Ticino

Violenza in centro a Lugano, un quartiere preoccupato

Sono sei gli indagati per il brutale pestaggio di venerdì sera in Pensilina – Al Maghetti regna l'apprensione: commercianti ed esercenti hanno incontrato le autorità
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
07.08.2025 06:00

È salito a sei il numero di persone indagate per il pestaggio andato in scena la sera del Primo agosto in pensilina Botta a Lugano. Le autorità hanno infatti reso noto ieri l’arresto di un altro minorenne, domiciliato nel Mendrisiotto. Gli approfondimenti condotti dal procuratore pubblico Pablo Fäh e dalla Magistratura dei minorenni proseguono attraverso anche la raccolta di testimonianze: coloro che avessero assistito ai fatti o ai momenti subito precedenti sono invitati a contattare la Centrale comune d’allarme allo 0848.25.55.55.

D’estate va meglio, ma...

Negli ultimi tempi - riferivamo su queste pagine solo qualche settimana fa - la cronaca giudiziaria e la movida giovanile ci ricordano che la pensilina Botta non se la sta passando benissimo. E lo stesso lo si può dire del Quartiere Maghetti, a completare un «triangolo» con via Cantonale e corso Pestalozzi. Alle preoccupazioni espresse martedì da don Emanuele Di Marco si aggiungono quelle di commercianti ed esercenti. Tanto che, ironia della sorte, soltanto il giorno prima dell’aggressione, giovedì, si è tenuto un incontro coordinato dalla capo dicastero Sicurezza e spazi urbani della Città, Karin Valenzano Rossi, al quale hanno partecipato, oltre alle due categorie sopra citate, anche esponenti della PolCom di Lugano, della gendarmeria della Polizia cantonale, alcuni inquilini e rappresentanti dei padroni di casa. Timori sono stati espressi per i prossimi mesi: con Lugano Marittima la situazione al Maghetti è relativamente tranquilla, ma da settembre? A titolo di esempio, praticamente una volta al mese alla Fondazione Maghetti le forze dell’ordine chiedono le riprese della videosorveglianza. E proprio le telecamere, quelle della Città, si sono rivelate decisive per individuare gli autori del pestaggio di qualche giorno fa. Un deterrente che però da solo non sembra bastare.

«Come ho già detto, è un tema educativo, sociale e di sanzioni adeguate», rileva la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi. Detto questo, «non possiamo prendere il posto dei genitori, delle scuole o degli educatori. Possiamo però fungere, oltre che da sicurezza, anche da piattaforma di dialogo. Abbiamo raccolto le preoccupazioni e le segnalazioni di chi lì lavora o vive e organizzato questo incontro, al quale ne seguiranno regolarmente altri, per mettere in rete i vari attori. In questo modo, ognuno sa quali sono i suoi margini di manovra e quali misure può mettere in campo. La Polizia sorveglia il territorio cittadino ma non può sostituirsi ai privati proprietari che affittano gli spazi ad attività o locali, che hanno comunque a disposizione strumenti di diritto privato, penso in particolare a quelli con avventori “problematici”, esistono anche possibilità come richiami e disdette dei contratti di affitto».

Medesima direzione e mano tesa, dunque, anche don Emanuele, che proponeva di istituire un tavolo di discussione e di coinvolgere maggiormente i cittadini. 

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