce sicuramente in maniera positiva». Ma, allo stesso tempo, l’Esecutivo «si assume le sue responsabilità e porterà avanti il dialogo con tutte le parti» in vista dell’applicazione delle due iniziative. Già, perché se da una parte il risultato delle urne è stato chiarissimo, dall’altra ora la politica sarà chiamata a tradurre in realtà il voto popolare. Una traduzione che, come vedremo, è tutto fuorché banale o scontata.
Partenza in salita
Non a caso, lo stesso Vitta ha parlato di una non facile «quadratura del cerchio». E questo per più motivi.
In primis, per via della complessa situazione di partenza. Come ricordato da Gobbi, infatti, il doppio sì di oggi si inserisce in un quadro già difficile per le finanze cantonali (si veda il box qui sotto). In tal senso ha ricordato la riforma per il finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie (EFAS) approvata lo scorso anno dal popolo. Oppure, ha citato il piano di risparmi della Confederazione che in Ticino potrebbe pesare parecchio. Senza dimenticare l’abolizione del valore locativo, approvata proprio oggi, e senza scordarsi che proprio mercoledì il Governo presenterà il Preventivo 2026, che stima un deficit non lontano dai 100 milioni. Ecco, in questo contesto si inseriscono le due iniziative che, tra maggiori uscite e minori entrate, potrebbero costare circa altri 400 milioni agli enti pubblici.
In secondo luogo, come spiegato dal direttore del DSS, Raffaele De Rosa, le due iniziative «non risolvono il problema alla radice», ossia non incideranno sui costi della salute. E dunque, come accennato da Vitta, le stime dell’impatto delle due iniziative fotografano la situazione odierna, ma sono destinate ad aumentare con il passare degli anni. Un fronte, quello della spesa sanitaria, su cui il Governo – come sottolineato con forza da De Rosa – ha cercato di agire «con tutti i mezzi a disposizione», sfruttando «ogni margine di manovra». Ma le vere riforme, ha evidenziato, devono arrivare da Berna, poiché la competenza è federale.
L’inghippo tra gli opposti
Insomma, da una parte mancano i soldi per finanziare le iniziative, dall’altra il problema alla radice non sarà risolto. E in questo contesto occorrerà trovare la famosa «quadratura del cerchio». Una strada che è destinata a partire in salita anche per un altro motivo. Come rilevato sia da Gobbi sia da Vitta, da parte degli iniziativisti (ma pure dei cittadini) oggi è giunto un segnale allo stesso tempo univoco e contrastante. Sì, perché da una parte sono tutti concordi nel dire che dal popolo è giunto un segnale di esasperazione per il costante aumento dei premi di cassa malati, ma dall’altra parte le due iniziative propongono ricette assai diverse, per non dire opposte, per contenere la fattura: una chiede maggiori uscite (e propone maggiori entrate per finanziarla), l’altra propone minori entrate (e propone minori uscite per compensarne il costo). Detto in parole povere: il PS chiede di aumentare le imposte per finanziare la sua iniziativa, ma sul fronte opposto la parola d’ordine è «niente aumenti di imposte». «Per lo stesso problema – ha affermato Vitta – abbiamo due ricette opposte». Per il direttore del DFE, dunque, questo sarà il primo nodo da sciogliere. Anche perché, hanno ricordato più volte, «le iniziative entreranno in vigore solo quando saranno chiariti tutti gli aspetti legati al loro finanziamento». Per questo motivo, il Consiglio di Stato ha fatto sapere che verrà avviato al più presto il dialogo con tutte le parti interessate: iniziativisti, Comuni, partner sociali e partiti politici. «Il primo passo del Governo sarà ascoltare le parti, cercando un minimo comun denominatore», ha affermato Vitta. Ma per trovare quel denominatore, ha aggiunto, «tutti dovranno dimostrare la volontà di convergere». L’alternativa, d’altronde, è l’impasse.
L’assenza di due «ministri»
A colpire, oggi, è stata anche l’assenza di Carobbio Guscetti e Zali alla conferenza stampa del Governo. O meglio, la loro presenza a Taverne e alla Casa del popolo per festeggiare i risultati. Su questo punto, sollecitato dai media, Gobbi ha tagliato corto: «La presenza dei due colleghi alle riunioni di partito fa parte dei giochi. C’è chi ha battuto le mani e chi no. Ma sta alla libertà individuale di ognuno di noi. Con Raffaele e Christian siamo qui a metterci la faccia, perché fa parte del nostro ruolo istituzionale».
Da noi contattata, Carobbio Guscetti ha così commentato la sua assenza: «Ero tra gli iniziativisti e per tanti anni mi sono impegnata per mettere un tetto ai premi, per renderli proporzionali al reddito e per una cassa malati pubblica. Come ci credevo prima, ci credo ancora oggi. Ora c’è la necessità di incontrarsi per trovare una soluzione affinché il voto popolare venga applicato il più presto possibile, altrimenti il rischio è aumentare lo scollamento tra la politica e la popolazione. È nell’interesse del Cantone trovare una soluzione tutti assieme». E le preoccupazioni finanziarie del Governo, le condivide? «Sì, ma ritengo che la situazione non possa essere affrontata unilateralmente con tagli alla spesa. Come ho sempre detto, occorre trovare risposte anche sul piano fiscale».
Dal canto suo, Claudio Zali, raggiunto dal CdT si è detto sì preoccupato, ma «non tanto per la proposta leghista, che era equilibrata, quanto per quella socialista che crea davvero uno sconquasso nei conti del Cantone». Anche Zali, poi, non nasconde che trovare la quadratura del cerchio non sarà facile. «Non si può aggirare l’ostacolo: o si aumentano le entrate o si diminuiscono le uscite. Oppure la combinazione delle due cose. Possibile? È un esercizio difficile a priori, stiamo parlando di quasi il 10% del bilancio del Cantone», ha chiosato, affermando che il dibattito è destinato a creare «grattacapi a tutti, non solo al Governo».