Non solo Yann Sommer, il cuore svizzero dell'Inter

Yann Sommer ha pianto prima e si è preso l’abbraccio della Curva Nord poi. I compagni lo hanno baciato, osannato ed elevato a eroe. L’UEFA, al termine di una delle partite più belle del XXI secolo, non ha potuto che attribuirgli il premio di MVP. Che lui ha condiviso con i tifosi: «Andiamo in finale. Andiamo raga, forza!», ha detto in un video in italiano. L'amore per Sommer a Milano è il prosieguo di un filo diretto tra i nerazzurri e la Svizzera nato addirittura 117 anni fa, nel 1908, quando un gruppo di «dissidenti» rossoneri diede vita all’Internazionale Football Club. Il portiere, oggi celebrato come una vera e propria rockstar dai media sportivi di tutto il mondo, è il 21. elvetico a vestire la maglia nerazzurra.
Se il club nerazzurro esiste è in qualche misura grazie al blocco di giocatori svizzeri che sin dalla fondazione hanno vestito nerazzurro. «È noto come l’Internazionale sia nata da una costola del Milan per poter consentire a giocatori non nati sul suolo italiano di giocare in Italia», si legge su nerazzurri.news. «Ebbene, quei giocatori stranieri erano per lo più elvetici e uno dei principali fautori della fondazione dell’Inter – il pittore Giorgio Muggiani, frattanto autore del logo – pur essendo nato a Milano aveva studiato in Svizzera e lì si innamorò del calcio, diventando tifoso del San Gallo, prima di tornare a Milano e diventare socio dell’AC Milan (tutto ciò, prima della scissione)».
«Si radunarono nel cuore di Milano presso il ristornate dell’Orologio. Era la sera del 9 marzo 1908 ed erano poco più di 40. Oggi siamo milioni. Avevano un sogno: dare a tutti, italiani e stranieri, la possibilità di giocare a calcio per la stessa bandiera: nerazzurra. Scelsero per noi i colori del cielo e della notte», ha ricordato Gianfelice Facchetti, figlio del mito nerazzurro Giacinto, in un monologo recitato a San Siro di fronte a 80.000 spettatori in occasione della festa del centenario.
Nella prima stagione, 1908/1909, c'era Ugo Rietman, che di professione faceva l’industriale tessile e collezionò appena una presenza prima di darsi all’arbitraggio. Svizzero era anche Hernst Marktl, il primo capitano della storia nerazzurra. Nella prima Inter c’erano pure i centrocampisti svizzeri Werner Kummer e Arnaldo Woelkel, oltre agli attaccanti Carlo Hopf e Bernard Schuler. E l’anno seguente, nella prima Inter campione d’Italia capitanata da Virgilio Fossati, c’erano anche il portiere Herny Muller, i difensori Oscar Engler, Carlo Streit, Alfredo Zoller e Hans Yenni, i centrocampisti Ernest Peterley (capocannoniere in campionato con 23 reti), Furter e Adolph Stebler. Nei primi anni post fondazione, vestiranno quindi con più o meno fortuna il nerazzurro altri svizzeri come Max Winter, Neudecker, Alfred Peterley (fratello del già citato Ernest), Heinrich Bachmann e Felice Martinelli.
Nel corso della storia, sono stati in tutto (prima di Sommer) 20 i giocatori svizzeri che hanno militato con la maglia nerazzurra.
La maglietta di Sforza
Dopo l’attaccante ginevrino Roger Vonlanthen – che giocò due stagioni con la maglia dell’Inter dal 1955 al 1957, autore di 12 gol, prima di diventare allenatore della nazionale svizzera dal 1977 al 1979 – il penultimo è stato Ciriaco Sforza. Il centrocampista di origini italiane, ha militato nell’Inter nella stagione 1996/1997. La sua fu una partenza col botto, condita da due reti nelle prime due apparizioni, a cui seguì il nulla, fino alla cessione dopo soli dodici mesi. Le sue qualità a Milano rimasero nascoste, tanto che Sforza restò impresso nella memoria dei tifosi più per la maglia indossata da Giacomo in Tre uomini e una gamba («Sì, però, anche tu… ti sembra il caso di dormire con la maglietta di Sforza?», «Eh, quella di Ronaldo era finita!»).
L’ultimo elvetico in nerazzurro prima di Sommer è Xerdan Shaqiri, sbarcato ad Appiano nel gennaio 2015 a disposizione di Mancini, salvo togliere il disturbo appena sei mesi dopo. Ma a Bergamo contribuì a stendere l’Atalanta per 4-1 con un gol e un assist.
Ma con Sommer è tutt’altra musica. E il portierone classe 1988, in vista della finale di Monaco, ha già scritto un pezzo di storia nerazzurra.