Giovani violenti e microcriminalità: un fenomeno che dilaga tra Varesotto e Ticino

Notti «calde» da Laveno Mombello a Gallarate, da Gavirate a Luino: l’estate del Varesotto morde il freno sul tema della microcriminalità giovanile, fenomeno che sembra dilagare: da un lato la necessità di garantire la sicurezza ai cittadini, dall’altro l’intento delle istituzioni di dare una risposta, cercando di intercettare e decodificare quello che non funziona. Un problema come si accennava che riguarda l’intera provincia - e anche oltre, come dimostrano i recenti fatti di cronaca in Ticino documenti attraverso l’esperienza diretta anche a Lugano da parte di alcuni residenti che testimoniano «tanta aggressività» respirata nelle strade (in Ticino, negli ultimi anni, si è registrato un aumento del numero di persone minorenni imputate per reati al Codice penale) - con un focus particolare su alcune aree diventate famose, anche per i pregressi. Nel Varesotto, la città di Gallarate già nell’immediato periodo post Covid si era distinta come terreno di scontro tra gang giovanili che si davano appuntamento in centro a suon di bottigliate e colpi di cinture: feriti e denunce, «daspo» (provvedimenti del questore che impediscono l’accesso ad alcune aree urbane a chi ne viene colpito) e la cronica persistenza di zone dove di giorno quanto - e soprattutto - la sera la sensazione di insicurezza diventa una costante.
Tanto da spingere il sindaco Andrea Cassani (Lega) ad emettere un’ordinanza «anti maranza» che limita l’assembramento in alcune aree della città e il conseguente consumo di alcolici. Un provvedimento che fa il paio con la richiesta sempre da parte del sindaco di una maggiore presenza di forze dell’ordine sul territorio, in particolare nei dintorni della stazione ferroviaria già al centro di numerosi e recenti accoltellamenti fra coetanei, spesso di origine nordafricana, reati a scopo di rapina come il caso eclatante di due sedicenni addirittura arrestati per aver fatto cadere una donna con lo scopo di rubarle la borsa mentre indossavano dei passamontagna. I ritrovi di ragazzi, che spesso finiscono al centro di risse e liti violente sono una costante anche in alcune località del Lago Maggiore. Al netto di «semplici» disturbi della quiete nella zona della nuova area commerciale di Gavirate, in fregio alla provinciale 1, dove è sorto un noto fast food centro di ritrovo notturno per giovani e giovanissimi che fino a tarda notte si affermano per chiassosi raduni motoristici, il problema delle gang giovanili è particolarmente sentito a Luino e Laveno Mombello. Nella località dell’Alto Verbano sempre la stazione e i suoi dintorni, vedi altro fast food di nuova apertura, si sono verificati numerosi ritrovi di giovanissimi in arrivo anche dalle valli che approfittando della vicinanza dello scalo spesso si danno appuntamento in città.
Risultato: una maxi rissa organizzata sui social e sventata dalle forze dell’ordine all’ultimo minuto, qualche mese fa, e il recente episodio di altri ragazzi che si sono scontrati con intervento di carabinieri: arresti, e ricoveri in pronto soccorso. Più a Sud, a Laveno Mombello, la situazione suona per certi versi più grave. C’è una frequenza di liti per strada, pestaggi e furti che mette a dura prova la tenuta del sistema di sicurezza a tal punto che una settimana fa in prefettura si è tenuta l’ultima riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dove il vicesindaco Fabio Bardelli ha presentato una cronistoria dei fatti dove traspare strafottenza dei giovanissimi persino nei riguardi delle forze di polizia in alcuni casi anche con episodi di violenza verso gli stessi carabinieri. Il 12 luglio tre militari sono stati mandati all’ospedale da un esagitato portato in auto per un semplice controllo di polizia: pattuglia distrutta, dieci giorni di prognosi per i militari (oggetto del contendere: un furto ai danni di un turista ticinese che sconfortato aveva dichiarato di voler lasciare l’Italia come luogo di vacanze). Anche in questo caso l’amministrazione comunale ha chiesto al prefetto Rosario Pasquariello una maggiorazione delle forze di polizia sul territorio. Dal canto suo la prefettura, (cioè l’ufficio territoriale del Governo ndr) sta da tempo monitorando il fenomeno, sia sul fronte delle comunità alloggio dove trovano riparo minori stranieri non accompagnati, specialmente nelle valli del Nord del Varesotto, sia sul fronte della prevenzione e della comprensione del fenomeno.
Il 17 giugno scorso nell’arco di un giorno si è tenuto un convegno a Varese a cui hanno partecipato non solo le istituzioni ma anche studiosi e analisti che si occupano di vagliare il fenomeno della devianza giovanile. Sotto la lente, l’approccio educativo della questione: «Ogni adulto che abdica lascia un vuoto: ogni volta che riusciamo a intercettare un disagio prima che diventi dipendenza, salviamo un futuro», è stato il monito riassumibile da parte dei partecipanti all’evento. Sul piano della prevenzione dunque la sfida non è «costruire la comunità educante, ma di potenziarla».