L'intervista

«Il titolo? Distrarsi serve a poco, l'ha capito pure Croci-Torti»

Il Lugano è tornato a fare la voce grossa e a guardare ai piani alti della Super League: di questo e di tanto altro abbiamo discusso con il responsabile dell'area sportiva del club bianconero Sebastian Pelzer
Sebastian Pelzer, 45 anni, è responsabile dell’area sportiva bianconera dal 1. gennaio 2025. © cdt/gabriele putzu
Massimo Solari
24.11.2025 18:51

Proprio un anno fa, il Football Club Lugano annunciava il suo arrivo definitivo da Chicago. Da quando, a inizio 2025, ha assunto la carica diChiefs Sports Officer, Sebastian Pelzer ha tuttavia dovuto gestire diversi momenti complicati in seno alla prima squadra, così come parecchie critiche a fronte delle scelte operate in chiave mercato. Oggi, con i bianconeri che sono tornati a correre forte e a flirtare con il vertice della Super League, il 45.enne tedesco si toglie alcuni sassolini dalla scarpa.

Se il Lugano, domani, dovesse superare il San Gallo, la vetta della graduatoria disterebbe solo sei lunghezze. A fine agosto Sebastian Pelzer avrebbe scommesso 1.000 franchi su questo scenario?
«No, non l’avrei fatto. Per ritornare a questo livello è servito un duro lavoro. Perché le sfide e i compiti da affrontare, lungo le settimane, si sono accumulati. La consapevolezza nelle nostre qualità è sempre stata presente, così come la fiducia nell’allenatore. Ma c’era un dubbio da sciogliere: il timing del successo. Quando torneremo a vincere? Quando mostreremo con costanza le prestazioni di cui la squadra è capace? Sono gli interrogativi che ci hanno accompagnato per diverso tempo. E non è stato facile inseguire le risposte, ancora e ancora, provando una o l’altra soluzione. La creazione di un’unità di gruppo come quella attuale era naturalmente auspicabile, coscienti però – e non smetterò di sottolinearlo - che a favorirla sarebbe stata la chiusura del mercato estivo».

In queste settimane vissute davanti a tutti, allenatore e giocatori del Thun hanno più volte affermato di non volersi porre limiti. Con il solo campionato da sostenere, e alla luce delle consapevolezze riacquisite, perché dovrebbe farlo il Lugano?
«Credo che la scorsa stagione abbia insegnato molto al Lugano. E che il Lugano abbia imparato dai suoi errori. Invece di agire e basta si è forse parlato un po’ troppo, anche a livello mediatico. La cosa più giusta da fare, ora, è dunque focalizzarsi sulla prossima partita. Provare a vincerla. E poi fare lo stesso in vista del match successivo. Solo così sarà possibile ottenere determinati risultati».

Dovrà tenere a bada l’ambizione sfrenata di Mattia Croci-Torti?
«Durante l’ultimo campionato, e per la prima volta da quando Mattia siede in panchina, il Lugano si è ritrovato nella condizione di aver qualcosa da perdere. E ciò al netto di una squadra oggettivamente forte e di risultati che potevano anche giustificare determinate aspettative. Avere ambizioni è importante, ma è altresì cruciale che le stesse vengano confermate in campo, in ogni partita. Lasciarsi distrarre da scenari ipotetici, per contro, serve a poco. E penso che anche Croci-Torti lo abbia capito».

Ma, davvero, il Lugano non ha più niente da perdere?
«No, abbiamo tutto da guadagnare, perché per un attimo ci siamo ritrovati sul fondo. Ricompattarsi è stato fondamentale. E però, appunto, sarà altrettanto prezioso non dimenticarsi da dove siamo riemersi. Mai».

