Il commento

Fede nel destino, caro Bellinzona, e - purtroppo - anche nel declino

La licenza di gioco ritirata al club granata è l'ennesima grana scoppiata al Comunale, uno stadio sempre più disertato dai tifosi – Ma a uscirne male è pure la Swiss Football League
Massimo Solari
10.12.2025 06:00

Saldo nel suo credo, il patron colombiano dell’AC Bellinzona Juan Carlos Trujillo continua ad avere fede nel destino. Il club, assicura, vincerà la ritrosia della Swiss Football League, ottenendo la licenza per la stagione corrente e – presto o tardi – riportando i granata ai vertici del calcio svizzero. Il presente, però, si mostra per quello che è: tetro. Triste. E persino imbarazzante. Nella forma e nella sostanza. Nonostante il parziale sussulto provocato da mister Giuseppe Sannino, Sadiku e compagni rimangono sul fondo della classifica. L’aspetto cruciale, ad ogni modo, è un altro. E cioè che una compagine ha potuto disputare 16 turni di Challenge League senza disporre della necessaria licenza di gioco. Ha potuto farlo, sì, ma poiché qualcuno lo ha consentito.

Tradotto: a uscire male dalla tormentata vicenda all’ombra dei castelli, sono più attori. Swiss Football League compresa. Certo, la commissione competente della lega professionistica elvetica ha fatto bene a rompere – una volta per tutte – gli indugi. Giungere a Natale, e quindi al giro di boa del campionato, senza un verdetto, sarebbe risultato poco credibile. E finanche pericoloso, dal momento che società come Wil, Étoile Carouge o Rapperswil – pure in piena lotta salvezza, ma loro in regola – stavano iniziando a storcere il naso. Giustamente. Scottatasi a più riprese in un passato nemmeno troppo lontano, la SFL ha vieppiù inasprito procedure e direttive. E se c’è un regolamento, che fissa requisiti e scadenze in modo chiaro, è doveroso farlo rispettare. Ne va della reputazione dell’intero ecosistema, evidentemente misconosciuto, se non addirittura banalizzato, dalla proprietà Trujillo, convinta di potersi installare in Svizzera secondo i margini desiderati.

Ma il problema, suggerivamo, è che una decisione attesa al termine dell’estate è caduta a ridosso dell’inverno. E la colpa, appunto, non è solo del Bellinzona, che pur muovendosi in modo scomposto (ricordate il ponte verso il Ticino destinato ai talenti colombiani?) e poco trasparente, non ha smesso di cercare una soluzione all’altezza delle aspettative minime della lega. Il tutto, per altro, riuscendo a garantire – più o meno puntualmente – il pagamento di salari e oneri sociali. Nella foga di liberarsi di Pablo Bentancur, ex patron del club che tanto l’aveva messa alle strette e provocata nelle scorse stagioni, la SFL ha perso per un attimo il controllo della situazione. Si è distratta. E, così, ha permesso che tra il vecchio e il nuovo corso granata si creasse un pericoloso vuoto sul piano amministrativo e finanziario. Già, quella garanzia bancaria dalla quale non pochi istituti hanno preso le distanze, ma che – promettono una volta di più dal Comunale – verrà infine accordata. Lunedì. Al massimo martedì. Bene, prendiamo nota.

Il paradosso? O, meglio, la legge del contrappasso? Beh, naturalmente il possibile ritorno di don Pablo. Con tutti i suoi spigoli e il rischio che la questione finisca per essere trascinata su altri terreni giudiziari. No, non è mica finita qui. Che poi, avvento di Bentancur o meno, è sin d’ora possibile azzardare la trama dei prossimi capitoli. La SFL non può d’altronde permettersi di amputare la Challenge League nel pieno del suo svolgimento. A livello di diritti tv, vi sono dei contratti da rispettare. E questi prevedono un torneo composto da 10 squadre. Rimettere in discussione anche tali accordi presterebbe solo il fianco a ulteriori cortocircuiti e potenziali cause. E, va da sé, non è lo scenario auspicato. Complice la cocciutaggine dei dirigenti granata e il varco ricorsuale che – ne siamo sicuri – si riuscirà ad aprire in seconda istanza o al TAS, la stagione 2025-26 sarà portata a termine con la più mini delle licenze. Il mantenimento della categoria dovrà però essere certificato sul campo e da un nuovo fascicolo finalizzato al prossimo campionato. Due condizioni a cui crediamo si debba sommare una duplice speranza. Che ACB e Swiss Football League possano operare in modo più accorto, e che quest’ennesima opera di convincimento non si sviluppi nel disinteresse generale. Numero di spettatori e grane ricorrenti alla mano, in effetti, temiamo che la fede sportiva – a Bellinzona – sia stata da tempo riposta nel declino.

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