Dall'urgenza di risparmiare al «si può spendere» (un po')

Ventiquattro mesi fa: «È ora di contenere davvero la spesa». Quest’anno: «Si evidenzia la necessità di potenziare settori specifici, caratterizzati da una forte valenza trasversale all’interno dell’organizzazione. In particolare, si possono individuare due direttrici di intervento prioritarie: l’adozione di strategie efficaci nell’ambito del promovimento e dello sviluppo economico e il rafforzamento delle attività del settore controllo interno e qualità». È vero che il disavanzo previsto per il 2026 (9,2 milioni di franchi circa) è migliore rispetto a quello preconizzato per il 2025 (13,4 milioni), tuttavia non è che sia cambiato granché a Bellinzona. Tranne le conclusioni alle quali arriva la Commissione della Gestione; il rapporto, di cui è relatore Michele Egloff (Unità di sinistra), che preavvisa favorevolmente il Preventivo all’indirizzo del Legislativo (che lo discuterà lunedì 15 dicembre) è firmato da tutti i partiti tranne che dal gruppo Verdi-FA-Indipendenti. E il moltiplicatore? Per ora non si tocca (vedi più avanti). Rimarrà fisso al 93% sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche.
Parsimonia à la carte
Partiamo proprio dal deficit «contenuto» rispetto a quello preconizzato per l’anno in corso. La Gestione si dice preoccupata: «Dovesse confermarsi negli anni a consuntivo, un disavanzo di tale entità a termine minerebbe l’assetto finanziario del Comune. Per questo la Commissione ritiene importante che il Municipio continui ad operare con parsimonia cercando, per quanto possibile, di contenere la spesa migliorando l’assetto organizzativo e i processi di lavoro». Gli otto commissari, però, invitano l’Esecutivo guidato dal sindaco Mario Branda a non «privarsi di spese che rappresentano investimenti volti a migliorare l’efficacia e l’efficienza futura dell’amministrazione comunale», auspicando nel contempo che ci si adoperi per aumentare sia i ricavi sia il gettito fiscale (oggi pari a 99,3 milioni). L’incremento più importante dei ricavi (+3,7%) che delle spese (+1,5%) rincuora la Gestione.
C'è (comunque) speranza
E fa ben sperare in un risultato più rallegrante a consuntivo, nel 2025 (si stima infatti un disavanzo di 8-9 milioni rispetto, come detto, ad un «rosso» di oltre 13 milioni) e per l’anno prossimo. «Di questo passo, se le tendenze dovessero essere confermate, si potrebbe sperare di navigare presto, senza troppe preoccupazioni di ordine finanziario, in fluttuazioni “naturali” (o accidentali) del saldo dei bilanci comunali compreso in un intervallo di circa 5 milioni (ovvero di disavanzi o eccedenze contenuti non superiori al 2% di una spesa totale quantificata in circa 250 milioni)», puntualizzano Egloff e colleghi.

«Servono partner economici»
Dopo aver biasimato per l’ennesima volta il ribaltamento di oneri da parte del Cantone ed invitato il Municipio ad «aprire un canale di comunicazione strutturato» con i granconsiglieri della capitale, la Commissione ritiene prioritario per la Città individuare dei «partner economici con i quali instaurare una collaborazione strategica e continuativa per raggiungere obiettivi comuni, condividendo rischi, costi e benefici». Un aspetto che la Gestione, però, non approfondisce nel rapporto. Per quanto riguarda il personale, i commissari si congratulano con il Municipio per aver contenuto la spesa (113,3 milioni sul totale di 253,5). La spesa pro capite, si fa notare, pari a 1.700 franchi, è inferiore a quella degli altri poli ticinesi: «Nel contesto cantonale Bellinzona ha un’amministrazione relativamente “magra”». Si possono ulteriormente migliorare, per contro, l’efficacia e l’efficienza dei processi di lavoro e le misure per ridurre l’alto tasso di assenteismo.
Per ora non sale
«Visti gli obiettivi di promozione e di sviluppo economico si ritiene che in questo momento un aumento del moltiplicatore d’imposta possa disincentivare delle persone giuridiche dall’insediarsi in Città». È un no categorico, quello della Gestione, all’emendamento proposto da Martino Colombo e Matteo Pronzini (MPS) di portare il tasso fiscale dal 93 al 97% per aziende, commerci e società. «Relativamente allo stato e all’evoluzione in corso delle finanze del Comune, la sua modifica» - alla pari di quella per le persone fisiche - è giudicata «attualmente inappropriata e, quantomeno, prematura». Il moltiplicatore nella capitale è stabile al 93% dal 2018. Prima, nella «vecchia» città, era al 95%.