No, a fine agosto non avrei scommesso sulla classifica attuale

Per dare una scossa all’ambiente, a fine estate avete optato per tre interventi forti: l’acquisto di David von Ballmoos; la sostituzione di Riccardo Di Benedetto con Germano Vailati nella veste di preparatore dei portieri; l’allontanamento di Andrea Aletti per puntare su Michele Salzarulo. In che ordine li classificherebbe per importanza?
«Nessuna graduatoria, poiché a fare la differenza è stata la combinazione delle tre decisioni. Decisioni, va da sé, che siamo contenti di aver preso. L’innesto di von Ballmoos, in un periodo difficile per Saipi, ha banalmente contribuito alla riconquista di determinati risultati. E, con alcune parate decisive, persino di qualche punto aggiuntivo. Vailati ha fornito nuovi impulsi nella gestione dei portieri. Salzarulo, da parte sua, ha aggiustato il nostro comportamento tattico sul piano difensivo. Ed è stato un intervento cruciale. Prima subivamo tantissimi gol. Adesso, invece, l’impostazione offensiva viene compensata - al momento della perdita del pallone - da un approccio difensivo eccellente. Il modo in cui la squadra si muove e chiude gli spazi è cambiato».

A ripagarvi con moneta sonante, però, è stato soprattutto il rinnovo della fiducia a Mattia Croci-Torti. Che allenatore sta osservando, nelle ultime settimane, Sebastian Pelzer? Come molti giocatori, anche il Crus ha fatto un click?<
«Il suo modo di ragionare non è cambiato. Ma è indubbio come, a sua volta, abbia beneficiato dell’aria fresca portata in seno allo staff tecnico. Personalmente non ho mai dubitato di Mattia. E il motivo è semplice: non ha mai smesso di avere un piano per la squadra. Anche nelle difficoltà, ha sempre cercato di individuare quali potessero essere le contromisure per permettere al Lugano di risollevarsi. La sua fiducia nei confronti del gruppo che allena è stata incrollabile. E così la mia verso il suo lavoro e la sua posizione».

E dopo nove mesi non semplici, anzi talvolta pesanti, il Chief Sports Officer del Lugano vive il presente come una rivincita anche personale?
«Gestire responsabilità e pressione non è mai stato un problema. Sono oneri che ho assunto e che continuerò ad assumermi. Ma proprio come ho cercato di non farmi coinvolgere sul piano emotivo quando le cose andavano male, pure in questa fase non intendo smarrire la lucidità mentale solo perché abbiamo vinto qualche partita. Per il bene futuro del Lugano occorre decidere con razionalità e serenità. Poi, e non lo nego, i recenti risultati hanno sicuramente fatto bene anche al mio stato d’animo. Ho iniziato a contribuire alla crescita del club nell’agosto 2021, ma i primi nove mesi di quest’anno non sono stati sempre facili».

Venerdì, in conferenza stampa, Croci-Torti ha affermato che il Lugano «non era pronto a disputare tre competizioni». Con il senno di poi, lo riconosce pure lei? E, a questo punto, quanto è grande il rammarico per aver in qualche modo sabotato una fetta importante di stagione che avrebbe potuto valere un tesoretto per la Super League?
«Abbiamo perso molti punti, è oggettivo. E in parte Mattia ha ragione. Diversi giocatori si sono aggregati tardi al resto del gruppo, altri non erano in forma. E poi c’è stata la partita a Cluj, che abbiamo dominato e che avrebbe dovuto darci slancio. È accaduto l’opposto. La variabile delle tre competizioni, al contrario, non ha nulla a che vedere con l’eliminazione in Coppa Svizzera. Quella partita e quella sconfitta non hanno scusanti».

Ma il suo principale mea culpa qual è?
«I punti sui quali riflettere e provare a migliorare non mancano anche nel mio caso. Forse alcune trattative avrebbero dovuto funzionare, mentre in un paio di casi - a operazione praticamente conclusa - i club dei giocatori che eravamo pronti a portare a Cornaredo si sono tirati indietro all’ultimo momento. Questi imprevisti ti costringono a ricominciare da capo, ti fanno perdere tempo. Ed è giusto analizzare ogni situazione in modo critico. Per il resto, e lo ripeto, doveva tramontare l’estate affinché determinati meccanismi entrassero in funzione e stimolassero una reazione all’interno dello spogliatoio. Oggi vedo giocatori che lottano per il compagno. Vedo una squadra. Andate a rivedervi come il gruppo si è diviso per esultare un po’ con Koutsias e un po’ con Cassano per la rete che ci ha fatto vincere alla Stockhorn Arena».

