«I daini? Purtroppo non ne terrò più»; il Cantone chiede l’abbattimento del «Carvina»

«I daini? No, è finita». È commosso e amareggiato, Luca Cattaneo. La scorsa settimana ha subito una predazione, con ogni probabilità da parte di lupi, che gli ha portato via i dodici daini tenuti a Bironico, in zona Ronchi. Undici sono stati uccisi dai predatori, la dodicesima, una femmina, ha dovuto abbatterla lui stesso due giorni dopo a causa delle gravi ferite riportate. Da trent’anni la sua azienda amatoriale ospitava questi animali, che nel tempo sono diventati a tutti gli effetti parte della comunità locale. Ora, dopo la predazione (le analisi del DNA dovranno confermare se è stato il lupo) non ne resta più nemmeno uno.
«Non ne prenderò altri», ci dice, mostrandoci due delle moltissime lettere inviategli negli scorsi giorni da cittadini di tutta la regione. Sono in tanti a chiedergli se gli animali ritorneranno. «Grazie per la dolcezza e simpatia che i tuoi daini ci hanno regalato», scrive per esempio una famiglia. Cattaneo, a malincuore, deve però rinunciare: «Adesso che non ci sono più e che è venuta mancare anche la routine giornaliera, mi mancano», ammette. «Ma con le condizioni attuali non è ipotizzabile proseguire con questa esperienza». In nostro interlocutore ricorda molto bene quel mattino del 17 ottobre. «È apparso subito evidente che si è trattato di uno o più lupi. I daini presentavano quattro fori sulla gola e diversi erano stati completamente consumati». Subito dopo, un andirivieni di persone: «Mamme con bambini, curiosi, lavoratori. E la stampa».
La sua vicenda è paradossale. Per tenere i daini serve un’autorizzazione da parte dell’Ufficio del veterinario cantonale (sono animali molto sociali, non autoctoni che devono essere allevati in cattività): «Nel mio caso, la stessa doveva essere rinnovata a novembre». Gli animali, va da sé, erano tenuti correttamente. «Nelle direttive non si è mai parlato di obbligo di recinzione elettrificata. L’11 agosto scorso la Sezione dell’agricoltura ha inviato una circolare a tutti i detentori amatoriali di animali nella quale si sensibilizzava sull’utilizzo di questo tipo di recinzioni lungo tutto il perimetro». Nel caso di Cattaneo, però, un simile provvedimento avrebbe avuto poco senso dal momento che i daini erano lì soprattutto per avere un contatto con la popolazione. «Le persone arrivavano per stare un po’ in loro compagnia», racconta.
Per l’Ufficio caccia e pesca, però, l’assenza di una recinzione elettrificata non permette di conteggiare la presunta predazione ad opera del branco del Carvina. Gli animali contano come «non protetti adeguatamente» e la predazione, all’atto pratico, è come se non fosse mai avvenuta. Nonostante ben undici animali morti in un colpo solo. Magra consolazione: il Cantone ha chiesto proprio venerdì all’Ufficio federale dell’ambiente l’autorizzazione ad abbattere il branco del Carvina. Questo a causa di una predazione avvenuta a Mezzovico, ai danni di animali «protetti in modo adeguato».
«A questo punto mi domando quante sono le predazioni in tutto il Ticino che non vengono considerate. A Bironico non ne ho mai avute, ma a Rivera ne avvengono quasi mensilmente». Cattaneo sta per staccare la sua cinquantesima patente di caccia alta ed è attivo nel recupero di animali feriti con la CTCT (Cani da traccia del Canton Ticino) e conosce dunque molto bene il territorio: «Qui il lupo trova una configurazione geografica favorevole per proliferare. E la strategia ticinese, lo ha detto bene Fabio Regazzi (in un’opinione sul Corriere del Ticino, ndr) è fallimentare: si fa come lo struzzo e non si vuole affrontare il problema, al contrario di altri Cantoni. Le predazioni – sottolinea – aumentano. Anche se molte non vengono conteggiate…».




