Clima

Se viene a mancare l'acqua

Secondo gli scenari idrologici della Confederazione, in estate la quantità di acqua nei fiumi e nei torrenti diminuirà drasticamente mentre aumenteranno i periodi di siccità - Berna propone diverse misure - Mauro Veronesi: «Il Ticino è precursore su diversi temi»
Francesco Pellegrinelli
20.06.2022 06:00

Fiumi e torrenti con meno acqua, e periodi di siccità più prolungati e frequenti. In futuro, l’estate rischia di essere meno idilliaca di quanto la conosciamo oggi, anche in Svizzera, notoriamente considerata - con suoi 1.500 laghi, 890 chilometri quadrati di ghiacciai e gli innumerevoli fiumi - il castello d’acqua d’Europa.

Gli scenari idrologici sviluppati dagli esperti sollevano più di un interrogativo, tanto che lo scorso 18 maggio, il Consiglio federale ha approvato un rapporto sull’approvvigionamento idrico sicuro. La posta in gioco è alta e la sfida importante. Considerato il cambiamento climatico in corso, e l'aumento della popolazione, occorre riflettere sui comportamenti da adottare affinché si possa garantire, anche in futuro, le esigenze attuali, espresse dalla popolazione e dall’economia.

La 6. primavera più siccitosa

«La siccità di questi mesi dimostra quanto il tema dell’approvvigionamento idrico sia prioritario. In Ticino, come nel resto della Svizzera», commenta al CdT Mauro Veronesi, capo Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico del Canton Ticino. I dati di Meteosvizzera parlano chiaro: dopo un inverno particolarmente asciutto, la siccità è continuata anche nei mesi primaverili. «È stata la sesta primavera più siccitosa degli ultimi 150 anni», osserva al CdT Guido della Bruna di Meteosvizzera. «Marzo, aprile e maggio hanno registrato solo il 38% delle precipitazioni normalmente attese». Il nuovo anno ha mostrato il problema in tutta la sua gravità, aggiunge Veronesi. L’immagine dei fiumi e dei torrenti quasi a secco sono esplicite. «I periodi di siccità iniziano ad aumentare e le prospettive per il futuro mostrano che, a seguito dei cambiamenti climatici, ci stiamo incamminando, come regione Svizzera, verso periodi estivi sempre meno piovosi», conferma Marco Gaia, responsabile del Centro regionale sud di Meteosvizzera.

La situazione nei comuni

Una tendenza che, in poco tempo, ha portato il Consiglio federale a occuparsi del tema con una certa urgenza, inserendo la siccità nell’agenda politica nazionale. «Di acqua in Svizzera ce n’è tanta e continuerà ad essercene», osserva Veronesi. «Esiste però un problema di fondo: la distribuzione delle precipitazioni non è omogenea, né dal profilo spaziale sul territorio cantonale né dal profilo temporale nell’arco dell’anno; i cambiamenti climatici non faranno che aggravare questa situazione». Gli effetti sono facilmente intuibili: «Nei mesi estivi di siccità, dove il consumo è maggiore, può capitare di dover intervenire con una gestione parsimoniosa per contrastare la penuria che localmente toccano il territorio». È il caso, per esempio, di questi mesi. «La situazione in diversi comuni ticinesi è piuttosto delicata, tanto che abbiamo provveduto al rilascio di una decina di autorizzazioni temporanee per pompare l’acqua da fonti non convenzionali». In caso di penuria un comune può infatti decidere di far capo a fonti alternative, per esempio, utilizzando, a scopo potabile, l’acqua che normalmente viene impiegata a scopo irriguo, da fiumi o da sorgenti prive di zone di protezione, spiega ancora Veronesi. Per quanto concerne gli aspetti igienici, i comuni eseguono delle verifiche supplementari e l’autorizzazione in quest’ambito viene rilasciata dal Laboratorio cantonale. «Solitamente riceviamo una richiesta di questo tipo ogni due anni. In questi ultimi mesi sono state già una decina, alcune per un uso potabile, altre per irrigare i campi».

