Reportage

La danza della pioggia si renderà necessaria?

Seguendo il corso del fiume Ticino, dove il livello dell'acqua è basso
Giorgia Cimma Sommaruga
26.06.2022 07:00

Le piogge di questi giorni non bastano. L’acqua è poca. Ma è percorrendo l’argine del fiume Ticino, il massimo affluente del Po specchio della siccità di questi mesi, che ci si rede conto della gravità della situazione. In testa alla val Bedretto, sul passo della Novena, a 2.480 metri di quota, si trova la principale sorgente del fiume. L’altra si trova vicino all’Ospizio del San Gottardo. Ripercorrendo il corso dell’arteria blu del Cantone. A Iragna isolotti riemergono dal letto del fiume rigagnoli d’acqua. «Io ho visto poche volte un Ticino cosí – racconta Fiorello Bergometti, che per 35 anni ha lavorato all’Acquedotto di Biasca -, e secondo me soffriremo ancora di piú il prossimo anno. Ora aspireranno l’acqua dal sottosuolo, ma poi? – sospira, corruccia il viso...– E non parliamo delle dighe. A monte tante sorgenti sono quasi scomparse, e a valle soffriamo tutti perché arriva poca acqua».

Gli affluenti del Ticino

A Pollegio, dove le acque del Brenno che percorre la val di Blenio, si immettono nel Ticino scorrendo insieme lungo la Valle Riviera, sembra di vedere uno scenario semi lunare. Quasi come se la mano dell’uomo fosse arrivata anche lí e avesse forzatamente bloccato le acque per la costruzione di nuovi sentieri nel verde. Sguardo verso l’alto, «sulle montagne poche riserve idriche», dice chi è del posto, «non ha nevicato!».

Eppure il Consiglio Federale ha rassicurato tutti, nonostante il riscaldamento climatico e i periodi di siccità piu frequenti, «la Svizzera in futuro disporrà di acqua a sufficienza». Ma ad allarmare è il rapporto dell’UFAM (Ufficio federale dell’ambiente) che, guardando sino al 2050, evidenzia come fiumi e torrenti, soprattutto in estate, «avranno meno acqua rispetto ad oggi, e le siccità saranno più durature. Potranno anche verificarsi periodi di scarsità d’acqua regionale».

Il clima cambia

Bombe d’acqua. Piogge intermittenti. Scrosci martellanti. Il clima cambia, cosí come le precipitazioni. «Peccato che in questo modo il terrenon riesca ad assorbire bene l’acqua e poi si verificano frane - osserva Mirko che lavora il marmo a Pollegio - L’ha visto il Ritom a Quinto? - riferendosi alla centrale idroelettrica -.A me ha fatto impressione».

Il Ticino dipende dall’acqua. L’energia utile al fabbisogno è prodotta per il 94% con l’idroelettrico. E a mancare è la materia prima, l’acqua. Anche i bacini idrici per la produzione idroelettrica sono ai minimi. Nell’ultima settimana risultavano infatti attorno al 30% del loro riempimento. E se pensiamo che il livello mediamente registrato attorno a fine giugno negli anni scorsi era il doppio, allora sì, forse c’è da riflettere.

Quando il fiume si butta nel lago

E le Bolle di Magadino? È qui che il Ticino sfocia nel lago. Chiamarla una palude - come veniva liquidata un tempo - è riduttivo, è infatti una zona considerata di importanza internazionale. Le Bolle sono un’area deltizia, affacciata sul Verbano. Eppure anche qui lo scenario è cambiato. A Tenero si vedono numerosi isolotti che emergono dalle acque, ormai coperti di vegetazione. Erba, arbusti, alberelli. Ampie spiagge sabbiose. «Vengo qui a camminare con i con i miei cani da più di 10 anni – racconta Martina mentre passeggia sotto una tenue pioggia –. Ho assistito ad un peggioramento di questo paesaggio. Per me vedere oggi il livello dell’acqua basso è un segnale che non va sottovalutato. Tutti dovremmo riflettere. Non sono una esperta, insegno a scuola, ma non penso sia normale».

Il verde inganna

Eppure facendo una gita sul Brè o sul Tamaro, la vegetazione è verdissima, e nel Mendrisiotto, dove si produce il 40% dell’uva ticinenese, le vigne non stanno soffrendo l’ondata di caldo e la penuria d’acqua. Deficit ancora piú evidente sulle rive del Po, in Italia, il cui vasto bacino è sotto i minimi storici.

L’acqua è poca, e chi non ce l’ha la porta via al vicino. È quello che sta succedendo in provincia di Pavia, dove le risaie piangono ed è iniziata la «guerra dell’acqua». Gli agricoltori, di notte, se la rubano tra di loro, chi è a monte l’aspira con le idrovole dai canali. Chi è a valle resta senza. Per far fronte alla grave siccità gli italiani lavorano ad un piano per lo stato di emergenza nazionale al quale, potrebbero accedere le Regioni della pianura Padana. Si chiede aiuto alla Svizzera, al Lago Maggiore in particolare. Ma anche da noi i bacini idrici soffrono. E le tanto attese piogge di questi giorni non sono abbastanza per far tirare un sospiro di sollievo e colmare il forte deficit idrico. 

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