La posizione

Norman Gobbi: «La situazione a Gaza non può lasciare indifferenti»

Il presidente del Consiglio di Stato: «La popolazione ticinese è sempre molto sensibile alle vittime di qualsiasi catastrofe» – Timore flussi migratori: «Le crisi umanitarie hanno conseguenze anche per il Ticino, porta sud della Svizzera»
©Chiara Zocchetti
Giacomo Butti
28.05.2025 19:00

«Non so di cos'altro abbia bisogno la Svizzera per decidersi». Con queste parole, in un'intervista della scorsa settimana a Le Temps, il Commissario generale dell'UNRWA, lo svizzero Philippe Lazzarini, definiva «deplorevole» il fatto che la Confederazione non si fosse messa «in prima linea» (tramite l'appello firmato da 24 altri Paesi occidentali) per chiedere l'immediata ripresa degli aiuti umanitari, senza alcun limite o interferenza, nella Striscia di Gaza. «È deplorevole che la Svizzera, un Paese con una tradizione umanitaria, ma che ospita anche una Ginevra umanitaria che attraversa una grave crisi, non prenda l'iniziativa. Penso che un Paese come il nostro dovrebbe assumere la guida in iniziative di questa natura».

Parole forti che, in qualche modo, sono echeggiate nella lettera rivolta questa mattina dal Governo ticinese a Berna. Nella missiva, il Consiglio di Stato ticinese ha espresso preoccupazione per il «progressivo deterioramento della situazione umanitaria in Palestina, divenuta da tempo insostenibile». Secondo Bellinzona, gli sforzi attuati dalla Svizzera a protezione della popolazione di Gaza sono «insufficienti»: «È ora che la Svizzera assuma una chiara e coraggiosa posizione di condanna nei confronti dell’occupazione israeliana e delle violazioni del diritto internazionale umanitario, onorando così la tradizione umanitaria elvetica, come esplicitato anche dall’articolo 54 della Costituzione federale, e soprattutto dalla sua responsabilità di Paese depositario delle Convenzioni di Ginevra».

Da noi contattato, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha spiegato le dinamiche che hanno portato alla stesura di una lettera a Berna. «Pur non essendo uno dei temi solitamente affrontati» nei colloqui fra il Governo ticinese e Berna, questa volta Gaza e la Palestina sono diventati argomento di un incontro ufficiale fra Cantone e Confederazione: quello andato in scena la scorsa settimana a Mezzana, al termine del quale è stato annunciato che nel 2026 Lugano ospiterà la Conferenza ministeriale dell'OSCE. «Ne avevamo già parlato venerdì scorso durante l'incontro tra il Consiglio di Stato e il consigliere federale Ignazio Cassis, proprio perché, al di là delle varie sensibilità, la situazione umanitaria e umana che si sta vivendo in quel territorio preoccupa tutti. E quello che non abbiamo voluto fare è prendere una posizione di carattere politico proprio perché ad andarci di mezzo sono vittime palestinesi ma anche vittime israeliane, visto che comunque Hamas ha ancora in mano diversi ostaggi civili israeliani». Di qui la decisione di inviare a Berna una missiva: «La prima, mi risulta, inviata da un Cantone».  

«La popolazione ticinese è sempre molto sensibile alle vittime di qualsiasi catastrofe. Lo vediamo anche nell'ambito della Catena della Solidarietà, con i ticinesi molto generosi. Credo che questa situazione, soprattutto considerate le immagini crude che arrivano nelle nostre case, non possa lasciare indifferenti, indipendentemente se si sia pro Israele o pro Palestina».

Compiti federali

«Ora si passi ai fatti»: da noi interrogato, l'avvocato Paolo Bernasconi – tra i firmatari del testo inviato ieri da 18 personalità ticinesi a Berna per una presa di posizione decisa contro l'assedio della Striscia di Gaza –, ha espresso questa speranza: che il Governo ticinese, insieme a quello svizzero, «aiuti i ticinesi ad aiutare» la popolazione palestinese.

I principali mezzi con cui smuovere la situazione, sottolinea però Gobbi, rimangono di competenza federale. «In questo momento non è previsto lo stanziamento di crediti» dal Governo ticinese a favore dell'UNRWA, come auspicato dall'avvocato ed ex membro del Board di Croce Rossa Internazionale. «Si tratta di un compito del Consiglio federale», sottolinea il presidente del Consiglio di Stato. Simile la situazione a livello di accoglienza, che dovrà essere regolata da Berna nell'ambito di una strategia ad ampio respiro. «Fra le riflessioni che abbiamo fatto, anche quella che qualsiasi crisi o conflitto che si svolge "davanti a casa" – casa intesa come continente europeo – ha un effetto anche sul Ticino, in quanto porta sud della Confederazione. Lo abbiamo osservato con la guerra civile in Siria». Quanto espresso nella lettera, sottolinea quindi Gobbi, «è volto anche a evitare che dalla situazione umanitaria in Medio Oriente ci sia anche un riflesso sulla nostra realtà. Siamo coscienti che il nostro appello è uno dei tanti espressi in un gioco geopolitico molto più grande del nostro canton Ticino, territorio che però porta spesso le conseguenze di flussi migratori dovuti a crisi umanitarie».

Da Berna

Nel frattempo, senza fare riferimento alla lettera ticinese, ma riallacciandosi al comunicato della settimana scorsa, il Consiglio federale ha chiesto nuovamente, oggi, il cessate il fuoco a Gaza, l'accesso senza ostacoli all'aiuto umanitario per la popolazione civile e la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas. La portavoce ad interim del governo Ursula Eggenberger ha ribadito che il Consiglio federale è allarmato per la tragedia umanitaria nella Striscia ed esorta quindi il governo israeliano a rispettare il diritto internazionale umanitario e le Convenzioni di Ginevra.