Mercato invernale? Il contingente è pieno, per agire in entrata occorre muoversi anche in uscita

Il Lugano si è riscoperto efficientissimo a Basilea e Thun, cogliendo il massimo con due successi per 1-0. Ma il dato delle reti segnate, penultimo della Super League dietro al Winterthur, la fa comunque riflettere?
«Assolutamente. Credo che la capacità di esprimersi al meglio sino agli ultimi 30 metri è sotto gli occhi di tutti. Ma da lì in avanti, e mi riferisco alla qualità di cross e conclusioni, i margini di miglioramento sono altrettano evidenti. Sì, occorre segnare di più».

Magari facendo leva sul mercato invernale?
«La situazione del club è nota. Abbiamo già occupato 25 posti in contingente. Tradotto: potremo registrare nuovi giocatori solo se qualcosa si muoverà anche in uscita. Teniamo sempre d’occhio il mercato, ma ritengo che la rosa attuale disponga di sufficienti qualità per migliorare le statistiche sul piano realizzativo».

Osservando il suo rendimento attuale, e tenuto conto dei giocatori che presto o tardi rientreranno (Steffen, Kendouci, Bottani e Alioski), si potrebbe infatti sostenere che la rosa del Lugano non necessita rinforzi. Sebastian Pelzer la pensa allo stesso modo?
«È una riflessione condivisibile. Soprattutto alla luce dei nomi che sono stati citati. In patria, Kendouci è una star e senza il suo infortunio probabilmente non saremmo riusciti a portarlo a Lugano. Lo aspettiamo tutti, ma secondo la tabella di marcia più giusta per un elemento che in allenamento sta già dimostrando di che cosa è capace. Più in generale, sarà cruciale generare concorrenza in ogni ruolo. Basti pensare a Saipi, un caso per certi versi esemplare in questo senso. Amir in passato non aveva mai dovuto fare i conti con la pressione di un altro portiere. L’arrivo di von Ballmoos lo ha invece obbligato a scuotersi, a tirarsi fuori da una condizione problematica. E credo che oggi, viste le ultime prestazioni, sia doveroso togliersi il cappello di fronte al giocatore, augurandosi che possa continuare a esprimersi con questa costanza».

Saipi ha rimesso la freccia. La questione portieri, insomma, appare intricarsi ulteriormente. Quanto è alta la probabilità che il Lugano, a luglio 2026, disporrà di uno, forse addirittura due estremi difensori nuovi?
«Addirittura due?! In rosa sono già cinque e - insisto - l’importante sarà mantenere un’elevata concorrenza fra i pali. Valuteremo l’evolversi della situazione, sia con Amir, sia con David. Con Germano Vailati disponiamo inoltre di una figura molto competente che avrà voce in capitolo. L’ultima parola, poi, spetterà all’allenatore».

Se il Lugano è tornato a subire pochissimi gol, non è solo merito delle garanzie fornite da von Ballmoos prima e da Saipi poi. Mai e Papadopoulos sono una coppia quasi invalicabile. Eppure, se uno dei due si facesse male...
«È vero, entrambi stanno fornendo prestazioni maiuscole. E abbiamo altresì già spiegato in che misura i tempi della cessione di Hajdari hanno influito sul tema dei difensori in rosa. Forse agiremo già in gennaio. Forse ci limiteremo a sondare il terreno».

In questo articolo:
Correlati
Croci-Torti: «Si è visto uno spirito di squadra speciale»
Con il Lugano in inferiorità numerica in casa della capolista Thun, il tecnico momò si è affidato a «FantaClaudio» Cassano, che ha infine deciso la contesa - Grazie al successo per 1-0 i bianconeri si riportano nelle zone alte della graduatoria: «È una vittoria chiave, ma adesso non dobbiamo fare voli pindarici»