Calcio

Il valore della Coppa: «Emozioni e blasone, non soldi e stipendi»

Assieme al CEO del Lugano Martin Blaser misuriamo il peso della finalissima del 15 maggio – «A beneficiare del titolo sarebbe la tradizione del club, ma la strada per sviluppare la società è ancora lunga»
Massimo Solari
10.05.2022 06:00

Martin Blaser non ha mai vinto una Coppa Svizzera da protagonista. Da dirigente di club, cioè, coinvolto in prima persona. «Nel 2004, quando lavoravo per la Sportart AG e controllavo i diritti commerciali del GC, ne ho persa una clamorosamente contro il Wil: chiedete a Carlos Da Silva...». «Ai vertici del Basilea ho invece vissuto due sconfitte in finale, mentre in occasione del trionfo del 2017 non ero praticamente più attivo per la società renana». Il CEO dell’FC Lugano, insomma, brama di riuscire infine a mettere le mani sul trofeo nazionale. Una competizione alla quale è affezionato, avendone curato pure la parte commerciale in passato. A pochi giorni dall’appuntamento del Wankdorf, abbiamo incontrato Blaser nei nuovi uffici di via Pioda. Uno dei tasselli del rinnovato mosaico bianconero. «Se a fine ottobre era stato fatto il 4% del lavoro, oggi siamo al 10%. Non di più. Abbiamo sistemato tante piccole cose per rafforzare le fondamenta del club. Personalmente, invece, ad assorbire metà del mio tempo è la futura arena sportiva. E, nel dettaglio, il progetto per ripensarne il contenuto». Il domani, già, che i cittadini hanno voluto più funzionale e confortevole. Anche il presente, però, è affascinante come non mai. Blaser sorride: «È vero, vincere un titolo è per sempre. E a beneficiarne, va da sé, sarebbe la tradizione del club. I titoli, tuttavia, non pagano gli stipendi. Di strada, affinché la società riesca a svilupparsi come desideriamo, ne rimane perciò molta. Naturalmente, conquistare la Coppa gioverebbe a tutto l’ambiente. Alla città e al cantone, per altro dopo una campagna che è stata entusiasmante e ha fatto bene pure alla squadra».

Ai club finalisti vanno 100.000 franchi, ai quali aggiungere i ricavi generati dalla partita. Considerati i contratti, i premi e le spese operative, comunque, saremmo contenti con un consuntivo in pareggio

Una reputazione da consolidare

E sulle casse del club, che impatto avrà la finalissima di Berna? Sentite Blaser: «Sarò chiaro: tra accordi contrattuali, premi e costi operativi, se a consuntivo riusciremo a chiudere in pareggio, potremmo ritenerci molto contenti. I club che accedono all’ultimo atto, per dire, incassano “solo” 100.000 franchi. Ai quali vanno poi aggiunti i ricavi da stadio e per i cosiddetti “media rights”, ripartiti in percentuali predefinite tra noi, il San Gallo e l’ASF. Insomma, da un punto di vista finanziario la vita di una società non cambia». In termini d’immagine e di marketing, un simile palcoscenico (e l’eventuale vittoria) va però capitalizzato. «Assolutamente» conferma Blaser: «In questo caso parliamo del valore emozionale dell’evento. Che, per la sua bellezza e portata, verrebbe senz’altro sfruttato». Al proposito, fanno sicuramente riflettere due dati. E lo scarto fra loro. Da un lato i 2.866 spettatori per Lugano-YB, giocata sabato sera a Cornaredo, dall’altro i 9.000 che si recheranno a Berna per la sfida decisiva della Coppa Svizzera. Il CEO bianconero non si scompone: «Il problema è conosciuto e, per certi versi, non costituisce una priorità. Non essendoci un concetto per attirare tifosi, con l’attuale impianto la principale attività di marketing sul territorio rimangono i risultati della prima squadra. E se su questo fronte continuiamo a lavorare bene, è possibile ambire a 3.500-4.000 tifosi. Dal 2025 il discorso muterà». Tradotto: per quanto positivo e sopra le attese, il prodotto offerto dalla formazione di Mattia Croci-Torti non ha ancora scosso il mercato svizzero. «Per il momento non abbiamo firmato centinaia di contratti» riassume Blaser. Per poi precisare: «La nuova impostazione della società ha quantomeno attirato l’attenzione di diversi partner oltre San Gottardo. Persone e aziende disposte a valutare una futura collaborazione. Peccato solo che nel tessuto locale si percepisca ancora una certa diffidenza nei confronti della Svizzera tedesca. Se si vuole fare il salto di qualità, infatti, è fondamentale inserirsi in una rete nazionale. Beninteso, senza smarrire la propria identità, il marchio FC Lugano».

Il contratto di Croci-Torti

Dici identità e, quasi automaticamente, immagini il volto di Mattia Croci-Torti. L’allenatore ticinese trasformatosi da azzardo a condottiero. Il suo contratto è valido sino al giugno del 2023. Ma alla luce dei risultati oltremodo positivi, ottenuti in nemmeno nove mesi, c’è chi vorrebbe blindarlo anche per le stagioni successive. A maggior ragione qualora dovesse arrivare lo storico successo in Coppa Svizzera. Blaser cosa può dirci al riguardo? «A oggi, per quanto ci riguarda, non è ancora un tema» chiarisce subito il CEO bianconero: «Il lavoro portato avanti da Mattia, in ogni caso, è stato notevole. Ci tengo a sottolinearlo. Con la sua intelligenza, autenticità e indipendenza, Croci-Torti sta interpretando il ruolo molto bene». Tanto che il 15 maggio, forse, potrebbe finalmente regalare una Coppa Svizzera a un dirigente di lungo corso come Martin Blaser.

Joe Mansueto e Georg Heitz restano a Chicago

Da alcune settimane oramai, i Chicago Fire annaspano. L’effetto Shaqiri sembra svanito e l’ultimo posto della MLS, inesorabile, si è appiccicato addosso alla franchigia dell’Illinois. Joe Mansueto non ha però dimenticato la sua seconda creatura. E per la finale di Coppa Svizzera, a suo modo, farà sentire la vicinanza della proprietà. «Posso confermare che né lui, né il membro del CdA Georg Heitz saranno al Wankdorf» spiega Martin Blaser. «Per contro sarà presente il direttore tecnico dei Fire Sebastian Pelzer. Dalle ultime informazioni in mio possesso, c’era inoltre l’intenzione di organizzare un brunch con tutti i dipendenti del nostro partner team americano. Joe segue ogni partita del Lugano, poco importa l’orario». A Chicago, per intenderci, il fischio d’inizio domenica sarà dato alle 7 del mattino. Mansueto, ad ogni modo, non dovrebbe tardare a sbarcare in Ticino. «Abbiamo sempre immaginato un incontro entro l’anno dall’insediamento della nuova proprietà» rileva il CEO bianconero, annunciando che la scadenza in questione dovrebbe essere pienamente rispettata. «Joe sarà a Lugano molto presto». 
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