In Italia «ti derubano pure al campo da golf»: e in Ticino? «A Lugano, di sera, c'è da aver paura»

«Sono andato via dall’Italia, perché questo Paese non è più sicuro». Lo diceva un paio di anni fa al CdT Francesco Facchinetti, imprenditore, conduttore televisivo e DJ, figlio del componente dei Pooh. In quell’occasione, Facchinetti aveva spiegato di essersi trasferito a Lugano con la famiglia per ritrovare un senso di tranquillità andato perso a causa della criminalità presente nelle città italiane. Nello specifico, l’imprenditore si era scagliato contro il degrado nel Capoluogo lombardo: «Milano non è una città sicura: se vuoi rapinare una persona con il "grano", dove vai? A Milano. Ormai c’ è un furto al giorno e, giustamente, viene paragonata alle grandi città sudamericane. Oggi, paradossalmente, Milano è più pericolosa di Roma o di Napoli», aveva affermato nell’intervista.
Negli scorsi giorni, la questione sicurezza nella vicina Penisola è tornata d’interesse nel nostro cantone, in seguito al furto subito da un ticinese a Laveno Mombello, in provincia di Varese. L’uomo, esasperato, ha raccontato ai giornalisti di voler vendere la sua proprietà sul Lago Maggiore, per poi andarsene via dall’Italia perché «è il Paese più insicuro d’Europa». Un’affermazione probabilmente esagerata e figlia della rabbia del momento, ma che riflette una problematica - quella della microcriminalità - vissuta quotidianamente da molte persone, specialmente nelle grandi città. Vista la vicinanza e gli stretti legami con l’Italia, abbiamo cercato di capire come sia vissuta dai cittadini svizzeri la situazione in Ticino e se si sentano sicuri una volta varcato il confine. Dopo una serie di interviste in giro per Lugano, il cantone italofono e, in particolare, la «perla del Ceresio» non sembrano più le oasi di un tempo, almeno nella percezione dei ticinesi.
Nonostante Lugano, per 9 anni di fila, sia risultata la città più sicura fra le dieci più grandi in Svizzera, con circa 36 reati ogni mille abitanti, praticamente tutte le persone intervistate hanno affermato di aver notato un aumento della criminalità negli ultimi anni. Un peggioramento percepito anche da chi afferma di sentirsi ancora al sicuro. D’altronde è ancora ben impresso nella memoria il rocambolesco tentativo di rapina andato in scena alla gioielleria Taleda, il 2 luglio dello scorso anno, finito al centro delle cronache specialmente per quel colpo di pistola esploso in pieno centro città durante una colluttazione tra un agente di polizia e un malvivente. Oggi a preoccupare sono più che altro i giovani troppo aggressivi, gli stranieri e i cosiddetti «maranza» che hanno trovato il loro palcoscenico tra la pensilina Botta e il quartiere Maghetti (e uno di loro ha derubato un giornalista del CdT impegnato a intervistarlo).
A fornirci la testimonianza più vivida sulla situazione notturna è un tassista, abituato a lavorare nelle ore piccole. L’uomo evidenzia amareggiato come ci sia «tanta aggressività» nella movida luganese: «Oggi i ragazzi si affrontano per qualsiasi cosa. La situazione anche nella piccola grande Lugano sta andando fuori controllo. Prima c’era un sistema di polizia molto presente, ora la situazione è diventata più blanda». Una aggressività che, secondo il nostro interlocutore, si vede pure tutti i giorni sulle strade: «A livello di circolazione la maleducazione è aumentata in modo esponenziale. Non ci sono più regole. Oggi, nel traffico, ti mandano a quel paese pure le signore». Ma l’Italia è davvero «il Paese più insicuro d’Europa»? È «uno dei tanti», secondo il tassista, che aggiunge: «Ormai sono insicuri tutti i Paesi dell’UE. La situazione è molto peggiorata ovunque, dal Belgio alla Germania. E persino nell’insospettabile Svezia. La criminalità è una piaga in tutto il Vecchio continente e sta dando il via a moti contro gli stranieri».
