Calcio

Superlega: il tribunale di Madrid rimescola le carte

Secondo il tribunale commerciale spagnolo, UEFA e FIFA non possono ostacolare la concorrenza e una competizione indipendente e alternativa a quella attuale potrebbe esistere, senza sanzioni per chi vi prende parte
© KEYSTONE (EPA/ALESSANDRO DELLA BELL)
Red. Online
31.01.2023 15:44

UEFA e FIFA non possono ostacolare la concorrenza, lo dice un tribunale di Madrid esprimendosi sulla Superlega. La competizione (almeno in teoria) potrebbe esistere e i club che ancora ne fanno parte - Juventus, Real Madrid e Barcellona - non possono essere sanzionati.

Cosa è successo

Era il 19 aprile del 2021. «Dodici prestigiosi club europei hanno annunciato congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai club fondatori. Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham hanno aderito in qualità di club fondatori. È previsto che altri top club europei aderiscano al progetto Super League, così da costituire un nucleo di club composto da un numero massimo di 15 membri fondatori permanenti, ai quali, in ciascuna stagione sportiva, si aggiungeranno altri club secondo un processo di ammissione, per un totale di 20 club». Da allora, sono trascorsi 21 mesi e le cose sono cambiate. La prima reazione era stata forte: «UEFA, Federcalcio inglese, Premier League, Federcalcio spagnola, Liga, Federcalcio italiana, Serie A, ma anche la FIFA e tutte le nostre federazioni affiliate, resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto. Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione al fine di evitare che ciò accada. Ai club interessati sarà vietato giocare in qualsiasi altra competizione nazionale, europea o mondiale, e ai loro giocatori potrebbe essere negata l’opportunità di rappresentare le loro nazionali». Tanto che, in meno di 24 ore, alcuni dei 12 club fondatori avevano deciso di non fare il passo più lungo della gamba e di preparare i documenti necessari per uscire dal progetto. Dopo il dietrofront di Chelsea, anche Manchester City, Arsenal, Manchester United, Liverpool e Tottenham avevano seguito le orme dei Blues, ufficializzando l’uscita. L’Inter si era detta «non più interessata alla Superlega». Parallela, era partita la rivolta dei tifosi. E anche qualche sponsor aveva fatto dietrofront. La Superlega si era quindi spaventata: «La situazione attuale nel calcio europeo necessita di un cambiamento. Una nuova competizione serve perché il sistema non funziona, la nostra proposta è pienamente conforme alle leggi. Ma alla luce delle circostanze attuali valuteremo i passi opportuni per rimodellare il progetto». La nuova competizione era praticamente morta sul nascere.

Ammesso «l'errore», a inizio maggio 2021 l’UEFA aveva annunciato le misure per reintegrare i nove club defilatisi dalla Superlega: Milan, Inter, Arsenal, Chelsea, Atletico Madrid, Liverpool, Manchester City e United, Tottenham. La parabola del figlio prodigo, in pratica. Erano rimasti tre «testardi»: Juventus, Barcellona e Real Madrid. E l’UEFA si era riservata «i diritti di intraprendere qualsiasi azione ritenesse opportuna», con la questione «deferita agli organi disciplinari competenti».

Un «terremoto», dalle cui ceneri è nato il compromesso sulla nuova Champions League a partire dalla stagione 2024/25.

Avanti veloce fino a metà dicembre 2022. A esprimersi in merito alla vicenda Superlega è stata l'avvocatura generale dell’UE: «Le regole FIFA-UEFA in base alle quali qualsiasi nuova competizione è soggetta ad approvazione preventiva sono compatibili con il diritto della concorrenza dell'Unione Europea». Secondo l’istituzione comunitaria, l'abuso di posizione dominante delle Federazioni europee di calcio e oggetto di contestazione da parte di Juventus, Barcellona e Real Madrid non sussiste. «La Superlega è libera di creare una competizione indipendente, ma in parallelo non può partecipare alle competizioni di FIFA e UEFA senza la loro autorizzazione». Un parere non vincolante, che però suonava come un naufragio totale della Superlega. Tanto che la UEFA aveva accolto «con grande favore il parere inequivocabile dell'Unione europea» che «raccomanda una sentenza della Corte a sostegno della nostra missione centrale di governare il calcio europeo, proteggere la piramide e sviluppare il gioco in tutto il continente», anziché «propositi di rottura che minaccerebbero l'intero ecosistema».

La sentenza del tribunale commerciale spagnolo

Oggi, però, come un fulmine a ciel sereno è arrivata la decisione del tribunale commerciale di Madrid: accolto l'appello della A22Sports. Vince il diritto alla libera concorrenza commerciale (e quindi una competizione indipendente e alternativa a quella attuale potrebbe esistere). «FIFA e UEFA non possono giustificare il loro comportamento anticoncorrenziale come se fossero gli unici depositari di certi valori europei, soprattutto se questo deve servire da scusa per sostenere un monopolio dal quale poter escludere o ostacolare l'iniziativa di quella che aspira ad essere la sua concorrente, la Superlega», scrivono i tre magistrati del tribunale, secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo As.

La sentenza è basata sulle «indicazioni che ci sono state messe a disposizione». Secondo le quali «non sembra giustificabile il comportamento dei convenuti a tutela degli interessi generali del calcio. Quella che si avverte è un'azione che ha tutte le caratteristiche di un ingiustificabile abuso da parte di chi detiene una posizione dominante». Ma il tribunale va pure oltre: «Inoltre, non possiamo presumere in questa procedura cautelare che il meccanismo di distribuzione degli utili utilizzato da FIFA e UEFA, che non è contrassegnata o controllata da un regolatore pubblico indipendente, costituisce necessariamente il meglio possibile per gli interessi generali dello sport». 

Da qui l'intimazione a FIFA e UEFA di astenersi dall'adottare qualsiasi provvedimento o azione e dal rilasciare qualsiasi dichiarazione che impedisca o ostacoli, direttamente o indirettamente, la preparazione o lo sviluppo della Superlega. E il divieto alle istituzioni del calcio di annunciare o minacciare qualsiasi misura disciplinare o sanzionatoria nei confronti dei club, dirigenti e persone dei club e/o giocatori che partecipano alla preparazione della Superlega.

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