FC Lugano, ora serve lo stesso vocabolario

Chi si aspettava parole o prese di posizione forti è rimasto deluso. Quello stilato dalle figure cardine dell’FC Lugano è stato un bilancio agrodolce, quasi insipido, proprio come la stagione appena archiviata. Sono state riconosciute alcune lacune e altrettante necessità, ma - almeno pubblicamente - l’analisi critica dei protagonisti è rimasta in superficie. Insomma, non ci si è spinti fino in fondo, così come la squadra di Mattia Croci-Torti - a conti fatti - non è riuscita a confermarsi all’altezza delle proprie ambizioni.
Tra le righe del vertice convocato a Cornaredo, comunque, è stato possibile cogliere qualche segnale. E non sorprende che a lanciarlo sia stato l’allenatore. Piuttosto, e per l’ennesima volta, è emerso un lieve scollamento tra le parti. Tra chi pone gli obiettivi e chi è chiamato a tramutarli in realtà sul campo, insieme a un gruppo di calciatori. Zufrieden. Sebastian Pelzer ha voluto esprimersi in tedesco, «così da non essere frainteso». E quindi - vocabolario alla mano - traduciamo fedelmente il pensiero del responsabile dell’area sportiva, dettosi «contento», o se preferite «soddisfatto», di quanto mostrato dalla prima squadra bianconera. Ebbene, non si tratta qui di mettere in discussione il giudizio del dirigente, che dopo tutto può anche starci a fronte di un percorso - e questa volta citiamo il CEO Martin Blaser - «non così lontano dagli obiettivi prefissati». A stridere parzialmente, appunto, è la narrazione scelta per fare autocritica e, di riflesso, correggere il tiro in vista di un futuro migliore. Invitato a riflettere sugli errori commessi negli scorsi mesi, il Crus ha infatti preferito - e scientemente utilizzato - un registro differente. Banalmente, il tecnico ha parlato di «un’analisi aggressiva» per scovare le fragilità - e si badi bene, ce ne sono state parecchie - di una gestione tecnica implosa dopo otto mesi entusiasmanti. E ancora: «Quando sogni un traguardo importante come il titolo e alla fine non riesci a chiudere nei primi tre, essere contenti non è ammesso. Non lo siamo». Ah, ecco. Perché noi eravamo rimasti al pelzeriano zufrieden.
Che poi, in cuor suo e nonostante gli smacchi che hanno segnato il 2025 del Lugano, Croci-Torti è convinto di non aver sfigurato in Svizzera, come in Europa. Anche a giusta ragione. Ma ribadiamo: il tecnico momò ha confermato di essere un passo avanti rispetto ai piani e ai ritmi dei vertici societari. Della serie: torniamo subito a spingere e - se possibile, memori degli ultimi passi falsi - non lasciamo nulla d’intentato già nella prossima stagione. «L’obiettivo - dopo tanti anni di digiuno - dovrà essere quello di vincere qualcosa» ha affermato l’allenatore, voltandosi alla sua sinistra e incrociando lo sguardo di Pelzer e Blaser. Non vediamo dunque l’ora del 22 luglio, quando, a ridosso di un nuovo campionato di Super League e degli impegni in campo europeo, CdA e dirigenza fisseranno l’asticella per l’annata 2025-26.
Di sicuro, la concorrenza si prospetta più agguerrita. A Basilea, con o senza Fabio Celestini, si cercherà di cavalcare in tutti i modi l’onda, consolidando euforia, aspirazioni e risultati. E, va da sé, lo Young Boys non resterà a guardare. Se attorno alla prima squadra - e con l’AIL Arena sempre più bella e tangibile - l’FC Lugano sta recuperando terreno sulle grandi del calcio svizzero, gli investimenti finalizzati al successo in campo continuano a presentare un divario. Sia in termini di mezzi, sia sul piano della convinzione. Di qui il compito cruciale e l’esiguo diritto all’errore di chi, lungo il mercato estivo, sarà chiamato a costruire la nuova rosa bianconera. Poco importa se a Chicago o in Ticino, se in inglese o in tedesco. A renderci contenti saranno i fatti.