Voglia di forca

Asia ha incominciato a sentire la letizia dell’Avvento con l’arrivo in piazza della Riforma dell’albero di Natale, felice perché l’abete non è giunto dal cielo con un inquinante e rumoroso Super Puma, ma via strada. È responsabile sostenibilità, ha pensato la mia amica microinfluencer del lago e content creator con il suo tipico spirito radical chic, di una che ordina «sushi con lo smartphone mentre discute di decarbonizzazione e work-life balance», direbbe il senatore centrista Fabio Regazzi. Forte è stata però la delusione quando ha scoperto che il tutto non era frutto di una scelta politica, bensì del fatto che il Super Puma era guasto. Infatti, a Chiasso l’albero è arrivato in elicottero (sul battellino ci ricordiamo che già alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso a Viganello in elicottero arrivava addirittura san Nicolao).
Nonostante la delusione, a tenere alto il morale di Asia ci ha pensato l’architetto, promotore immobiliare e presidente del Football Club Sion Christian Constantin che ha confermato il suo progetto con albergo di lusso, ristoranti, centro benessere, Spa e parco aperto a tutti alla forca di San Martino. Siamo contenti, neh, se finalmente lo sconcio urbanistico della struttura abbandonata da anni sarà cancellato da una delle zone più belle affacciate sul Ceresio, un tempo territorio di Pazzallo, oggi enclave di Lugano tra Paradiso e Melide per effetto delle aggregazioni comunali. La mia amica fa finta di non sapere che l’esuberante Constantin, che ha fra l’altro avuto l’ardire di arrivare sul campo da calcio di Delémont in elicottero da smargiasso dannunziano, caratterialmente non è in sintonia con lei, ma le basta sapere che il vallesano intende collegare il progetto turistico-immobiliare con l’immaginata pista ciclopedonale tra Lugano e Melide finora rimasta congelata a causa dei costi folli. Lei già si vede sfrecciare con la sua bicicletta elettrica rosa facendo glamour lacustre con storytelling su TikTok. Una figata, come dice lei, e non una roba per scappati di casa come proponeva il collettivo autogestito quando tre anni fa a Natale okkupò la struttura abbandonata con la volontà di creare «un laboratorio permanente di attività culturali con mensa popolare usufruibile da tutti e con attività ricreative-sportive sul lago». Ancora di recente gli orfanelli dell’ex Macello hanno riproposto quel luogo fra le opzioni per la loro pretesa sede, ma Constantin li ha fregati, almeno sulla carta, con un progetto che vuole unire natura, architettura e memoria.
La memoria è importante. La forca di San Martino deve il suo nome al fatto che sino all’inizio dell’Ottocento lì, nella parte in riva al lago, vi erano le impiccagioni delle persone condannate alla pena capitale (le decapitazioni avvenivano invece alla foce del Cassarate). Perché non far rivivere quei momenti storici? Per finta, s’intende. Con il battellino potremmo offrire pacchetti turistici per la forca con viaggio, spettacolo innaffiato da Barbera fatto col mulo e post spettacolo alla Spa di Constantin. Anziché l’accensione dell’albero in piazza della Riforma si potrebbe pensare a un grande evento forcaiolo per residenti e turisti con impiccagione di Babbo Natale. Questa Asia non me la perdonerà, ma sono convinto che potrebbe funzionare perché è un’«experience» dei tempi nuovi. Ovviamente per la manutenzione ordinaria del battellino vorrei i sussidi pubblici, che è un’«experience» senza tempo, anche se continuano a dirci che la festa è finita



