Calcio

FC Lugano, sono numeri impietosi

Il 2025 dei bianconeri si sta trasformando in un incubo: nessuna squadra in Super League ha totalizzato meno punti - Preoccupano la scarsa resa del gioco, la fragilità difensiva, l’inefficacia in attacco e la vulnerabilità contro ogni avversario - Ma l’allenatore Mattia Croci-Torti è a rischio?
Per Mattia Croci-Torti e i suoi uomini è un momento delicato. © reuters/flaviu buboi
Massimo Solari
05.08.2025 06:00

«Avevo perso la passione per il calcio, l’ho ritrovata qui». Mentre il Lugano si leccava le ferite, svuotato e disorientato dopo la pesantissima sconfitta rimediata a Sion, Ignacio Aliseda faceva impazzire di gioia i tifosi del Cerro Porteño, disegnando magie nel Superclásico paraguaiano contro il Club Olimpia. Gettato nella mischia al 73’, «Nacho» ha realizzato il provvisorio 2-2 e, con una poesia, il gol vittoria, per l’appunto accompagnato da parole liberatorie. La sua ex squadra, suggerivamo, rimane invece schiava di un incubo. Un incubo che oramai si protrae da mesi. Nessun accenno di risveglio, pochissima magia, tanta amarezza e - come l’Aliseda che aveva lasciato Cornaredo fra le polemiche - una totale mancanza di fiducia. In termini di risultati e tendenze, il 2025 è un recinto che contiene numeri impietosi. E che, di riflesso, mette sotto un’inedita e però inevitabile pressione l’allenatore Mattia Croci-Torti e la dirigenza, correi di una rosa che - per più ragioni - fa acqua da tutte le parti.

Esprimersi bene, inutilmente

Oddio, non si salva nemmeno chi va in campo. Prestazioni come quelle offerte dai vari El Wafi, Brault-Guillard, Saipi e Dos Santos, giustificherebbero persino mosse radicali. Sostituire dieci giocatori, tuttavia, non è possibile, e allora tocca al Lugano e ai suoi responsabili guardarsi dentro, riflettere e valutare le misure necessarie per non compromettere la stagione prima dell’autunno. La situazione attuale, in effetti, preoccupa e non promette nulla di buono. Le prestazioni offerte contro Cluj, Thun e Sion hanno mostrato i limiti e i problemi dei ticinesi, incapaci di trovare la vittoria, maledettamente inefficaci sotto porta, fragilissimi in difesa e - complici le peripezie continentali - fisicamente provati. Oltre che inadeguati con una serie di interpreti. Le dichiarazioni rilasciate dai protagonisti al Tourbillon, poi, hanno fatto emergere la contraddizione del gioco bianconero. «Che funziona ma non produce risultati» ha osservato cinicamente - ai microfoni della RSI - Ezgjan Alioski. Già, ma a cui il Crus non smette di credere. «Se qualcuno afferma che il Sion ha giocato meglio di noi prima del terzo gol dice un qualcosa di non corretto» le parole del tecnico nel dopo-partita. Okay, eppure il raccolto è misero. Basta rammentare le 14 sconfitte da inizio anno. Basta osservare, con un po’ di apprensione, la classifica e la differenza reti in Super League.

Se il Servette licenzia Häberli

Il Lugano, al proposito, non è solo l’ultima forza di un torneo appena sbocciato e per il quale, dunque, sarebbe prematura qualsivoglia sentenza. No, il dato allarmante, piuttosto, interessa l’anno solare. A seguito del 4-0 subìto in Vallese, Steffen e compagni sono diventati - si spera temporaneamente - la peggior squadra del 2025. Dei club del massimo campionato, tolto ovviamente il Thun, nessuno ha conquistato meno punti: 23 in 22 incontri. A titolo di paragone, Thomas Häberli, fresco di licenziamento dalla panchina del Servette, ne ha contabilizzati 34, meno solo di Basilea e Young Boys.

Certo, le coordinate e i riferimenti alle spalle dell’allenatore dei ginevrini sono mutate in modo drastico dopo l’addio di René Weiler, che lo aveva scelto da direttore sportivo. Da parte sua, e seppur timidamente, il Chief Sports Officer del Lugano Sebastian Pelzer ha scagionato Croci-Torti a margine dell’ultima scoppola. «Siamo un team e la fiducia dell’intero gruppo è la stessa di sei mesi fa, non c’è alcuna differenza». D’accordo. E se tra dieci giorni - non a marzo inoltrato - la società avesse già fallito il primo obiettivo, mancando il girone di Conference League? Con quali garanzie allo staff tecnico e con quanta paura ci si recherebbe a Cham per il primo turno di Coppa Svizzera?

Ancora troppi nodi da sciogliere

Pelzer, per ora, si limita a chiedere pazienza all’ambiente. E senza promesse circa la volontà - fondamentale viste la precarietà del presente - di fare leva sul mercato. «Il nostro contingente, al momento, è considerevole e non possiamo permetterci di sforare il budget a disposizione. Ad oggi non ho margini di manovra, servono delle uscite». Ma più passano i giorni e le partite in calendario, più il mancato scioglimento dei diversi nodi in spogliatoio rischia di produrre effetti nefasti. E, certo, parliamo delle «grane» Hajdari, Zanotti, Saipi. Il dito, nelle scorse ore e naturalmente senza fare nomi, è stato puntato proprio contro il reparto arretrato e la sua scarsa affidabilità. «Perché è inaccettabile difendere in questa maniera» ha tuonato il Crus.

L’incapacità di mantenere la porta inviolata sta costando tanto, tantissimo a un Lugano con le polveri bagnate. Nel 2025, tornando a cifre e allarmi, sono state nove le gare concluse senza un gol all’attivo. E cioè un terzo di quelle disputate. In totale, i bianconeri hanno realizzato 31 reti in 27 match, per una media di 1,15 a partita. Se si elimina il festival andato in scena contro lo Celje, nel ritorno degli ottavi di finale di Conference League (5-4 prima del kappaò ai rigori), si viaggia al triste ritmo di un gol a partita. Nessuno dei quali, per altro, realizzato da Renato Steffen. Ripercorrendo gli ultimi mesi, si evince quindi che per mettere le mani sui tre punti è stato indispensabile segnare almeno due o più reti. È accaduto nove volte e, comunque, non è sempre bastato per fare festa al triplice fischio finale.

Alla portata di tutti o quasi

A differenza di un passato che appare lontanissimo, il Lugano è diventato un avversario alla portata di tutti o quasi. Tra campionato, Europa e Coppa Svizzera, da gennaio i bianconeri sono stati in grado di battere appena cinque formazioni. Non esattamente le più blasonate. Parliamo di Celje - nella folle sfida continentale citata poc’anzi, finita fra le lacrime -, Sion, Yverdon, Winterthur (due volte) e Lucerna (due volte). L’ultimo successo dell’era Croci-Torti, proprio contro i lucernesi, risale al 4 maggio. Ebbene, per imporsi 2-0 alla swissporarena l’allenatore momò aveva optato per una prova tutta grinta e rigore, sacrificando il gioco sull’altare della resa. Quella che paga sempre. Quella che, se assente come la passione, può finire per costare carissimo.

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