Italia e Svizzera si incontrano lungo i sentieri degli spalloni

Per la prima volta, una ventina di rappresentanti italiani e svizzeri si sono incontrati a Campo, sabato nella sala comunale, per celebrare il progetto Interreg denominato «Trova CH-IT» (acronimo di «Territori tra Ossola e Vallemaggia»). «È stato un momento importante: anche se siamo vicini, la distanza fisica è notevole, più di 100 chilometri di strada. Eppure, culturalmente e storicamente, siamo molto simili», racconta al Corriere del Ticino Timo Cadlolo, responsabile operativo dell’Antenna Vallemaggia, «capofila» della visione di sviluppo per i prossimi cinque anni (rappresentata anche dal presidente Aron Piezzi) insieme al Comune di Crevoladossola (con il sindaco Giorgio Ferroni e alcuni municipali).

Le vie del contrabbando
E così, dove un tempo gli spalloni cercavano di contrabbandare beni d’ogni genere lungo percorsi lontani dagli insediamenti urbani, entro il 2030 sarà completata la valorizzazione di una serie di itinerari e bivacchi sui due versanti. Dall’Unione europea, il contributo, finanziato tramite lo strumento che intende rafforzare la cooperazione tra regioni e paesi dentro e fuori l’Europa, è di 1,48 milioni di euro, ai quali si aggiungono 165.000 franchi da dedicare al fronte elvetico - per un totale di 330.000, contando il sostegno della Confederazione -, quest’ultimo importo in gran parte destinato alla comunicazione. «Intendiamo realizzare un collegamento escursionistico partendo da Cimalmotto e arrivando fino a Domodossola, passando per l’Alpe di Magnello e quello della Corte Nuova, che si trova oltre il nostro confine», riprende Cadlolo. «Non è un tracciato alpinistico tecnico, ma un sentiero ampio e accessibile, pensato per chi ama muoversi nella natura senza dover essere esperto. Vogliamo che sia fruibile da chiunque, magari suddividendolo in più tappe su più giorni».
Approccio inclusivo
Lo spirito ricalca quello della «Via Alta» esistente in zona, ma con un approccio più inclusivo, senza dover camminare per sei o sette ore di fila grazie alla presenza delle strutture in fase di sistemazione. Secondo le stime del nostro interlocutore, si tratterebbe di attrarre un tipo di turismo lento e consapevole, oltre che rispettoso e sostenibile. «Non stiamo parlando di numeri enormi, ma di sicuro nell’ordine di qualche centinaio di persone all’anno».
Uniti dal confine
Ecco perché la prima «mossa» è consistita nella segnalazione del passaggio «in cresta» Quadarella-Bombögn. Parallelamente, il Patriziato ha realizzato un collegamento agricolo e turistico sul fiume Rovana. «Anche se fuori dal finanziamento Interreg, è un tassello che apre la porta a un percorso circolare nella zona della Cravariola». Si prosegue idealmente addentrandosi in un territorio «affascinante, e peculiare. Un tempo rossocrociato, ma che da 150 anni è attribuito allo Stivale, dopo una sentenza storica dell’ambasciatore americano a Roma». L’intervistato si riferisce alla vicenda il cui anniversario è stato ricordato proprio quest’estate, sempre nel villaggio alto-valmaggese.
Una scelta - operata dallo statunitense George Perkins Marsh - che all’epoca aveva fatto storcere il naso soprattutto ai ticinesi, una volta posati i cippi simbolo della nuova divisione. Con il passare del tempo, però, le dispute legate a quel tipo di sfruttamento del territorio sono diventate un lontano ricordo: «Oggi, invece di dividerci, quel limite di demarcazione nazionale ci unisce in un piano da portare avanti insieme».
Una «visita teatrale»
La giornata si è poi conclusa, dopo la riunione con tutte le realtà associate all’impresa (oltre alle già citate, anche gli Enti locali di Crodo e Montecrestese, con la locale «pro», l’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro e le associazioni Sentieri degli Spalloni, Val Rovana è, Ars.Uni.Vco-Ets nonché l’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli), con un momento conviviale al mercato di Cerentino e infine a Cevio, per una «visita teatrale», con tanto di attori e messinscena, al museo di riferimento nel distretto.
«In una valle come la Rovana, dove vivono poco più di 200 persone, chi si impegna è spesso sempre lo stesso gruppo, e questo rende ogni iniziativa ancora più preziosa», evidenzia Cadlolo.



