L'editoriale

Il Festival e l'anelito del film bianconero

L'FC Lugano ha lanciato la nuova stagione e la grandezza inseguita con coerenza dalla società ci ha ricordato il Pardo locarnese
Massimo Solari
20.07.2023 06:00

Tra due settimane si aprirà il Locarno Film Festival. Uno dei fiori all’occhiello della regione. Il peso culturale, sociale ed economico dell’evento - negli anni - non ha mai smesso di crescere. Tanto da raggiungere un valore e una reputazione inestimabili. Inscalfibili, anche. E non ce ne voglia il presidente uscente Marco Solari, allergico a qualsivoglia forma di rilassamento. La rassegna cinematografica ci è balzata alla mente in coda alla presentazione della stagione sportiva dell’FC Lugano. Più precisamente, quando è stato annunciato lo sdoppiamento del prossimo appuntamento «istituzionale» organizzato dal club. Sì, perché il 16 gennaio - a ridosso della seconda parte del campionato - il punto della situazione verrà fatto in due luoghi: in riva al Ceresio e - novità - a Zurigo. Esatto, proprio come avviene tradizionalmente con il Festival, lanciato sia in Ticino, sia a Berna. La sovrapposizione dei due mondi potrebbe sembrare fragile, così come superficiale il dettaglio fornito ieri dalla società bianconera. Guarda caso nel cuore di un altro simbolo della cultura cantonale, nazionale e internazionale: il LAC. Eppure, la scelta strategica del CEO Martin Blaser e del suo team sintetizza alla perfezione la natura e la portata del progetto plasmato sotto la proprietà di Joe Mansueto.

A Cornaredo e negli uffici di via Pioda nulla è lasciato al caso. La via del progresso è tracciata su più fronti: il campo, l’infrastruttura, il prodotto commerciale e l’immagine. Certo, la seconda e la terza voce rimangono cantieri aperti. In divenire, insomma. Ma se la vittoria della Coppa Svizzera nel 2022, parafrasando Blaser, aveva rappresentato un sorpasso sulla destra dello sviluppo aziendale, le recenti prestazioni della prima squadra - e dunque la sua credibilità nel Paese - hanno ritrovato piena sintonia con la crescita avulsa dalla classifica. Slancio e buone intenzioni, tuttavia, non sono ancora sinonimo di successo assicurato. Men che meno di consolidamento. L’orizzonte temporale a cui guarda il club, val la pena ricordarlo, è il 2029. La base è solida, ma - in un’ipotetica piramide - rimane pur sempre una base. Il presente, d’altronde, fa ancora rima con stadio e terreni d’allenamento provvisori, deficit operativi superiori ai 10 milioni e oggettivi disavanzi sul piano agonistico. Detto altrimenti, lo Young Boys rimane a distanza di sicurezza e, al netto delle condivisibili aspirazioni dell’allenatore Mattia Croci-Torti, pure il titolo.

In questo quadro avvincente e in parte precario, i prossimi mesi saranno oltremodo significativi. E, per certi versi, insidiosi. La nuova, opinabile formula della Super League non permette eccessive distrazioni, premiando le prime sei compagini dopo 33 turni e abbandonando all’oblio (o peggio) le altre sei. L’Europa è in grado di entusiasmare e però, appunto, anche di distrarre. Attenzione, dunque. La rosa a disposizione del Crus è buona, persino profonda. Per esperienza e caratura, l’immunità totale al logorio autunnale rischia invece di non essere data. A oggi, quantomeno. Guardando al mercato e tornando al paragone con il Pardo, spiccano ad ogni modo la coerenza e l’anelito del film bianconero. Il direttore sportivo Carlos Da Silva e Martin Blaser sono stati fermi su questo punto. La sostenibilità economica del club è doverosa sul lungo termine, e - per quanto la passione di Mansueto sia smisurata - ci mancherebbe. Ma per raggiungere un simile obiettivo, soprattutto in questa fase, è altresì cruciale non mostrarsi deboli e accondiscendenti. Non quando si tratta di negoziare il proprio patrimonio e generare plusvalenze preziose. «Nessun prezzo discount per i nostri migliori elementi, il nome del club va tutelato» hanno spiegato i diretti interessati, suggerendo una volta di più come s’intenda mantenere dritta la barra.

Fissare in alto l’asticella - primi tre posti in Super League, Coppa Svizzera e superamento della fase a gironi europea: mica poco - è fondamentale. Benzina per la squadra e per l’ambiente. Per diventare un fiore all’occhiello della regione, che pesa in termini sportivi, sociali ed economici e ha buon nome pure in Svizzera e all’estero. Modi e metodo però non contano meno.

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