La gestione regionale

Intanto, come detto il Consiglio federale si è mosso approvando il rapporto sull’approvvigionamento idrico sicuro. Un documento che intende promuovere una serie di misure volte a garantire una gestione corretta della risorsa idrica. In cima alla lista delle raccomandazioni spicca la richiesta, fatta ai cantoni, di «una gestione delle risorse idriche su scala regionale». «In Ticino su questo punto siamo all’avanguardia», spiega Veronesi. «Con questa misura, la Confederazione chiede ai cantoni di organizzare la gestione idrica non più su scala comunale, bensì regionale». Un cambiamento a cui il Ticino è giunto con la legge sull’approvvigionamento idrico del 1994: «Con questa legge è stato introdotto un nuovo concetto di approvvigionamento, che mira a mettere in rete gli acquedotti comunali. Prima, invece, ogni singolo ente pensava per sé. Aveva le sue sorgenti, i suoi acquedotti e le sue condotte. Ora, invece, ci muoviamo verso soluzioni integrate e differenziate, attraverso opere che vengono finanziate dal Cantone con sussidi annui che si aggirano attorno a 4-5 milioni di franchi». Un vero cambio di paradigma, dunque, che concorre a sviluppare una gestione professionale della rete idrica, oltre che a consentire la condivisione delle sorgenti in caso di penuria. «Se una fonte scarseggia, può venire in soccorso la fonte di un comune limitrofe». Più in generale, spiega ancora Veronesi, il Cantone da anni spinge sulla diversificazione delle fonti: «È un mantra che ripetiamo e che sta alla base di una gestione sicura dell’approvvigionamento idrico. Non si può ad esempio far capo solo alle sorgenti, ma è necessario attingere l’acqua anche dai pozzi in falda o, laddove possibile, dai laghi».

I contatori e le perdite

C’è poi il grande capitolo del risparmio. «In questi anni, dal profilo tecnico, si è fatto molto», spiega Veronesi. «In ambito domestico sono stati introdotti diversi accorgimenti, come i miscelatori dei rubinetti o il doppio tasto del WC». Il 30 % del consumo domestico di acqua - in Svizzera ammonta a 142 litri pro capite - è infatti prodotto dallo sciacquone del WC. Il 25 % da doccia e bagno, e il 16 % del lavabo della cucina. Altri aspetti, invece, vanno migliorati, suggerisce Veronesi: «Sempre in ambito domestico, si potrebbe promuovere il prato fiorito e naturale, anziché quello inglese che necessita di un’irrigazione massiccia e dell’impiego costante di prodotti fitosanitari».

Un’altra grande sfida, spiega Veronesi, è la lotta allo spreco generato dalle perdite che si verificano nelle tubature. «Mediamente si stima che la quota di perdita di un acquedotto si aggiri attorno al 13 %». Cosa fare, allora? «Questa lotta la si combatte con la posa dei contatori. Solamente così si può capire quanta acqua arriva a destinazione rispetto a quella erogata da un serbatoio». Non solo. La posa generalizzata dei contatori risponde a un principio sacrosanto: «Si paga quanto si consuma. Altrimenti il principio del consumo responsabile viene meno». Alcuni comuni, spiega Veronesi, «non hanno il contatore e fanno pagare l’acqua in funzione del numero degli utenti, o del numero dei rubinetti, o del valore della casa, un approccio che non incentiva un uso parsimonioso dell’acqua, anzi».

A livello industriale e artigianale, invece, si è già fatto molto e attualmente molta acqua impiegata viene riutilizzata. Non così, per contro, in agricoltura, dove la Confederazione è intenzionata ad intervenire, tenuto conto che «il cambiamento climatico avrà un impatto soprattutto su questa attività». Secondo il rapporto sull’approvvigionamento idrico sicuro, «il fabbisogno di irrigazione deve diventare conforme alle risorse idriche disponibili». Berna prevede anche di riflettere sulla necessità di adattare la produzione agricola alle condizioni climatiche locali, e tra le possibili misure propone contributi per un’irrigazione parsimoniosa. «Per proteggere gli ecosistemi acquatici, i prelievi fatti in alcuni corsi d’acqua principalmente per l’irrigazione delle terre agricole, devono essere limitati», si legge nel rapporto. Un problema che tocca solo in parte il nostro cantone: «In Ticino non abbiamo un’agricoltura molto intensiva e l’impatto idrico è moderato. Perlopiù l’attività sul piano di Magadino è limitata all’ortofrutticola, dove l’impiego del goccia a goccia è già in uso», conclude Veronesi.

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