Violenza domestica e stalking: «La sorveglianza diventi attiva»

Ben venga il braccialetto elettronico GPS per gli autori di violenza domestica e stalking in ambito civile, ma a questo tipo di sorveglianza passiva ne va affiancata anche una di tipo attivo, in grado di racciare in tempo reale gli spostamenti delle persone nei confronti delle quali è stato deciso un ordine restrittivo. È questo, in estrema sintesi, l’invito rivolto al Consiglio di Stato dalla Commissione parlamentare giustizia e diritti per tutelare maggiormente le vittime di violenza da parte del partner.
La modifica legislativa
Il gremio politico presieduto da Sabrina Aldi (Lega) ha dato luce verde alla modifica legislativa, proposta lo scorso 17 novembre dall’Esecutivo, che dal 1. gennaio introduce il monitoraggio passivo. In base alla nuova normativa di sorveglianza elettronica in ambito civile definita dall’art. 28c del Codice civile, la richiesta di impiego del braccialetto elettronico avviene solo da parte della vittima e non verrà invece imposto dal Pretore. Come detto, la nuova norma civile contempla la forma passiva di sorveglianza. Il dispositivo, infatti, permette di controllare solo a posteriori eventuali violazioni del divieto di avvicinamento imposto dal Pretore o dal giudice civile. È pertanto escluso l’intervento immediato dell’autorità nel caso in cui questo divieto venisse infranto. La misura civile è limitata nel tempo; la sua durata massima è di 6 mesi e può essere prolungata di volta in volta di 6 mesi al massimo. L’ordine di una misura civile di sorveglianza passiva non comporta nessun costo per la vittima; per contro questi costi sono imputabili alla persona che rappresenta un pericolo.
Il progetto pilota
Il rapporto commissionale dei relatori Giorgio Galusero (PLR) e Fiorenzo Dadò (PPD) chiede al Governo di andare oltre preparando il terreno alla sorveglianza attiva, come peraltro richiesto in una mozione dell’8 novembre 2021 presentata proprio da Aldi e Dadò. A questo proposito, lo scorso 4 dicembre la direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti aveva confermato che quest’anno il Cantone intende dare il via a un progetto pilota in ambito penale.
Una questione prioritaria
Tornando alla sorveglianza passiva, i commissari della Giustizia e diritti ritengono che l’impiego della sorveglianza elettronica in ambito civile «sia assolutamente giustificabile». La tutela delle vittime di violenza domestica e di stalking, si legge nel rapporto, «è una questione prioritaria. I dati statistici sono impressionanti, se pensiamo che la sola polizia cantonale, nel 2020, ha compiuto 1.105 interventi per arginare episodi di violenza domestica e proteggere le vittime».