In corner

Il campanile sommerso e il nuovo Lugano

La stagione alle porte, accompagnata da diversi cambiamenti, suscita entusiasmo ma pure qualche timore: nella nuova dimensione il club bianconero dovrà però rimanere autentico
Massimo Solari
01.07.2022 06:00

La leggenda recita grossomodo così: nelle notti d’inverno, quando il lago di Resia ghiaccia e vi si può camminare sopra, avvicinandosi al campanile della chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria è possibile percepire ancora il suono delle campane. La verità? Le stesse campane furono rimosse nel 1959, a seguito della costruzione di una grande diga per la produzione di energia idroelettrica. Quando, cioè, l’unione di due dei tre bacini naturali del PassoResia finì per cancellare il vecchio paesino di Curon Venosta. Sì, inghiottito dall’acqua e da allora addormentato sul fondale a 22 metri di profondità. Silenzioso testimone di un’opera invisa alla popolazione dell’epoca, oggi rimane l’iconico e affascinante campanile sommerso. Simbolo della valle. E suggestivo a tal punto da ispirare la serie tv Curon, apparsa su Netflix nel 2020.

Qualche chilometro e curvone più in basso, a Malles, anche il Lugano sta facendo i conti con un passato che non c’è più. Il concetto di «nuovo ciclo» - menzionato qui di fianco e senza tentennamenti da capitan Sabbatini - non è più un tabù. No, è dato di fatto. Che entusiasma e al contempo turba. L’inebriante conquista dell’ultima Coppa Svizzera è storia. Il futuro, invece, tutto da scrivere. La penna in mano a un gruppo minato nella sue fondamenta. Come le 150 famiglie di Curon che settant’anni fa persero tutto, casa e radici. Oddio, la dirigenza - al solito guardinga e paziente sull’asse Ticino-Chicago - si sta muovendo bene. Doumbia, Mai e Arigoni sono profili importanti. Ma è evidente - e i diretti interessati ne sono pienamente consapevoli - che la rosa rimane incompleta. Al netto degli innesti che, ne siamo certi, puntelleranno la formazione bianconera entro la fine del mercato, il discorso è tuttavia un altro. Se il Lugano, di recente, è riuscito a esprimersi su alti livelli, raggiungendo risultati oltre ogni aspettativa, è perché tra la mura ammaccate di Cornaredo si è riusciti a creare un’alchimia e degli equilibri particolari. Non perfetti, figuriamoci. Anche lo spogliatoio di Croci-Torti le sue piccole frizioni le ha conosciute. Ma a differenza di due delle sette torri che hanno accompagnato Malles Venosta nel tempo, la stabilità per sopravvivere e performare non è mai venuta meno. Il collettivo, insomma, ha retto a fronte degli individualismi.

L’estate, suggerivamo, si è però portata via alcuni cardini. Teste mature, oltre che piedi buoni. Attenzione, dunque: potrebbe bastare un attimo per perdere la misura, insieme ai riferimenti. Nella nuova dimensione bianconera, alla quale Martin Blaser ha più volte assegnato una data di nascita - il 1. luglio 2022, oggi -, sarà importante rimanere autentici. Già, proprio l’attributo che il CEO del club ha più volte affibbiato al condottiero della squadra. Il Crus, lui, in definitiva la costante cruciale tra ieri e domani. All’allenatore momò, una volta di più, spetta il compito di alimentare un fuoco divampato solo un mese e mezzo fa. Rinnovando entusiasmo e ambizioni. Rinnovandosi a sua volta. Il Comune di Curon Venosta, per dire, è stato ricostruito sul lato orientale della valle. Nonostante la rabbia, nonostante il passato scomodo. Guardare avanti, d’altronde, è necessario. Per non restare aggrappati a un simulacro sommerso e - perché no - tornare a sentire le campane.

Correlati