Calcio

«Sfruttando la forza dell'Euro, ogni donna potrà giocare a calcio»

La rassegna continentale ospitata dalla Svizzera è stata un successo - Ne parliamo con Alice Holzer, responsabile del progetto Legacy per il torneo
©KEYSTONE/ANTHONY ANEX
Maddalena Buila
29.07.2025 06:00

L’Europeo è finito da poche ore. Ma il bello, per la Svizzera, comincia ora. Adesso è il momento di tenere alta l’attenzione sul calcio femminile, provando a migliorare le condizioni che ruotano attorno al movimento. Un arduo compito, di cui si occupa da mesi Alice Holzer, la responsabile del progetto Legacy della rassegna appena conclusa.

Alice, magari cominciamo chiarendo il suo ruolo. Che cosa fa la «responsabile del progetto Legacy WEURO 2025»?

«Sono la persona di riferimento a livello nazionale per tutto quello che concerne gli effetti collaterali dell’Europeo ospitato dalla Svizzera. Abbiamo lavorato dietro le quinte del torneo per fare in mondo di portare quanta più attenzione possibile sulla manifestazione e sul calcio femminile in generale. Così, ora che la rassegna si è conclusa, possiamo lavorare al perfezionamento delle condizioni quadro per questo sport. Abbiamo diviso il nostro incarico in tre fasi: prima, durante e dopo l’Euro. Una buona organizzazione è la chiave per il nostro successo. Aver agito su questo triplice fronte ci permetterà di farci trovare pronti quando le ragazze busseranno alla porta dei club e chiederanno di poter far parte di una squadra. Le società, grazie appunto al nostro impegno, sapranno come rispondere a queste richieste. Lo scopo è chiaro: ogni donna che vuole giocare a calcio in Svizzera deve poterlo fare».

E le infrastrutture saranno pronte ad accogliere tutte queste nuove leve? Non è infatti un segreto che in Svizzera, soprattutto a livello femminile, la qualità degli impianti andrebbe rivista…

«Sappiamo che esistono delle restrizioni che mettono un po’ i bastoni tra le ruote quando si parla di migliorie infrastrutturali. Ma ritengo che la cosa più importante, in questo momento, sia sfruttare il potere dell’Europeo per far iscrivere quante più ragazze possibile a un club. Questa opportunità è unica. Forse non tutti sanno che la UEFA ha cambiato i criteri delle dimensioni degli stadi per le future candidature desiderose di ospitare una rassegna continentale. Ebbene, la Svizzera non verrebbe più scelta. Euro2025 è un’occasione per noi enorme. Parlare di miglioramento degli impianti ha senso, ma è un discorso che si chiuderebbe tra cinque, dieci, forse vent’anni. Sfruttare il potere del torneo per attirare attenzione, sponsor, nuove ragazze sui campi e nuovo pubblico sugli spalti invece si può fare ora. E può avere un effetto a cascata su tanti altri aspetti del movimento. C’è un altro punto importante su cui il progetto lavora. La Svizzera è molto tradizionalista. Noi vogliamo portarla ad aprirsi a una nuova mentalità, ovvero migliorandosi sfruttando ciò che già si possiede. Esistono moltissimi campi da calcio che vengono utilizzati poco, per esempio nelle scuole. Si potrebbero prestare ai club per gli allenamenti. È solo un esempio per far capire che le soluzioni esistono. È la nostra forma mentis che va cambiata».

Quali sono le tempistiche previste? Il calcio femminile in Svizzera si trasformerà dall’oggi al domani o ci vorrà del tempo per modificare l’attuale realtà?

In Inghilterra e nei Paesi Bassi le cose sono cambiate grazie all’Euro di casa, speriamo accada lo stesso in Svizzera
Alice Holzer, responsabile del progetto Legacy WEURO 2025

«La nostra strategia prevede di lavorare alacremente dalla fine del 2024 fino alla fine del 2027. Non so dunque se si possa parlare di traguardi da raggiungere a breve o lungo termine, dipende dalla prospettiva. Posso capire che per le calciatrici potrà magari sembrare un lasso di tempo assai lungo. Ma cambiare le basi dell’intero sistema calcistico svizzero richiede un po’ di pazienza. Stiamo cercando di potare in campo più bambine, più arbitre, più allenatrici. Se tutto questo avrà un impatto sul movimento d’élite si potrà constatare solo tra qualche anno. Al momento stiamo attentamente piantando dei semi, per poi raccoglierne i buoni frutti in futuro».

Avete anche considerato la possibilità che dopo l’Europeo l’euforia vada pian piano a sgonfiarsi e che poco cambi per il movimento femminile?

«Il dubbio esiste. In questi mesi ho però parlato con moltissimi azionisti, sponsor e investitori. Nonché con moltissime federazioni, club e società su tutto il territorio elvetico. Vi assicuro che da parte di tutti c’è la volontà di remare verso un futuro più roseo per il calcio femminile. Inoltre, l’incredibile risposta che ha ricevuto il nostro torneo da parte del pubblico non passerà sicuramente inosservata. Le rassegne ospitate dai Paesi Bassi nel 2017 e dall’Inghilterra nel 2022 ci hanno d’altronde dimostrato che conseguenze possa avere un torneo casalingo. Nel Regno Unito il numero di calciatrici è addirittura quadruplicato. Non so che numeri registrerà la Svizzera, ma noi saremo pronti a cavalcare l’onda».

Le olandesi e le leonesse, va ricordato, hanno però vinto i tornei di casa. La Svizzera no. Dobbiamo dunque aspettarci un cambiamento più lieve alle nostre latitudini?

«Sicuramente la vittoria ha aiutato le due nazioni ospitanti. Ma credo che anche qui le cose cambieranno. Basti pensare a quanto si è parlato di calcio femminile in questi mesi».

Cosa fa Alice Holzer quando ha bisogno di staccare la spina?

«Prendo il libro che sto leggendo, mi siedo su una panchina in riva al lago e mi godo la quiete del Lemano. Anche io ho giocato a calcio per tantissimi anni. Il mondo del pallone è stata la mia vita da quando avevo 12 anni. E ora è il mio lavoro. Ecco perché a volte mi piace proprio dedicarmi del tempo che non abbia assolutamente niente a che vedere con questo sport (ride, ndr)».

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