Calcio e giustizia

Il sussulto della Superlega

Stando al Tribunale commerciale di Madrid, il progetto può esistere a fianco delle competizioni UEFA e FIFA - Ma il successo è parziale: decisiva sarà la sentenza della Corte europea attesa entro metà anno - Il punto sulla controversia
Il presidente del Real Florentino Perez e il numero uno dell’UEFA Aleksander Ceferin: ieri amici, oggi nemici. © REUTERS/MIKE EGERTON
Massimo Solari
31.01.2023 22:15

Toh, riecco la Superlega. Il progetto, nato e affondato in 48 ore nell’aprile del 2021, si è aggiudicato un nuovo round nel quadro della controversia legale con UEFA e FIFA. Un sussulto d’orgoglio, ancorché non decisivo ai fini della legittimità (futura) della competizione voluta fortemente da Real Madrid, Barcellona e Juventus. Ecco perché.

1) Un po’ di ordine, innanzitutto: a che punto si trova la battaglia giudiziaria fra promotori e oppositori della Superlega?

La premessa è doverosa. Sul piano legale, in effetti, non si tratta più di chiarire se la Superlega sia defunta o ancora in vita. No. Per il procedimento più importante della storia recente del calcio europeo, la partita si gioca a un altro livello. E la domanda alla quale si deve rispondere è, per certi versi, molto più importante. UEFA e FIFA stanno abusando di una posizione dominante sul mercato? Detto altrimenti: le massime istanze del pallone agiscono in condizione di monopolio, ostacolando la concorrenza, nell’organizzazione di competizioni internazionali? Nuovi elementi sono giunti dal Tribunale commerciale di Madrid, in quello che costituisce il terzo round della disputa in atto nella capitale spagnola. Già, poiché in prima battuta - e a seguito della nascita della propria creatura - i membri fondatori avevano chiesto di essere tutelati di fronte alle possibili sanzioni ventilate da UEFA e FIFA. Richiesta accettata dal giudice incaricato di esaminare il dossier. Almeno inizialmente. L’appello avanzato da Nyon e Zurigo aveva rovesciato la sentenza di primo grado. Sino all’ultimo colpo di scena, anticipato da AS, che ha visto il Tribunale commerciale di Madrid ribaltare il verdetto del Mercantile numero 17 della stessa capitale.

2) Quali, dunque, le ultime indicazioni in materia?

Parliamo di un verdetto non decisivo (e ci arriveremo), ma non per questo irrilevante. Anzi. Le motivazioni dell’Audiencia Provincial, d’altronde, mettono in discussione l’attuale ordinamento, dando ragione ai riformisti. «FIFA e UEFA - leggiamo - non possono giustificare il proprio comportamento anti-competitivo come se fossero gli unici depositari di determinati valori europei, soprattutto se la cosa serve loro come scusa per sostenere un monopolio grazie al quale escludere od ostacolare l’iniziativa di chi aspira ad essere un suo competitor. E ciò solo perché la cosa sconvolge la sua struttura e il suo modello di business». E ancora: «Quella che si avverte è un’azione che ha tutte le caratteristiche di un ingiustificabile abuso da parte di chi detiene una posizione dominante». A fronte di queste convinzioni, la sentenza ordina quindi a FIFA e UEFA di astenersi dall’adottare qualsivoglia provvedimento che ostacoli, direttamente o indirettamente, lo sviluppo della Superlega. Vengono altresì vietate misure disciplinari e sanzioni nei confronti di club, dirigenti e giocatori associabili al progetto. Tra l’altro, proprio alla luce della precedente sentenza del tribunale madrileno l’UEFA aveva già accettato di annullare tutti i procedimenti contro i 12 club ammutinati.

3) In sostanza quali sono gli argomenti della A22Sports, organizzazione che rappresenta gli interessi della Superlega?

Secondo i legali in questione l’UEFA «ha un conflitto di interessi. Nyon governa il calcio con il pugno di ferro e non autorizzerà mai alcun progetto che metta a rischio il suo monopolio. Per molti decenni, tutti i tentativi di progetti calcistici alternativi sono stati bloccati dall’inizio dalla UEFA, mentre altri sport si sono sviluppati nel tempo». Non solo. Per A22Sports «non spetta all’UEFA applicare il diritto della concorrenza, ma alle autorità garanti della concorrenza».

4) Come replicano da Nyon?

Donald Slater, uno degli avvocati del pool di Nyon, ha sottolineato che «in quanto organo di governo sportivo, la UEFA svolge le funzioni che le sono attribuite con imparzialità e perseguendo principi essenziali nello sport come lo sono nella società europea: che la competizione debba essere aperta a tutti e che il merito, non il denaro, debba determinare il risultato». Allo stesso tempo l’organizzazione presieduta da Aleksander Ceferin ritiene che la creazione di competizioni separatiste «minaccerebbe l’intero ecosistema sportivo europeo».

5) Chi metterà il punto finale alla vicenda? E quando?

Quello appena ottenuto dalla Superlega è un successo parziale. A pesare come un macigno, dirimendo al contempo la controversia, sarà la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) di Lussemburgo. Una sentenza non appellabile, attesa per questa primavera, verosimilmente in marzo. In questa sede, val la pena ricordarlo, si è già dibattuto. Sia la scorsa estate, sia il 15 dicembre, quando l’avvocato generale della CGUE, il giudice Athanasios Rantos, ha reso pubblica la sua memoria sulla disputa. Ebbene, a sorridere - nella fattispecie - erano stati i contrari al progetto. Per il legale greco «le regole della FIFA e della UEFA che sottopongono a un’autorizzazione preventiva qualunque nuova competizione calcistica sono compatibili con il diritto dell’UE». Gli organizzatori della Superlega, è stato precisato, «hanno il diritto d’istituire una qualunque competizione indipendente, al di fuori dell’ecosistema UEFA e FIFA. Tuttavia, non possono, parallelamente alla creazione di tale competizione, continuare a partecipare ai tornei calcistici organizzati dalla FIFA e dalla UEFA senza la preventiva autorizzazione di tali federazioni». Insomma, sin qui non si è agito in regime di monopolio, violando le regole del libero mercato.

6) A conti fatti, quante sono le chance dei fautori della Superlega?

Difficile affermarlo con certezza. A maggior ragione a fronte di verdetti parziali e decisioni puntualmente ribaltate. Solo un dato: per quanto non vincolanti, in quattro casi su cinque la commissione sposa le conclusioni dell’avvocato generale. In questo caso, dicevamo, favorevoli a UEFA e FIFA.

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