Voilà, la tassa base rifiuti è servita
Le polemiche e i malumori degli scorsi mesi sono finiti nel sacco. Bellinzona ha adeguato il Regolamento comunale sulla gestione dei rifiuti, introdotto il 1. gennaio 2019 dopo l’aggregazione, con l’obiettivo di raggiungere la copertura integrale dei costi (oggi pari al 69%) come disposto dalle autorità superiori. Per farlo è stato necessario ritoccare al rialzo principalmente la tassa base per le economie domestiche e per le attività economiche. Non è stato facile trovare la più classica delle soluzioni di compromesso per cercare di non scontentare la cittadinanza. Quando c’è da aprire il borsello nessuno fa i salti di gioia, infatti.
Stasera in Consiglio comunale, pertanto, si è posta l’attenzione soprattutto sulla cosiddetta «forchetta» (il minimo ed il massimo tariffale per le singole categorie, con la delega all’Esecutivo di fissarli specificatamente tramite ordinanza) e sul principio della causalità, riassumibile in «chi inquina paga». Cosa è scaturito, alla fine dei conti? Che le modifiche sono state approvate, sì, però come auspicato dalla maggioranza della Legislazione (34 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astenuti). Basterà per evitare il ricorso al Governo preannunciato dagli esercenti?
I balzelli nel dettaglio
Le economie domestiche, che finora pagavano 80 franchi, non dovranno sborsare indistintamente 150 franchi, ma la tassa base dipenderà dal numero dei componenti. È passata la «forchetta» indicata dalla Legislazione che per i single indica un importo compreso fra gli 80 e i 160 franchi (contro i 200 ventilati dall’Esecutivo); mentre per le famiglie con due o più membri la tariffa è tra i 100 e i 200 franchi (contro i 250 prospettati dal Municipio). Idem per le residenze secondarie. Il massimale è più contenuto anche per le attività economiche. Inutile entrare nei dettagli, perché in questo caso sono da ritenere non solo le dimensioni ma altresì la tipologia.
«Una scelta ineluttabile»
La Legislazione o, meglio, la maggioranza del consesso, esce dunque trionfante. Non solo. Niente esenzione per chi è al beneficio di prestazioni complementari e no, pure, a chiamare maggiormente alla cassa la grande distribuzione. Entrambe le proposte erano state formulate dal gruppo Verdi-FA-MPS-POP. Nella premessa il relatore del rapporto Emilio Scossa-Baggi (PPD) non aveva in ogni modo nascosto le difficoltà a comprendere, da un lato, i principi alla base della determinazione delle «forchette» da parte del Municipio e, dall’altro, il fatto che il margine fra il minimo ed il massimo di alcune categorie appare notevole, lasciando quindi un potere di apprezzamento troppo ampio all’Esecutivo: «A non avere dubbi questo messaggio non può certamente che risultare il frutto di un compromesso, della ricerca spasmodica di un equilibrio fra i vari interessi in gioco relativi alle diverse categorie. Purtroppo l’imposizione che viene dall’alto, giusta o sbagliata che sia, appare chiara ed ineluttabile. Ed il Legislativo non può che metterla in atto per rispettare i vincoli imposti a livello federale e cantonale. La tassa base è l’unica variabile sulla quale possiamo avere voce in capitolo». I valori massimi corrisponderanno al doppio di quelli minimi per le diverse categorie, rispettivamente al triplo per ristoranti, alberghi e take-away.
«Un segnale al Cantone»
Secondo Ronald David (Verdi-FA-MPS-POP), relatore del primo dei due rapporti di minoranza in seno alla Legislazione, il regolamento andava invece respinto in quanto bisogna piuttosto far leva sulla tassa sul sacco cantonale (ritenuta troppo bassa) e non aumentare il balzello base, andando in questo modo a colpire in primis i cittadini meno abbienti. Era stato auspicato, pure, di esentare dalla tassa base i beneficiari di prestazioni sociali e di assoggettare la grande distribuzione: «Quello che al nostro gruppo dà fastidio è la difficoltà a potersi muovere in un contesto in cui la tassa sul sacco risulta essere nettamente insufficiente. Serve un messaggio da parte del plenum: non siamo disposti ad allinearci ai dettami del Cantone se le condizioni quadro non cambieranno».
Manuel Donati (Lega-UDC) si era battuto per un importo massimo di 115 franchi per le persone singole (e non 200 come proposto dal Municipio o 160 dalla maggioranza della Legislazione), con l’aggiunta di 20 franchi per ogni membro della famiglia. Prospettata, ma bocciata, una riduzione del tetto massimo per le attività economiche e un aumento per le scuole con più di cento allievi: «Il messaggio è solo uno specchietto per le allodole. Innanzitutto non si venga a dire che si è costretti a coprire i costi al 100% da subito. Da più parti si è fatto notare che quanto proposto dal Municipio non è equo».
Il virtuosismo della capitale
Secondo il capo del Dicastero finanze ed economia Fabio Käppeli è stato fatto «uno sforzo notevole per arrivare a presentare il messaggio in tempi così stretti. Con l’obiettivo della copertura totale dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti si chiude il cerchio: la Città sarà un esempio anche a livello di politica ambientale con un regolamento virtuoso». Gli ha fatto eco il collega Giorgio Soldini, alla testa del Dicastero anziani e ambiente, il quale ha puntualizzato che «esentare i beneficiari di prestazioni complementari vorrebbe dire aumentare la tassa per gli altri contribuenti: nelle casse mancherebbe circa un milione».