Detto tra noi

La critica e i vestiti del re

Nel mondo delle arti e della cultura, la critica, il confronto, la discussione sono elementi fondamentali che aiutano gli artisti a crescere
Mauro Rossi
05.08.2022 06:00

Qualcuno, negli scorsi giorni, avrà seguito la polemica sorta tra un noto giovane cantante italiano e il sottoscritto, «reo» di aver fortemente criticato un suo concerto. Cosa c’è di strano, si potrebbe obiettare: un artista si esibisce e il critico fa il suo mestiere ossia, sulla base della sua esperienza in materia, formula delle osservazioni, positive o negative, di cui l’artista può tener conto o semplicemente ignorare. Invece stando all’accaduto le cose sono stanno più così: a fronte delle critiche il tizio in questione si è pubblicamente indignato, così come il management, l’organizzazione, l’ufficio stampa e così via, scatenando via social media, una polemica che ha avuto una eco a livello addirittura internazionale. Sulla cosa ci sarebbe da fare una grandissima risata non fosse altro che l’episodio non è che l’ennesimo segnale di una tendenza in corso, a tutti i livelli e in quasi ogni campo dell’attività umana, negli ultimi anni: il ripristino del reato di lesa maestà. Sta diventando infatti sempre più difficile dissentire o criticare chi, per i più diversi motivi – spesso neppure meritocratici – è tra i cosiddetti «VIP del mainstream»: guai a mettere in discussione le loro prese di posizione o le loro osservazioni o criticare il loro operato. Così come a mettere in risalto lacune, contraddizioni o palesi incapacità: in quel caso bisogna sempre sorvolare, tenere conto delle circostanze, delle attenuanti, pena una severa condanna che non è più penale come un tempo, quando a criticare «le alte sfere» si rischiava la galera e addirittura il cappio, ma sociale: i critici, i dissenzienti (anche quando lo fanno in modo pacato, serio e argomentando le loro posizioni) vengono esposti alla gogna mediatica, a una «macchina del fango» dalla quale è difficile poi districarsi.

Che simili comportamenti avvengano in un ambito politico-finanziario-economico è, se non eticamente accettabile quanto meno comprensibile (per raggiungere e/o mantenere determinate posizioni, da sempre infatti si usano tutte le armi, anche le più crudeli e subdole a disposizione): che ciò capiti in contesti artistici, è invece assurdo e illogico: nel mondo delle arti e della cultura, la critica, il confronto, la discussione sono elementi fondamentali, che aiutano gli artisti a crescere, a non cullarsi su delle certezze spesso effimere, a spingerli verso il rinnovamento, il miglioramento del loro operato. Allo stesso tempo la critica aiuta anche il pubblico a non prendere tutto come oro colato ma a valutare con maggior oggettività ciò che gli viene proposto e a stabilire, al di à del gusto personale, delle scale meritocratiche in grado di guidarlo nelle sue scelte e nelle sue valutazioni. Pretendere, come sta sempre più accadendo, di azzerare ciò significa rendere tutto più piatto, banale e soprattutto in balia di chi, forte di determinate posizioni, riesce a far passare cose di modestissimo valore come straordinarie. Esponendosi però lui stesso a un grande rischio: quello che, prima o poi, come in una celebre favola di Andersen qualcuno finalmente si accorga che il re è nudo. E allora sarà davvero la fine di tutto.

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