Sci alpino

Il fenomeno e i suoi fardelli: «In paese, ora, cammino a testa bassa»

La notorietà di Marco Odermatt è alle stelle – Dopo l'ultima, clamorosa stagione e alla vigilia della nuova, il campione svizzero ha però imparato a dire no
Marco Odermatt, 25 anni, vuole bissare il successo nella generale di Coppa del Mondo. © KEYSTONE/ALEXANDRA WEY
Massimo Solari
11.10.2022 06:00

Ha appena compiuto 25 anni. Lo ha fatto con un curriculum vitae già pieno zeppo di riferimenti alla voce «vittorie». E con qualche riga pure a quella «record ed eternità sportiva». Il fenomeno dello sci alpino Marco Odermatt affronta la nuova stagione di Coppa del Mondo forte di tutto questo. Ma anche cosciente che la sua vita, soprattutto in ambito privato, è stata stravolta.

Il prezzo del successo, già. Il campione rossocrociato ne ha sperimentato le asperità durante l’estate. Insomma, a margine dell’ultima, clamorosa annata vissuta sulla neve. Impossibile passare inosservato. Impossibile celare il volto pulito e sorridente che solo qualche mese prima aveva accompagnato un exploit dietro l’altro: medaglia d’oro olimpica in gigante, generale di CdM e coppetta di specialità sempre tra le porte larghe. Wow. Sì, generare attenzione e ammirazione era inevitabile. «Me ne sono accorto, eccome» sottolinea il diretto interessato: «Passare dal secondo al primo posto comporta risvolti non indifferenti». Non solo in termini di aspettative e ambizioni sportive. «La conquista della classifica generale - spiega Odermatt - si è riflessa sul mio livello di notorietà. In precedenza, venivo riconosciuto soprattutto nella Svizzera centrale, nel canton Nidvaldo o a Lucerna. Ora il discorso vale per tutto il Paese». Marco, in merito, avanza un esempio: «In luoghi come Saas-Fee o Zermatt la situazione è per certi versi estrema. D’altronde parliamo di località invase da amanti dello sci. Sfuggire loro non è immaginabile. Men che meno pensare di poter passeggiare tranquillamente per le vie del centro».

Limiti indispensabili

Un conto, comunque, è gestire la fama sul posto di lavoro. Tra un allenamento e l’altro, per intenderci. Un altro è doverlo fare quando i pensieri sono rivolti altrove. Ad altri, anche. Per dire: Odermatt ha la passione della lotta svizzera. «Seguire un festival insieme agli amici di sempre, però, non è più la stessa cosa. Per quanto mi diverta ancora a frequentare simili manifestazioni, devo accettare le conseguenze della mia presenza. Tradotto: oltre al piacere, esserci comporta pure un certo carico lavorativo». Selfie, autografi, due chiacchiere. Il tutto, magari, moltiplicato per centinaia di persone. Di qui la necessità di stabilire regole e limiti. Per proteggere la sfera più intima della propria esistenza. Per provare a restare solo e soltanto Marco, il bravo ragazzo di Buochs.

Le spalle sempre al locale

Il 25.enne elvetico, dunque, riconosce di aver adattato il comportamento una volta tolti sci e scarponi. «Al ristorante, per esempio, siedo a tavola dando le spalle al resto del locale». Odermatt prosegue: «Quando sono a casa e mi capita di camminare per le vie del comune, tendo a tenere la testa e lo sguardo abbassati. Qualche anno fa non mi sarei invece posto alcun problema in questo senso. Sì, avrei passeggiato e salutato volentieri le persone incrociate per strada». Guai però a pensare a un atleta divenuto improvvisamente arrogante. Per il talento nidvaldese popolarità e autenticità possono convivere. Si tratta solo di avere una strategia. Di contenimento o, se preferite, autodifesa. «A fronte del clamore provocato dai risultati, la mia vita privata è divenuta ancora più preziosa. Perciò devo assicurarmi di avere abbastanza tempo per me stesso, i miei cari e i miei amici». Banalmente, lo sportivo svizzero del 2021 ha imparato a dire no. «Se mi trovo a cena con la mia ragazza o alcuni amici non c’è foto che tenga. Non sono disposto a far raffreddare il cibo che ho nel piatto per scattare un selfie con un tifoso». Parole, lo ribadiamo, pronunciate con il sorriso. E la maturità dell’uomo oltre lo sciatore di successo.

L’asticella sempre in alto

I numeri di Odermatt, intanto, costituiscono il miglior biglietto da visita in vista del gigante d’apertura di Sölden, il prossimo 23 ottobre. Un anno fa, sul ghiacciaio austriaco, era d’altronde arrivata la prima di sette vittorie in Coppa del Mondo. Il primo di ben sedici podi. Entusiasta e consapevole, il polivalente sciatore elvetico non sa tuttavia come porsi di fronte al candido quesito di una bambina, seduta in prima fila in occasione dell’incontro con i media organizzato a Dübendorf. «Conquistare l’oro ai Mondiali di Courchevel-Méribel o un’altra generale? Non ho una risposta a questa difficile domanda. Va da sé, raggiungere entrambi i traguardi sarebbe qualcosa di fantastico e però anche difficilissimo». Alla voce «vittorie», citata in apertura, manca in effetti una medaglia iridata. E gli smacchi di Cortina, su questo piano, sono il ricordo più fresco. Lo sguardo di Odermatt, ad ogni modo, non suggerisce alcun tipo di ossessione. Non a 25 anni, suvvia. «Naturalmente le aspettative nei miei confronti sono elevate. A mia volta pongo l’asticella al livello toccato la scorsa stagione, con la volontà - dove possibile - di fare ancora meglio. Ogni inverno ha però la sua storia. Perciò preferisco prendere corsa dopo corsa». Con ai piedi i fidati Stöckli, ai quali Marco si è legato per ulteriori 4 anni e in anticipo sulla scadenza del contratto in essere. «È l’occasione del secolo» ha ammesso non a caso al Blick Beni Matti, responsabile gare della ditta di Malters.

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