Un uomo sulla cinquantina, dal canto suo, minimizza quello che non reputa un problema, affermando di sentirsi ancora sicuro a Lugano, anche se ci sono «posti che è meglio non frequentare». Ma questo - aggiunge - «vale per tutti i Paesi», perché «ogni città ha dei luoghi in cui bisogna prestare attenzione».
Un altro ticinese, che spesso e volentieri frequenta la vicina Penisola, constata: «Bisogna intervenire alla radice, perché sappiamo tutti da dove arrivano questi problemi». Non lo dice esplicitamente, ma sembra voler puntare il dito contro la gestione degli immigrati in Italia. E poi racconta: «Io sono stato derubato in provincia di Como. Mi hanno portato via una borsa e l’orologio mentre ero in un campo da golf. Neanche i campi da golf sono più sicuri». Il nostro interlocutore si dice convinto che Lugano sia, invece, «ancora un bel paradiso felice», nonostante non manchi «qualche caso» di criminalità. Un abitante di Porza, in controtendenza, afferma di non aver notato un peggioramento della situazione, né in Italia, né Ticino. E anzi, sottolinea, «quando vengo a Lugano trovo sempre un’auto della polizia o degli agenti in moto. Mi sembra che la città sia fin troppo pattugliata».
Decisamente più netta la posizione della proprietaria di un bar in zona Piazza Cioccaro, che paragona Lugano a «Palermo» e «Bogotà»: «In pensilina l’ordine pubblico fa schifo. La situazione negli ultimi anni è più che peggiorata. Alla sera devi stare attento ad andare in giro, c'è da aver paura. Ci sono questi caz***i che fanno casino e ti minacciano. Niente educazione e una totale mancanza di rispetto. E non è solo Lugano, penso, ad esempio, a Biasca. E anche la vicina Penisola non se la passa bene, specialmente Milano». Una cameriera italiana interviene nel discorso a gamba tesa: «Pure i piccoli paesini non sono più sicuri. I casi di microcriminalità aumentano, mentre le forze dell’ordine non fanno più nulla. Anzi, "lontano dalle telecamere" ti dicono di farti giustizia da solo. Parlo per esperienza personale». Per la barista il problema non riguarda solo le grandi città: «Non mi riferisco alla zona della stazione di Varese, ma a Comuni più piccoli, come Luino o Laveno. La criminalità, che siano italiani o stranieri, non si riesce proprio a fermare. Persino qui in Ticino: un tempo Lugano era sicura, ma adesso le cose sono cambiate. La criminalità ha raggiunto anche le città con meno abitanti».
Una signora italiana, residente a Lugano da 60 anni, confida: «Qua mi sento molto più sicura, non mi è mai capitato nulla di spiacevole. Però la situazione è degenerata molto anche qui in Svizzera. Niente, però, in confronto alle periferie di Roma e Milano: non può esistere qualcosa del genere. Il problema è che quando i poliziotti fanno il loro lavoro, poi rischiano di pagarne le conseguenze». La donna pone l’attenzione sui «maranza» che, a suo dire, «ne fanno di tutti i colori. Non hanno sale in zucca, le parole che dicono sono insopportabili». E poi il consiglio, quello di chi qualche capello bianco in testa ce l’ha: «State calmi, ragazzi. Nella vita serve rispetto. Dobbiamo rispettarci tutti». Un giovane, dal canto suo, è convinto che quel che succede in Ticino non sia poi tanto diverso dalla realtà italiana, solamente che «in Svizzera la cosa è meno di dominio pubblico», perché «non se ne parla abbastanza, o si tiene nascosta».
Alla fine del nostro giro per le strade della città sul Ceresio, incontriamo una ragazza proprio di Milano. Lei non ha alcun dubbio: «Qua ti senti al sicuro perché c’è gente più signorile. Ognuno sembra farsi i fatti suoi. Pure Milano ha i suoi quartieri residenziali, ma la situazione è peggiorata tantissimo. In zone come Loreto o Corso Buenos Aires girano solo ragazzini e stranieri. Le persone anziane non escono neanche più di casa. Non mi è mai capitato nulla, ma non mi sento tranquilla, perciò sto sempre in compagnia del mio fidanzato». Per Lugano, la giovane, passeggia sola soletta. Qui si sente al sicuro, però ammette: «Non ho mai vissuto le notti luganesi».