Il caso

«Gli ospedali dureranno al massimo altri 30-40 anni»

Il nosocomio del Sopraceneri alla Saleggina verrà edificato anche pensando agli sviluppi futuri delle attività e alle prospettive degli istituti dell’EOC - In primis del San Giovanni di Bellinzona che denota già dei limiti infrastrutturali - Ecco i contenuti del rapporto della giuria
© Rendering EOC
Alan Del Don
27.03.2024 06:00

Un nosocomio è «un ‘organismo’ complesso sottoposto a cambiamenti continui, per cui è richiesta una struttura efficiente, efficace, adattabile, modulabile e flessibile che possa prevedere uno sviluppo ed un adeguamento dell’offerta». Così l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) vede i complessi destinati all’assistenza sanitaria pubblica del futuro alle nostre latitudini. Compreso, logicamente, l’ospedale regionale del Sopraceneri che verrà realizzato alla Saleggina entro poco più di un lustro (per quanto riguarda la prima tappa, si badi bene: investimento di 380 milioni di franchi).

Dopo avervi presentato, il 5 marzo, i contenuti più nel dettaglio del progetto «Il profumo dei tigli» del consorzio guidato dagli architetti Michele Arnaboldi (purtroppo prematuramente scomparso negli scorsi giorni) e Michele Gaggini, oggi ci concentriamo sul rapporto della giuria presieduta da Andrea Bersani (membro del Consiglio di amministrazione dell’EOC ed ex vicesindaco di Bellinzona) che il Corriere del Ticino ha potuto sfogliare.

Un terreno davvero ad hoc

In una settantina di pagine vengono riassunti obiettivi, criteri di giudizio, tempistiche e considerazioni che hanno portato a scegliere quell’idea rispetto alle altre 28 presentate. Il moderno nosocomio andrà a sostituire, entro 10-12 anni, come si sottolinea nella relazione, l’oramai vetusto San Giovanni (inaugurato il 14 aprile 1940 dopo due anni di cantiere coordinato dall’architetto Augusto Jäggli) che «già attualmente riesce difficilmente a far fronte alle esigenze infrastrutturali e ad un aggiornamento della propria logistica e tecnica di supporto».

L’ampio comparto della Saleggina si presta alla perfezione, secondo l’EOC, per accogliere l’ospedale di domani: «Le dimensioni del terreno (il potenziale massimo è di poco superiore ai 200 mila metri quadrati; n.d.r.) garantiscono ulteriori sviluppi futuri dell’attività, tenuto conto che la durata di vita degli altri ospedali dell’Ente è da considerarsi limitata ai prossimi 30-40 anni». L’istituto sorgerà dopo due distinte, e ben chiare, fasi di realizzazione.

Le due fasi realizzative

Vediamole. La prima, con orizzonte temporale il 2030, prevede l’edificazione di un complesso di circa 95 mila metri quadri che prenderà il posto del citato San Giovanni (la destinazione degli attuali sedimi non è ancora nota: a suo tempo si parlava di contenuti rivolti alle persone anziane, anche se non è peregrino ipotizzare una riconversione degli spazi in laboratori di ricerca per andare a rafforzare il polo biomedico della capitale). La seconda tappa, per contro, con prospettiva il 2050, contempla altre funzioni ospedaliere in un centro (viene proprio chiamato così) che occuperà 75 mila metri quadrati. In questo caso si ipotizzano più fasi di concretizzazione. Rimarrà, infine, una riserva di altri 33 mila metri quadri.

Il tetto-giardino da sfruttare

La scelta unanime della giuria è caduta su «Il profumo dei tigli», in grado di inserirsi nel contesto paesaggistico e naturalistico a ridosso del fiume Ticino e del riale Guasta contraddistinto, anche, dal nascituro Parco fluviale. Saprà inoltre dialogare con il tessuto urbano e con la prospettata fermata ferroviaria TiLo. Un progetto che risolve al meglio «la complessità dei temi, con un approccio approfondito e consapevole in ogni ambito affrontato», puntualizza nel rapporto il consesso, di cui facevano parte pure diversi architetti. L’ospedale sorgerà verso l’area golenale che verrà preservata in una visione prospettica di ampliamento del Parco. La piazza ad est sopra il parcheggio, che ospiterà l’accesso principale, sarà collegata all’entrata ad ovest del Pronto soccorso da un percorso pedonale sopraelevato ed arricchita da un viale alberato verso la Golena che costeggerà la zona residenziale.

Si potrà ammirare il Parco pure stando seduti sulla terrazza del ristorante; da sfruttare, per la giuria, il potenziale dato dal tetto-giardino in un’ottica di apertura al pubblico (idem il parco giochi): «In questo ambito appaiono sottodimensionati anche i patii che dovrebbero apportare più luce naturale al nucleo ospedaliero sottostante (…). L’aspetto architettonico in generale e la facciata in particolare devono trovare una maggiore specificità in relazione agli spazi, alle funzioni e all’ambiente circostante».

I paesaggisti di Lisbona

Fra le raccomandazioni degli esperti vi è altresì quella di definire meglio la disposizione della neonatologia e della cura intermedia pediatrica, di verificare la distanza fra le sale operatorie e le cure intense, mentre va tutto bene per il Pronto soccorso e la radiologia. Il nosocomio sarà in cemento armato riciclato «con elementi di alleggerimento in campata».

Capitolo sostenibilità: i temi sono trattati «in modo soddisfacente», annota la giuria, aggiungendo però subito che alcune considerazioni fatte dagli specialisti non sono state sufficientemente ritenute. In sospeso rimangono, ad esempio, i seguenti aspetti: i materiali naturali per le installazioni esterne, eventuali misure contro «la contaminazione dei suoli o interventi di bonifica», i provvedimenti specifici per la preservazione delle superfici verdi libere e per la creazione di corridoi ecologici, il contenimento delle specie invasive e i temi dell’accessibilità e dell’inclusività. Il consorzio ticinese, da notare, si avvale altresì della collaborazione di architetti paesaggisti di Lisbona.

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