La sentenza

Tre anni e 6 mesi per il mortale di Grancia

Condannato a una pena interamente da scontare il giovane alla guida nell'incidente in cui perse la vita una diciassettenne
© Rescue Media
Federico Storni
23.11.2023 16:35

Tre anni e mezzo di carcere da scontare per omicidio colposo, lesioni colpose gravi ed esposizione a pericolo della vita altrui. Questo ha sancito la Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta nei confronti di un 23.enne portoghese residente nel Luganese, che non verrà espulso. Il giovane era alla guida in occasione dell’incidente del 12 febbraio 2021 di Grancia in cui una diciassettenne ha perso la vita e un sedicenne ha riportato gravi ferite.

La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo chiedeva una condanna a cinque anni e mezzo per omicidio intenzionale per dolo eventuale, la difesa la condanna a una pena interamente sospesa.

«Qui più che in molti altri casi – ha detto il giudice Pagnamenta nel motivare oralmente la sentenza di fronte a un’aula penale nuovamente gremita (e con controlli accresciuti all’ingresso) – è stato difficile giudicare, dovendo soppesare da un lato le conseguenze gravissime del comportamento dell’imputato che ha devastato intere famiglie e dall’altro il suo interesse a una pena giusta. La sentenza odierna lascerà un senso di insoddisfazione da una parte o dall’altra, forse da entrambe. Ma il nostro lavoro è applicare il diritto: dura lex, sed lex». Dura legge, ma legge.

L’incidente mortale, per la Corte, non è da imputare tanto all’elevata velocità, quanto «alla sciagurata decisione di scansare a una velocità totalmente inadeguata il furgone bianco parcheggiato che ostacolava la corsa. Era una manovra destinata con certezza matematica a ribaltare l’auto». Ma questo non è stato sufficiente per riconoscere l’omicidio intenzionale, anche se il comportamento dell’imputato vi si è avvicinato. «Cionondimeno – ha continuato Pagnamenta – i conducenti sono inclini a sottostimare i pericoli e a sovrastimare le proprie capacità alla guida, per cui spesso non sono coscienti del rischio che corrono. La Corte ritiene che l’imputato abbia scartato il pericolo pensando che tutto sarebbe andato bene. Non possiamo quindi concludere che abbia accettato la possibilità di ferire se stesso o suoi passeggeri».

Al netto di ciò la colpa del giovane è stata ritenuto estremamente grave. Quanto al suo movente, «non si può sostenere che abbia fatto il corse per rendere felice gli amici. Certo, si divertivano, si vede anche nei video agli atti. Ma l’ha fatto innanzitutto per appagare il suo ego. Non è quindi stato indotto in tentazione, in quanto ricavava abbastanza appagamento nel sentirsi considerato e additato come buon guidatore. Vi è inoltre una buona dose di cafonaggine nel suo comportamento».

Quanto al sincero pentimento, evocato da ambo le parti ieri in aula, la Corte non l’ha riconosciuto: «È sembrato più preoccupato dal suo futuro piuttosto che dal risarcire nel limite delle sue possibilità le vittime. Ha invece preferito destinare i suoi soldi a pagare una perizia e a provare con sconcertante impegno a riottenere la patente».

In questo articolo:
Correlati