L'auto Turrita è in viaggio: in 10 anni il gettito è cresciuto di oltre 22 milioni

Si stima che nel 2026 il gettito fiscale di Bellinzona crescerà «in modo importante» (3,1 milioni di franchi, +3,2%) rispetto all’anno precedente. E ciò è dovuto - esattamente a metà - alle misure cantonali e all’aumento «naturale». Assieme a quello del moltiplicatore d’imposta (93%, stabile dal 2018, ossia dall’aggregazione) e all’indice di forza finanziaria (altalenante nell’ultimo decennio scarso: lieve crescita, poi leggera diminuzione, ora si è attestato a 81.37, +2,3 punti, quindi nella fascia medio-superiore), è indubbiamente il dato più significativo per determinare entrate ed uscite di un ente locale. A fronte di un preventivo che preconizza un disavanzo di 9,2 milioni per la «diligenza» della capitale (sindaco Mario Branda dixit), dalle persone fisiche (Pf) e da quelle giuridiche (Pg) si prevede di poter disporre di un «tesoretto» di 99,3 milioni (contro i 96,2 del 2025). Questo va ad inserirsi nel «forte aumento» dei ricavi (+3,7%, per complessivi 7,8 milioni, compreso anche il gettito) a fronte di una crescita limitata delle spese (+1,5%, vale a dire 3,6 milioni in totale).
Accortezza e controllo
Ecco spiegato, in estrema sintesi, come mai il deficit per l’anno prossimo si riduce di quasi un terzo se paragonato a quello ipotizzato per il corrente anno (13,4 milioni circa). Hanno poi concorso al miglioramento delle finanze, chiaramente, i provvedimenti che il Municipio ha adottato per tenere la spesa sotto costante osservazione, così da avere dei conti in equilibrio e non andare perciò ad erodere ulteriormente il capitale proprio. Prima di proseguire è fondamentale fare una premessa. L’ultimo dato definitivo e completo è quello del gettito 2022 (110 milioni, considerando esclusivamente Pf e Pg), mentre per il 2023 è disponibile solo quello provvisorio ed unicamente per le Pf (94,9 milioni). Entrambi sono calcolati applicando un moltiplicatore al 100%.
Quel substrato promettente
Partiamo dalle persone fisiche. Dal 2013 vi è stato un incremento del 22,8%, equivalente a 17,6 milioni. La crescita è continua ad eccezione della stagnazione registrata nel 2018. Le previsioni per l’anno oramai alle porte preconizzano una crescita moderata per il periodo 2024-2026 «con tassi al di sotto della media decennale (...). Il dato 2026 risulta di 2,8 milioni di franchi circa superiore al preventivo 2025; per 1,13 milioni si tratta dell’effetto delle misure proposte dal Consiglio di Stato con il preventivo del Cantone e per 1,72 milioni della crescita “naturale” legata al substrato fiscale della Città». Le cifre? Si parla di 89 milioni a fronte di 86,2 milioni del 2025 (+2,8 milioni di franchi di differenza).

C’è di che sorridere (in parte)
Buone notizie pure per quanto riguarda le persone giuridiche. Leggera crescita nel 2015 e poi consolidamento nel 2021 e 2022, anche se va detto che «una parte significativa di questa crescita è legata ad un solo soggetto fiscale, che per quel biennio ha segnato risultati straordinari, che torneranno ai livelli precedenti» con quelli di tre anni or sono. Nel complesso l’aumento è stato del 36,2%, pari a 4,7 milioni. Nel 2026 le stime profetizzano un incremento che complessivamente ammonta a 240 mila franchi rispetto al 2025 e «si compone di un peggioramento di 120 mila franchi legato al substrato economico e ad un miglioramento di 360 mila grazie alle misure cantonali». Fuor di burocratese, si tratta, in «soldoni», di 10,2 milioni a confronto dei 10 milioni scarsi dell’anno precedente (+236 mila franchi). Tirando le somme - tra Pf e Pg - si preconizza una crescita di 3,1 milioni in confronto all’anno agli sgoccioli. D’altro canto si riducono le sopravvenienze d’imposta (-150 mila franchi, attestandosi a 2,85 milioni) alla luce dell’affinamento del sistema di previsione del gettito e delle risultanze effettive di alcune tassazioni.
Sogni a stelle e strisce
Solo due aziende con sede a Bellinzona dichiarano un impatto diretto dei dazi voluti da Donald Trump. È quanto risponde il Municipio all’interrogazione di Gabriele Pedroni (Il Centro). La prima ha una quota di esportazioni verso gli Stati Uniti del 15% sul totale delle vendite, mentre per la seconda la quota è di circa il 20%, pari a 3,4 milioni di pezzi su un totale di circa 17 milioni esportati: «La prima però non si dice preoccupata in quanto la competizione a cui si confronta negli Stati Uniti viene dalla Cina (che ha dazi superiori)». Altre imprese hanno segnalato un impatto indiretto, facendo parte di gruppi svizzeri che esportano verso gli States.



