Don Rolando Leo condannato ma libero

«Ordino che l’imputato sia riaccompagnato al penitenziario per sbrigare le formalità relative al suo immediato rilascio». Con queste parole il presidente della Corte delle Assise criminali Amos Pagnamenta ha concluso la lettura del dispositivo della sentenza con la quale ha condannato don Rolando Leo a 18 mesi, sospesi condizionalmente per due anni. Sentenza con la quale la Corte ha prosciolto il sacerdote da gran parte degli episodi elencati nell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni.
Accuse ridimensionate
Nel concreto, l’ex cappellano del Collegio Papio di Ascona – nonché docente in varie scuole del Cantone e persona di riferimento per la Pastorale diocesana dei giovani – è stato riconosciuto colpevole solo, si far per dire, di quattro episodi di atti sessuali con fanciulli, tre di coazione sessuale ed uno di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Nella maggior parte dei casi, ha argomentato ancora il giudice Pagnamenta, i fatti descritti nell’atto d’accusa non trovano riscontro nei racconti delle presunte vittime.
«La richiesta di pena formulata dall’accusa (5 anni e 6 mesi, ndr.) è totalmente fuori scala e mal si comprende perché si sia voluta convocare una Corte composta anche dai giudici popolari infondendo false aspettative nelle vittime», è stato l’affondo del presidente della Corte nei confronti della procuratrice pubblica. Secondo il giudice Pagnamenta, il sacerdote non è affatto apparso un manipolatore, né una persona che ha voluto colpevolizzare le sue vittime e nemmeno sminuire i fatti commessi. Al contrario, ha ammesso tutti gli elementi costitutivi dei reati più gravi, «come raramente vediamo in quest’aula», ha precisato il giudice Pagnamenta. Reati, quelli di cui è stato riconosciuto colpevole don Rolando Leo, che sempre secondo la Corte si situano al livello più basso degli atti sessuali: si è infatti trattato, a parte un caso, di toccamenti, fugaci e sopra i vestiti, delle parti intime dei giovani ai quali il sacerdote ha praticato dei massaggi. Da qui il ridimensionamento della pena proposta dalla pubblica accusa che consente dunque al 56.enne di lasciare il carcere nel quale è rinchiuso da un anno a questa parte.
Vicenda non ancora conclusa
La vicenda giudiziaria con al centro il sacerdote 56.enne non è destinata a concludersi qui. Visibilmente delusa per la sentenza pronunciata dalla Corte delle Assise criminali, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni ha infatti annunciato l’intenzione di ricorrere in Appello