Il commento

La priorità della Svizzera? Tornare credibile

Ai Mondiali in Qatar mancano solo 4 partite ufficiali: ma alla Nazionale di Murat Yakin manca ancora un'impronta chiara
Massimo Solari
06.06.2022 18:00

Alla Svizzera di Murat Yakin restano quattro partite ufficiali (e forse un’amichevole) per presentarsi in modo credibile ai Mondiali di fine anno. No, non sono molte. Ma è altresì vero che da qui a novembre molte cose potrebbero cambiare. E solo in meglio, considerata la pochezza rossocrociata nelle prime due uscite di Nations League. Per dire: Sommer, Elvedi e Akanji - idealmente - proteggeranno la nostra porta; Xhaka avrà ritrovato brillantezza e leadership dopo una stagione tribolata, segnata pure da un brutto infortunio; Seferovic sarà di nuovo in fiducia, magari a seguito di un trasferimento, e offrirà un’ottima alternativa al volubile Embolo; Shaqiri - una volta di più - si esalterà sul palcoscenico più importante.

E il commissario tecnico? Beh, al netto delle attenuanti citate indirettamente, il compito più difficile spetterà proprio a lui. Perché un conto è qualificarsi a Qatar 2022, lavorando sul breve termine e facendo leva su intuito ed euforia dei singoli. Un altro è dare un’anima, sincera e definibile, alla Nazionale elvetica. Un’impronta, sì, che permetta a un gruppo di discreti e buoni giocatori di diventare una formazione di spessore anche sul medio e lungo periodo. Le prestazioni di Praga e Lisbona, in questo senso, sono fonte di preoccupazione. Sul piano tattico e dello stile, i rossocrociati sono infatti usciti ridimensionati. Molto ridimensionati. Facendo persino rimpiangere - è bene sottolinearlo - l’ossessione per il calcio «dominante» dell’era Petkovic. La retorica di Vlado, per quanto snervante, era infatti riscontrabile in campo. Pure contro le cosiddette «grandi». Di più: alla fine ha pagato, così come è stata premiata la gestione di uno spogliatoio storicamente spigoloso.

Che tra l’attuale allenatore e i senatori tiri aria pesante, ad ogni modo, è ancora tutto da dimostrare. Yakin non deve però fare l’errore, nella scelta degli uomini e dei principi di gioco, di sopravvalutarsi. Ai Mondiali mancano quattro partite ufficiali. E no, per presentarsi all’appuntamento in modo credibile non sono molte.

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