I Mondiali? Saragozza pensa a quelli del 2030

Sono lontani i tempi del Principe Milito. Quasi dimenticati quelli di Fernando Morientes, Cafù e Andreas Brehme. O della Coppe delle Coppe vinta nel 1995. Figuriamoci riesumare Frank Rijkard. Dal 2013, il Real Zaragoza milita nella lega cadetta spagnola. E così, per diversi anni, il capoluogo dell’Aragona è stato ammantato da un velo di tristezza. Risultati mediocri, infrastrutture fatiscenti e pure un sacco di debiti. Ahia. Anche la Federazione calcistica spagnola, per dire, ha inserito il vecchio stadio La Romareda su una sorta di blacklist. Già, fino a quest’anno. Per festeggiare il centenario della federcalcio aragonese, e a fronte di una rinnovata progettualità, le Furie Rosse torneranno a Saragozza. Per la sfida contro la Svizzera, certo, e a oltre tredici anni dall’ultima volta. L’entusiasmo in città, va da sé, è alle stelle. Come dimostrano i biglietti per il match di Nations League, andati esauriti in poco più di 24 ore. La fibrillazione popolare, tuttavia, abbraccia anche il futuro. Sì, perché i 500.000 euro investiti delle autorità locali per accogliere Busquets e compagni vogliono fungere altresì da segnale. Per la precisione, nel quadro della «candidatura ibérica» per l’organizzazione dei Mondiali del 2030 insieme al Portogallo. Saragozza punta a essere una delle sedi spagnole del torneo. E per esserci, naturalmente, promette di mettere mano – dopo diversi tentativi andati a vuoto – allo stadio cittadino. Prendete Cornaredo: ecco. L’impianto venne inaugurato nel 1957 e ospitò la Coppa del Mondo del 1982. Ad alimentare la fame di rilancio, oltretutto, non è solo la politica. La scorsa primavera ha infatti portato in serbo una rivoluzione alla testa del Real Zaragoza. La maggioranza del capitale sociale della squadra è stata acquisita da Jorge Mas, già amministratore delegato dell’Inter Miami, franchigia di MLS controllata insieme a David Beckham. E così, di colpo, i tempi d’oro sembrano un po’ meno lontani.