L'evento

Domenica «al rallentatore», in 35.000 a colpi di pedalate tra Locarno e Bellinzona per SlowUp

Grande partecipazione per l'evento che dice «no» all'auto: cinquanta chilometri di strade chiuse al traffico, lungo il lago Maggiore, sul Piano e fino alla Fortezza della capitale ticinese
Strade chiuse al traffico motorizzato per un totale di 50 chilometri di percorso © Gabriele Putzu
Jona Mantovan
21.04.2024 23:30

Una domenica «al rallentatore». È quella vissuta da 35.000 persone che hanno partecipato a SlowUp Ticino: 50 chilometri tra Locarno e Bellinzona chiusi al traffico motorizzato. L’evento (600 persone coinvolte tra segnaletica, sorveglianza delle strade, organizzazione eventi e così via, su dieci impegnate tutto l'arco dell'anno) dà il via alla stagione di iniziative simili in tutta la Svizzera, 18 giornate in altrettante località.

Vuoi inviarci una segnalazione? Hai qualche storia da raccontare su come hai vissuto SlowUp? Scrivi a [email protected]oppure su WhatsApp: +41 79 596 64 11

Roberto Schneider, responsabile del comitato che l’ha organizzata, si guarda in giro soddisfatto. È mattina, ma la Piazza Grande di Locarno è già un brulicare di persone in sella a biciclette di ogni colore e dimensione. C’è chi ha scelto un monopattino, oppure ha preferito indossare dei pattini a rotelle. Molti sono a piedi e si aggirano carichi di curiosità tra le numerose bancarelle espositive: sì, anche questa edizione di SlowUp parte con il... piede giusto. «E pensare che 15 anni fa, quando avevamo proposto di chiudere le strade per celebrare la mobilità lenta, l’idea non era proprio vista benissimo. E c’era chi diceva che non ce l’avremmo mai fatta», sottolinea il 66.enne al Corriere del Ticino.

«Prendersi il tempo»

«Dopo 12 edizioni vediamo che molti, sempre stressati e sempre in auto, aspettano questa giornata per fare l’esatto opposto. Prendersi il tempo, andare piano. Guardare i paesaggi, parlare con il vicino di pedalata o di camminata, che magari non si conosce nemmeno. È il fascino di questa manifestazione, bisogna frequentarla per capirlo».

Un’iniziativa dal forte impatto sociale, insomma. «Già. Si sta in famiglia, ci si riunisce. L’auspicio è che chi prova queste belle emozioni nella domenica di SlowUp, in futuro le replichi per conto suo. Ma non è tutto. Vogliamo mostrare le possibilità: anni fa, bicicletta e mezzi pubblici erano un po’ snobbati. Oggi, però, le abitudini sono cambiate. In meglio». Qualche chilometro verso Bellinzona, in zona Mappo, a Minusio, ecco un punto di ristoro con «attrazione» annessa: quella della miniferrovia dell’associazione Ataf.

Un’idea di successo, ma all’inizio, 15 anni fa, non era ben vista: qualcuno diceva che era impossibile
Roberto Schneider, responsabile del comitato che organizza SlowUp Ticino, 66 anni

Un punto di ristoro

«È stato proprio uno dei miei figli, fra l’altro ora alla guida di una locomotiva, a proporre di annunciarci agli organizzatori di SlowUp, qualche anno fa» dice il presidente, Bruno Pini, che nel tempo libero non disdegna pedalate «formato famiglia». Il 73.enne osserva il nugolo di bambini desiderosi di salire sui piccoli vagoni trainati da elettromotrici e vaporiere del tutto fedeli agli originali. «Sono piccole, ma pesano circa mezza tonnellata e sono molto potenti». Il pubblico, oggi, non manca. «Abbiamo un’ottima affluenza a Pasqua e con SlowUp. Ma quest’ultima batte tutti», esclama.

Entusiasmo del pubblico

Un centinaio di metri verso Locarno, il prato dell’approdo è il luogo ideale per una pausa pranzo. Una bancarella vicino al ristorante serve varie specialità. Elena, da Zurigo, sta gustando una salsiccia. «È la prima volta, ci sono capitata per caso», esclama la 57.enne, che nella vita lavora nelle risorse umane. Spiega di essere partita da Ascona. Pensa di andare fino a Bellinzona e ritorno. «Siamo fortunati anche con il tempo, non fa troppo caldo e non piove, al contrario di oggi a Zurigo». La donna è sorpresa in positivo dalla dimensione e dall’organizzazione. Besy, mentre osserva il panorama del lago e un cigno che sta covando nel nido, spiega di essere arrivata da Gentilino. «Ma in bici solo da Bellinzona». La 32.enne, responsabile amministrativa di un’azienda nel Sottoceneri, trova l’iniziativa piacevole e interessante. «È la prima volta, ma ci siamo organizzati apposta». Ma la sosta sta per finire, e tra poco tornerà in sella. Destinazione: Locarno. «Siamo quasi arrivati, dai».

«Scambiare due chiacchiere»

Damiano, invece, è un assiduo frequentatore di SlowUp e l’ha vista crescere nel corso degli anni. «Se non mi capita di lavorare, passo volentieri questa giornata pedalando», dice il 37.enne di Locarno, che lavora come assistente di cura. «È un’occasione per scambiare due chiacchiere in compagnia e conoscere nuove persone. All’inizio c’era un solo tracciato per le due direzioni, ma oggi per fortuna ci sono percorsi separati». Un accorgimento che ha reso gli spostamenti più fluidi e più sicuri.

Giorgia, 26 anni, è arrivata da Rivera caricando la bicicletta sul treno fino a Bellinzona. «E da lì, alle 9.30, siamo partiti fin qui, a Minusio». Sul prato a godersi un istante di relax, insieme a lei anche alcuni familiari. Un bel gruppo. «Siamo andati piano, ci abbiamo messo quasi tre ore per arrivare fin qui, sfruttando vari punti di ristoro», conclude la giovane, che lavora per le Ferrovie federali.

Vuoi inviarci una segnalazione? Hai qualche storia da raccontare su come hai vissuto SlowUp? Scrivi a [email protected] oppure su WhatsApp: +41 79 596 64 11

Correlati