Calcio

Croci-Torti torna a respirare: «Mai dubitato del sostegno dei miei giocatori»

In piena crisi e con la posizione dell’allenatore vieppiù fragile, i bianconeri reagiscono alla grande, stendendo il Basilea - La squadra lancia così un segnale fortissimo, a sé stessa, al campionato e soprattutto al tecnico
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
10.08.2025 23:30

E dire che ci si sarebbe accontentati di una sconfitta dignitosa. Di una squadra disposta a non perdere la faccia un’altra volta, e in grado di lasciare il campo con dignità. Insieme al suo allenatore. II Lugano e Mattia Croci-Torti, invece, hanno fatto qualcosa di speciale. Di inaspettato, anche. Nella partita della paura, a fronte di una crisi di risultati profonda e per i possibili risvolti sullo staff tecnico, i bianconeri hanno lanciato un segnale fortissimo. Al Basilea, campione svizzero superato con merito e coraggio; al campionato; a sé stessi; certo, all’allenatore, inevitabilmente messo in discussione dopo un inizio di stagione terribile. A Cornaredo è finita 3-1, con il gol liberatorio di Koutsias, con il pubblico in piedi ad abbracciarsi, con il Crus tornato - finalmente - a esultare come un matto sotto la curva, prima di urlare «grazie» e di nuovo «grazie» agli spettatori presenti sulla tribuna principale.

Prima padroni, poi solidali

Insomma, è ancora vivo ed è ancora il Lugano di Mattia Croci-Torti. E, suggerivamo, era tutto fuorché scontato dopo l’umiliante batosta europea, mentre in sottofondo l’ambiente si faceva vieppiù rumoroso. «Faccio l’allenatore da qualche anno ormai e so bene che la permanenza o meno su una panchina dipende in buona parte dai risultati» indica il Crus nella pancia dello stadio. Per poi riconoscere: «Perciò ero consapevole che la mia posizione, in caso di un’altra sconfitta, avrebbe potuto uscirne indebolita». A emergere quale grande vincitore da una domenica di canicola e passione, al contrario, è stato proprio il condottiero bianconero. «Onestamente, però, la squadra merita di essere posta al di sopra del sottoscritto» le parole, al solito generose, del tecnico momò. «Gli ultimi 25’ disputati dai miei giocatori non sono il frutto degli allenamenti o di mie indicazioni. No, a fare la differenza è stata la volontà enorme dei singoli. Che questa partita l’hanno voluta vincere a tutti i costi».

Già, avanti di due reti dopo un primo tempo dominato in lungo e in largo, i bianconeri hanno vissuto un finale di totale sofferenza. Prima il gol di Ajeti, poi le parate di Saipi e la clamorosa traversa colpita da Kade. Ma per una volta, come insegnano Stanley Kubrick Jack Torrance in Shining, il mattino ha avuto l’oro in bocca. E così, quanto costruito con qualità e personalità prima della pausa dalla formazione ticinese si è infine rivelato pagante. «Ci sono due cose che mi rendono felice» l’analisi in merito di Croci-Torti. «Abbiamo cercato la vittoria e messo in difficoltà i renani con i nostri mezzi, giocando sempre la palla, creando superiorità numerica. Non ci siamo snaturati, insomma. Nel travaglio conclusivo, di cui già temevo alla vigilia, ho poi visto grande solidarietà. Ho visto la squadra unita».

Steffen e la voglia di rilanciarsi

Ad approfittare di un avversario a lungo passivo e sulle gambe, non è per altro stato un Lugano di prima classe. A sinistra, per dire, hanno battezzato il campionato Marques e Mahou, mentre sul lato opposto Doumbia è stato chiamato a contenere Otele. È andato tutto bene, persino benissimo se pensiamo alla prestazione del capitano ivoriano. A non tradire, però, è stato altresì Steffen, sceso in campo con i riflettori puntati addosso dopo le velenose speculazioni emerse in settimana. «Se Renato gioca meglio quando è arrabbiato? Steffen, e mi ripeto, non era arrabbiato con me. Semplicemente non era pronto a sostenere tre gare in sette giorni. Escluderlo dalla sfida con lo Celje è stata una mia scelta forte, perché ovviamente lui voleva esserci. Ma avete visto che tipo di prestazione ha saputo offrire con la necessaria preparazione. La sua è stata una prova di grande altruismo, durante la quale ha messo al primo posto i compagni».

Steffen e compagni, loro, non hanno mollato l’allenatore. «Io, però, non ho mai dubitato del sostegno dei miei uomini» sottolinea ilCrus. «La verità è che la mia frustrazione, nell’ultimo periodo, era anche quella dello spogliatoio. Inutile girarci attorno. I risultati influiscono pure sulla fiducia dei giocatori e, noi, non performavamo da troppo tempo. Da marzo, addirittura, a Cornaredo. Ecco perché era corretto essere messi in discussione». Il Lugano non ha voluto cedere definitivamente. «In queste circostanze l’ultima cosa da fare è lasciarsi andare. Non è il mio atteggiamento. Ho quindi sempre cercato di lanciare messaggi positivi. D’altronde resto convinto di avere a disposizione una buona squadra. In queste settimane abbiamo purtroppo pagato caro l’assenza di ricambi, ma vogliamo continuare a dimostrarci ambiziosi. E all’altezza degli obiettivi fissati a metà luglio. Ebbene, in una partita che era una sliding door, siamo riusciti a farlo capire al Basilea». E pensare che ci si sarebbe accontentati di una sconfitta dignitosa.

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