Qatar 2022

Il Ghana assomiglia a un prezioso consiglio

La Svizzera scivola nell’unico test prima dei Mondiali – La difesa a tre non convince, così come la prestazione di Sommer – Il ct Murat Yakin: «Calma, abbiamo una settimana per salire di tono»
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Massimo Solari
17.11.2022 16:05

Niente panico. Era un test. Il solo, è vero, prima dei giochi che contano. Ma per sua natura, aperto a esperimenti, incognite, errori. La Svizzera, ad Abu Dhabi, non si è fatta mancare nulla. Nemmeno la sconfitta. Già, a imporsi - con merito - è stato il Ghana, più in palla e determinato durante i 45 minuti che hanno deciso la partita. I secondi. Dopo la pausa, i rossocrociati hanno infatti balbettato calcio. E così sono bastate due distrazioni per sciogliersi sotto il sole cocente degli Emirati Arabi Uniti. «Ma parliamo di un’amichevole, il risultato ha un peso relativo» ha tenuto a precisare Murat Yakin.

L’assenza di Rodriguez

Il commissario tecnico della Nazionale, suggerivamo, ci ha messo del suo. Se l’utilizzo di giocatori con pochi minuti nelle gambe era stato ampiamente annunciato, il ricorso alla difesa a tre ha stupito un po’ tutti. A maggior ragione a fronte delle risposte ottenute. «Questa scelta si è resa necessaria a causa dell’assenza di Ricardo Rodriguez» ha spiegato l’allenatore elvetico. Senza il terzino sinistro titolare - acciaccato e quindi tenuto precauzionalmente a riposo -, si è dunque optato per l’inedito terzetto composto da Akanji, Schär e Cömert. Mentre a fungere da ali sono stati Vargas (a sinistra) e Widmer (a destra). «Il nostro sistema collaudato - ha comunque aggiunto Yakin - si basa su quattro difensori». Contro il Camerun, per l’esordio mondiale di settimana prossima, è insomma lecito attendersi un ritorno all’ABC. Sempre che Rodriguez non alzi definitivamente bandiera bianca. «Abbiamo ancora una settimana per salire di tono, c’è tempo» ha sottolineato il selezionatore della Svizzera. Analizzando così il match contro il Ghana: «Per un’ora, la squadra non mi è dispiaciuta. Dopodiché, complici le numerose sostituzioni, la nostra gara si è fatta più laboriosa».

Una caviglia che fa paura

Sul fronte offensivo ha rincorso le migliori sensazioni Shaqiri. Sì, il fantasista dei Chicago Fire - reduce da un mese di soli allenamenti a Cornaredo - ha acceso raramente la luce. Embolo, davanti a lui, ha confermato di essere in forma, anche se freddezza e lucidità - una volta di più - lo hanno tradito sul più bello. In mediana non ha invece forzato capitan Xhaka - anzi -, lasciando a Zakaria e soprattutto al migliore in campo Freuler il compito di impensierire l’avversario. Al netto delle solite ingenuità di Cömert (un rigore non ravvisato dal direttore di gara Eisa e una lettura scellerata dell’azione che ha portato al raddoppio di Semenyo), i dubbi più importanti li ha alimentati Sommer. Il più atteso. Al rientro dopo quasi un mese di stop, il portiere rossocrociato è parso tutto fuorché sicuro. O meglio, il serio infortunio alla caviglia sinistra ne ha palesemente condizionato la prestazione. Paura? Forse. Sta di fatto che il numero uno della Svizzera non ha brillato su entrambe le reti della formazione africana. «A mio avviso però Yann poteva fare ben poco in questi frangenti» ha replicato Yakin, vestendo i panni del pompiere. «La sua caviglia ha tenuto. E lui, di riflesso, ha capito di poter reggere i 90 minuti».

Se mancano gli stimoli

Se e come, il 24 novembre, Xhaka e compagni sapranno reggere un altro match all’orario di pranzo resta per contro da verificare. Ben venga l’aria condizionata all’Al Janoub Stadium, verrebbe da dire. «E ben venga che nessuno si sia fatto male, era una priorità» ha evidenziato proprio il capitano. Silvan Widmer, ai microfoni della RSI, ha da parte sua voluto rassicurare sé stesso e i tifosi. «Quello contro il Ghana era un test. Per altro giocato con un caldo devastante. Avremmo voluto alzare il ritmo, ma è stato davvero complicato. Naturalmente con il Camerun sarà fondamentale riuscirci. Abbiamo il tempo necessario per prepararci. Perciò sono sicuro che tra una settimana andrà meglio. Al debutto ci faremo trovare sul pezzo».

Ad Abu Dhabi, per altro, le squadre si sono affrontate in un contesto particolare. Uno stadio praticamente deserto, innaffiato oltremodo e quindi - volendo sintetizzare - non esattamente stimolante. «A Doha, invece, l’impianto sarà pieno e nelle vene dei giocatori scorrerà l’adrenalina necessaria per andare a cercare i tre punti» ha indicato in merito il ct Murat Yakin. Bene. La sconfitta indolore contro il Ghana, intanto, ha fornito preziosi consigli a staff tecnico e squadra. L’auspicio, va da sé, è che tutto l’ambiente riesca a farne tesoro.

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