Anthony Polite: «La mia estate con gli Spurs e il piano B con Tony Parker»
Un ticinese alla Summer League NBA di Las Vegas con i San Antonio Spurs. Ne abbiamo già scritto ieri, raccontando la storia di Anthony Polite. Ora è lui a svelarci tutti i retroscena di questa incredibile esperienza.
Anthony, torniamo un attimo al draft NBA del 23
giugno. Come lo hai vissuto? Ci sei rimasto male o sapevi che sarebbe stato
difficile essere tra i 58 selezionati?
«Non sono stato scelto, ma non parlerei di delusione.
Sapevo di aver fatto il possibile per giocare al meglio le mie carte. In aprile,
dopo aver chiuso la stagione NCAA con la Florida State University, ho deciso di
avviare la mia carriera nel basket professionistico. A 25 anni, sentivo che era
il momento giusto e quindi mi sono dichiarato eleggibile per il draft NBA. Da
quel momento ho iniziato ad allenarmi tutti i giorni, prima in Florida, poi a
Las Vegas. In seguito, sono stato chiamato da cinque squadre NBA per dei
‘‘workout’’: San Antonio Spurs, Brooklyn Nets, New York Knicks, Washington
Wizards e Philadelphia 76ers».
Eri
a New York per il draft?
«No, l’ho guardato in televisione. Gli scenari erano
due: o mi avrebbero chiamato molto tardi, alla fine del secondo giro, oppure
non mi avrebbero chiamato del tutto. È andata male, ma sono comunque felice di
aver vissuto questo intero processo. È stata un’esperienza molto intensa. Non
tutti ne hanno l’opportunità».
Invitandoti alla Summer League di Las Vegas, i San
Antonio Spurs ti hanno comunque concesso una preziosa seconda chance.
«Esatto. Già prima del draft mi avevano promesso un
posto nel torneo estivo. Il 26 giugno mi hanno invitato in Texas per allenarmi
con loro. È stato surreale, ogni giorno ho avuto il privilegio di incontrare
Gregg Popovich, il coach più vincente nella storia della NBA, l’uomo che ha
portato gli Spurs a conquistare cinque titoli. In palestra mi sono intrattenuto
con Tim Duncan e Manuel Ginobili, due miti di San Antonio. Al primo ho soltanto
stretto la mano, ma con l’argentino ho chiacchierato un po’. È stato
bellissimo, incredibile».
A guidare gli Spurs alla Summer League è il
viceallenatore Mitch Johnson. Popovich lo hai solo visto o gli hai anche
parlato?
«Abbiamo parlato praticamente tutti i giorni. Era
sempre in palestra, si allenava anche lui prima di noi. Visto in televisione
sembra estremamente serio, ma di persona è simpaticissimo. Ride, scherza e ti
dà consigli preziosissimi».


Conosce la tua storia?
«Sì. Tutti i membri dello staff tecnico degli Spurs
sanno che sono nato e cresciuto in Svizzera e che mi sono trasferito negli
Stati Uniti a 15 anni».
Oggi debutterete a Las Vegas contro i Cleveland Cavs.
Il torneo prevede cinque partite da qui al 17 luglio. Come ti giocherai questa
chance?
«Semplice: in campo darò l’anima, facendo del mio
meglio. Voglio godermi ogni istante. Da quando ho iniziato a giocare a basket
sogno di trovarmi su un parquet con una maglia NBA. Ora sta per succedere».
Che tipo di partite ti aspetti in un torneo come
questo, in cui partecipano giocatori con poca o nessuna esperienza in NBA? C’è
il rischio che ogni singolo voglia emergere e che l’egoismo prevalga sul
concetto di squadra?
«In queste situazioni tutti vogliono mettersi in
mostra. Noi siamo in diciassette e quando l’opportunità si presenterà, ognuno
cercherà di far vedere le proprie capacità. Allo stesso tempo, però, altruismo
e spirito di squadra sono qualità importanti, soprattutto in un’organizzazione
come gli Spurs. San Antonio cerca sempre giocatori adeguati al suo sistema e
già nei primi allenamenti abbiamo portato in campo un sincronismo eccezionale.
Sono qui con ottimi ragazzi e credo che ci divertiremo molto. Ognuno avrà la
sua chance per farsi notare».
Gli Spurs sono famosi per la loro abilità nello
«scouting» al di fuori degli USA. È una franchigia che apprezza lo stile
europeo.
«È vero, qui hanno avuto successo tanti giocatori non
americani: europei, sudamericani, australiani. Per me vuol dire davvero tanto
poter far parte di un’organizzazione così».


Torniamo alla Summer League. Oggi esordite contro
Cleveland, squadra che ha invitato a Las Vegas un tuo compagno di Florida
State, Malik Osborne.
«È una coincidenza fantastica. Io e Ozzy abbiamo
giocato insieme negli ultimi quattro anni. Da quando è stato pubblicato il
calendario del torneo ci sentiamo tutti i giorni e ci promettiamo battaglia.
Per la prima volta saremo nemici».
Cosa ti resta dei cinque anni alla Florida State
University?
«Innanzitutto, molte amicizie che dureranno tutta la
vita. Poi, sul campo, ho imparato tante cose che potranno tornarmi utili in
ogni ambito. Ho avuto allenatori fantastici che mi hanno aiutato a crescere
come giocatore e come uomo. Ho vinto campionati e tornei di prestigio. E ho
trascorso delle indimenticabili vacanze con i miei compagni di squadra».
Da qualche giorno si parla di un tuo possibile futuro
in Francia, con l’ASVEL di Villeurbanne, qualora non trovassi spazio in NBA.
Puoi confermare questa voce?
«Sì, ho firmato con loro, ma ho la possibilità di
uscire da questo accordo qualora ottenessi un contratto di qualsiasi tipo in
NBA».
L’ASVEL è campione di Francia e disputa pure
l’Eurolega. Il proprietario e presidente, inoltre, è Tony Parker, quattro volte
campione NBA con gli Spurs. Niente male come piano B...
«In effetti sembra un piano A. Nell’immaginario di
qualsiasi appassionato o addetto ai lavori, dopo la NBA viene subito
l’Eurolega. Non succede spesso che giocatori appena usciti dal college vadano a
giocare direttamente nella più importante competizione europea. Per me è
un’opportunità immensa. Qualunque cosa accada nelle prossime settimane, sarò
felice. So che potrò giocare a basket a un livello altissimo. Tony Parker è
ancora molto legato ai San Antonio Spurs, per cui siamo costantemente in
contatto anche in questi giorni».


Tornando al draft, cosa puoi dirci di Paolo Banchero,
scelto con il numero uno da Orlando?
«L’ho affrontato. Era la stella della Duke University
e in gennaio, con Florida State, li abbiamo battuti all’overtime. In febbraio
si sono presi la rivincita, ma io ero infortunato».
In un’estate così impegnativa, quando potrai tornare
in Ticino?
«Ancora non lo so. Clint Capela mi ha invitato al suo
match d’esibizione, il 23 luglio a Ginevra. Sto cercando di capire se riuscirò
ad andarci».
Papà Mike, ex giocatore di Bellinzona e Lugano, verrà
a vederti a Las Vegas?
«Lui vive in Florida e farà il possibile per esserci.
Ci sarà anche mia mamma. Avrò un bel tifo».