Il caso

«Ho provato sollievo, anche se fa ancora male»

Sementina: parlano i familiari di una delle 21 persone decedute in casa anziani a causa del coronavirus – «Se ci sono dei decreti d’accusa significa che qualcosa è successo: molto delusa, invece, dal Municipio»
Alan Del Don
05.05.2022 06:00

C’è la politica, da un lato, che è tornata a chiedere lumi al Municipio di Bellinzona. E ci sono i familiari delle vittime che vedono nell’emanazione dei tre decreti d’accusa nei confronti dei due dirigenti e di un’ex responsabile delle cure la conferma di quello che hanno sempre sospettato. Ossia che alla casa anziani di Sementina, dove durante la prima ondata pandemica erano deceduti 21 ospiti risultati positivi al coronavirus, non tutto sembrerebbe aver funzionato alla perfezione. L’ultima parola l’avranno comunque i tribunali. Dapprima la Pretura penale, con il processo a carico dei collaboratori che non è escluso venga celebrato già il prossimo autunno-inverno. L’ipotesi di reato è quella di ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano per non aver rispettato quanto prescritto dalle autorità competenti; il procuratore generale Andrea Pagani e la collega Pamela Pedretti hanno proposto una multa ed il pagamento delle spese giudiziarie.

«Ogni volta una sofferenza»

«La decisione della Procura per me è stata un sollievo. A mio avviso il fatto che ci siano dei decreti vuol dire che qualcosa è davvero successo. Ma su questo punto non ho mai avuto dubbi. Adesso non resta che attendere il processo». Ha comprensibilmente poca voglia di parlare la nostra interlocutrice. Fra i 21 anziani morti a Sementina c’era anche una persona a lei cara. La giornata di martedì «non è stata per nulla bella, in ogni modo. Chi ha perso qualcuno sa la sofferenza che si prova e sentire ancora parlare di questa vicenda mi ha fatto rivivere tutto per l’ennesima volta. Tra l’altro attendo sempre delle scuse». La donna che abbiamo interpellato telefonicamente si dice infine «delusa dal comunicato stampa del Municipio di Bellinzona». Esecutivo che, ricordiamo, ritiene «del tutto prematuro trarre delle conclusioni» considerando che il caso approderà in aula penale.

I rapporti e le contestazioni

I decreti impugnati dal direttore generale, dalla direttrice sanitaria e da un’ex collaboratrice si fondano sostanzialmente sui due rapporti dell’Ufficio del medico cantonale. Il primo, datato 23 luglio 2020, è una relazione preliminare trasmessa esclusivamente alla direzione dell’istituto di Sementina. Che, documentazione alla mano, ha contestato alcune critiche formulando delle osservazioni circostanziate. Il secondo dossier è stato inviato, sempre ai vertici della casa anziani Circolo del Ticino, il 22 ottobre dello stesso anno. Da notare che qualche giorno prima, il 13, il Ministero pubblico aveva comunicato l’apertura del procedimento penale. Allora si prospettava un altro addebito, ben più grave, cioè quello di omicidio colposo, che ora non è più contemplato.

La linea difensiva

Il Municipio cittadino, un anno fa, in risposta ad un’interpellanza, aveva affermato che nel rapporto bis «non sono state considerate, se non come note a piè di pagina, le contestazioni puntuali» sollevate dai vertici dell’istituto. L’Ufficio del medico cantonale «non ha verificato se quanto asserito dalla direzione della casa anziani fosse corretto oppure no, così da poter rendere definitivo il rapporto». Tant’è che i responsabili avevano replicato, ribadendo le osservazioni evidenziate in prima istanza. L’avrete di sicuro intuito, la linea difensiva dei tre indagati di fronte al giudice della Pretura penale verterà in gran parte sui punti che vengono avversati (in toto o in parte) rispetto a quanto sottolineato a due riprese dal preposto ufficio cantonale.

La destra punta il dito

Il gruppo Lega-UDC in Consiglio comunale a Bellinzona ha inoltrato una nuova interpellanza sui fatti di Sementina, ribadendo quanto va affermando da oramai due anni. In particolare chiede all’Esecutivo se «paga e continuerà a pagare i costi dei tre avvocati indipendentemente dall’esito del processo» e se non ritiene «auspicabile una sospensione temporanea (anche a loro tutela)» del direttore e della direttrice.

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