La determinazione di una leggenda: «La mentalità della Svizzera sta cambiando»

Da fine marzo 2024, Nadine Angerer è l’allenatrice dei portieri della squadra rossocrociata. «Gli svizzeri si immaginano più piccoli di quello che sono», sottolinea la 46.enne tedesca, riferendosi alle differenze di mentalità, alle emozioni e alla questione a lungo irrisolta del portiere titolare per Euro2025.
«Mi piace la sua personalità. È tedesca e una tedesca che ha vinto molto. Penso che questo possa essere contagioso», aveva detto l’allenatrice svizzera Pia Sundhage di Nadine Angerer, dopo essere riuscita a convincerla a unirsi al suo staff tecnico nella primavera del 2024. Angerer è un altro grande nome che si è unito all’ASF in vista dell’Euro di casa. Con la Germania, è stata due volte campionessa del mondo e ha vinto cinque volte il titolo europeo. È stato anche per la sua mentalità vincente che Sundhage ha cercato di assicurarsi i servizi della giocatrice mondiale dell’anno 2013.
Da un estremo all’altro
Alla vigilia del quarto di finale contro la Spagna, Nadine Angerer parla di questa stessa mentalità vincente, durante un incontro con i media. Come al solito, non usa mezzi termini: «Quando ho iniziato qui, c’era la cultura dell’evitare gli errori. Ho pensato: «Ma cos’è questo?». Angerer era abituata ad altro, durante la sua carriera attiva ma anche dopo. Dal 2014 lavorava negli Stati Uniti. «Conosciamo tutti gli americani, che dicono di essere i migliori al mondo. Gli svizzeri si fanno più piccoli di quello che sono. Così sono passata da un estremo all’altro». Una sana fiducia in sé stessi, una «arroganza positiva», come la chiama Angerer, mancava nella squadra svizzera quando è arrivata. Le cose sono cambiate: «Quando sento le giovani giocatrici mostrare questa mentalità vincente, questa voglia di vincere, mi dà speranza», anche per questo quarto di finale.
«Pensare insieme»
La speranza è alimentata in particolare da Livia Peng. La grigionese è stata nominata numero 1 solo poco prima dell’inizio del torneo, mentre Elvira Herzog aveva goduto in precedenza della fiducia di Sundhage e Angerer. «Volevamo decidere presto per acquisire fiducia, poi sono entrati in gioco molti altri fattori. Alla fine abbiamo scelto Livia Peng. Posso capire che, dall’esterno, sembri un po’ stupido», dice Nadine Angerer non senza autocritica, ma allo stesso tempo chiedendo fiducia: «Non abbiamo cambiato le cose a caso, ma abbiamo riflettuto tutti insieme». Livia Peng ed Elvira Herzog sono due portiere fondamentalmente diverse. Molti fattori sono entrati in gioco. «Alla fine abbiamo dovuto valutare cosa fosse meglio per la squadra. È stata una decisione molto, molto combattuta».
La comunicazione è stata dura: «Uno dei colloqui più difficili della mia carriera di allenatrice», ammette Angerer. Naturalmente Elvira Herzog, retrocessa, aveva bisogno di spazio. «Ma il modo in cui l’ha presa, guardando all’indietro, è incredibile, e sono davvero orgogliosa del modo in cui Livia e l’intera squadra l’hanno sostenuta. È una prova del suo carattere».
La pelle d’oca
Finora, Livia Peng ha giustificato la fiducia riposta in lei. Con il suo comportamento calmo, fornisce alla squadra quella sicurezza che Angerer si aspettava da lei. La 23.enne avrà bisogno della stessa sicurezza contro la Spagna venerdì. «Abbiamo bisogno che Livia sia eccezionale. Ma le ho anche detto: “Non importa chi hai di fronte, devi concentrarti su te stessa. Hai dieci giocatrici davanti a te e se abbiamo bisogno di te, sarebbe fantastico se tu fossi lì”».
A Berna, la Svizzera potrà contare ancora una volta sui suoi ferventi tifosi. «Non sono una persona emotiva, davvero», dice Nadine Angerer. «Ma quando vedo come la gente qui ci sostiene, mi viene la pelle d’oca, mi emoziono», conclude una donna che ha comunque vissuto quasi tutto in 146 selezioni per la Germania.