Il reportage

«I media sociali siamo noi: stampiamo carta da mezzo secolo»

L'avventura di Tiziana e Micaela Cavalli, titolari della tipografia di famiglia fondata negli anni Settanta – «TikTok e Instagram? Sono solo novità effimere»
Jona Mantovan
16.11.2022 14:14

Il posto è quello giusto. La gigantesca insegna rossa al di sopra dell'autostrada verso Locarno non lascia dubbi: «Tipografia Cavalli». Eppure, l'ingresso ha qualcosa di curioso. Una ricostruzione dettagliatissima di un saloon che sembra uscita da una pellicola western, una moneta da cinque franchi e una banconota da cento entrambe incollate sui gradini (chi non si china tentando di raccoglierle?) e, ultimo ma forse più importante, un murales trompe-l'œil con due ragazze a cavallo che sembrano volare sullo sfondo di una diga della Verzasca rattoppata con delle corde. «Sì, sembra di entrare in un parco divertimenti, ma è una scelta. Perché il nostro scopo è proprio quello di strappare un sorriso a chi ci visita», spiega Tiziana Cavalli, contitolare dell'azienda insieme alla sorella, Micaela.

«L'idea gioca con il nome, Cavalli. Un termine associato alle produzioni stile Sergio Leone... E le due amazzoni in questo affresco? Beh, siamo io e mia sorella!». L'attività va avanti da mezzo secolo. «È un traguardo importante e ne siamo orgogliosi – dice –. Ci fa riflettere, perché la comunicazione è nata sulla carta. I media sociali di oggi, il digitale, i video, certo, vanno bene. Ma chissà che fine faranno. Venti, trent'anni fa non esistevano. Come sono nati, possono sparire da un giorno all'altro. Nonostante il nostro settore stia attraversando grandi difficoltà (ma lo stesso discorso può essere fatto anche dalle ultime vicende nel mondo tecnologico, ndr.), sappiamo che libri di centinaia di anni fa possono ancora essere letti e sfogliati. Ecco, sulla carta c'è una cura particolare, perché è un documento che resta», sottolinea la 52.enne. 

Salite le scale si entra nello spazio di lavoro vero e proprio. Grandi vetrate permettono un colpo d'occhio su tutta la superficie. All'ingresso il reparto commerciale e amministrazione con Micaela, sorella di Tiziana. «Seguo tutte le lavorazioni, dall'inizio alla fine. Mi occupo dei preventivi, di ordinare la carta, del controllo qualità, della programmazione dei turni. La nostra sede è grande e stampiamo tutto in casa», dice la 50.enne, alludendo al fatto che ci siano numerose attività che offrono servizi di stampa, ma che in realtà non hanno le macchine per la produzione. «È stata una precisa scelta di nostro padre, che ha voluto uno spazio grande per farci stare tutti i macchinari. Per realizzare tutta la lavorazione, dalla A alla Z, e senza appoggiarsi a esterni».

Il nostro ambito di attività è sempre quello», esclama Micaela. Carta da lettera, biglietti da visita, buste, calendari, libri, riviste,... insomma, tutto quello che è su carta... a parte i soldi!
Micaela Cavalli, contitolare Tipografia Cavalli, Tenero

Nata in un garage

Come ogni azienda innovativa che si rispetti, anche Fausto Cavalli aveva inaugurato la sua tipografia in un garage a Minusio. Era il 1972 ed era solo. Nato ad Ascona e terminate le scuole, avrebbe dovuto iniziare come elettricista. Ma la ditta a cui era candidato, all'epoca, aveva dato la precedenza a un parente. Senza idee sul da farsi, si fa consigliare da un amico tipografo. Da lì al tirocinio di quattro anni e due di lavoro in Svizzera interna, il passo è breve. Il giovane Fausto affitta così il piccolo spazio da dedicare alla sua attività, guadagnandosi il successo. 

Il suo lavoro era così apprezzato che, negli anni Novanta, sceglie di ingrandirsi acquistando un terreno a Tenero, dove l'azienda esiste tuttora. «Mi dicevano che con questa mossa stavo facendo il passo più lungo della mia gamba», aveva raccontato in un'intervista di qualche anno fa (l'imprenditore è scomparso nel 2020). «Oggi, invece, l'investimento immobiliare si è rivelato lungimirante. L'area, a pochi metri dal Lago di Locarno e con accesso diretto alla galleria Mappo-Morettina, è preziosa e ideale anche per le aziende che si sono insediate dopo di noi, nel corso degli anni».

«Il nostro ambito di attività è sempre quello», esclama Micaela. Carta da lettera, biglietti da visita, buste, calendari, libri, riviste, insomma, tutto quello che è su carta a parte i soldi». Su un altro tavolo, poco più avanti, Lara sta sistemando proprio alcune buste.

Sullo stesso piano abbiamo i tre reparti del mondo della tipografia: prestampa—dove si progetta—, stampa—in cui si produce—e legatoria, che dà la forma finale allo stampato.
Tiziana Cavalli, contitolare Tipografia Cavalli, Tenero

Un mondo in tre reparti

Il giro prosegue con Tiziana, che racconta come la ditta conti dieci persone divise (amministrazione a parte) nei tre reparti di cui è composto il mondo della tipografia: «La prestampa, dove si progetta dando il tono giusto alla comunicazione. I nostri specialisti soppesano con attenzione la scelta dei caratteri, dei colori, della gerarchia... Poi abbiamo il reparto stampa, dove l'idea si materializza trasformandosi in un foglio di carta su grande tiratura. Infine, abbiamo la legatoria. nella quale i fogli sono confezionati e tagliati nel formato corretto. Dove abbiamo, insomma, il prodotto finito vero e proprio». 

Ed è proprio il reparto prestampa il primo che si incontra percorrendo il corridoio, passando oltre il settore amministrativo. «Qui nascono le idee – spiega Mauro Poletti, uno dei poligrafi in reparto con Alessandro e Nadia –. Il nostro compito è rielaborare seguendo un concetto visivo e comunicativo funzionale. Dobbiamo assegnare un'identità, un carattere comunicativo immediato e una gerarchia delle informazioni. I nostri strumenti sono i caratteri, i colori o anche semplicemente il tipo di carta su cui si stamperà. Con una serie di tecniche e linee guida, ridefiniamo le volontà del nostro cliente tenendo presente i destinatari della comunicazione», dice il 37.enne. Alle sue spalle, il collega Alessandro sta scorrendo la lista dei caratteri per realizzare delle prove. «Molti non ci fanno caso, ma dietro ognuno di questi stili c'è un ragionamento, un progettista che li ha elaborati tenendo conto di una serie di parametri. Spesso richiamandosi alla storia della grafica e della tipografia, un retaggio di centinaia e centinaia di anni», indica sempre Mauro.

I nostri clienti, se lo desiderano, possono raggiungerci per verificare il colore in macchina. È un po' come un figlio, si segue tutto il processo fino alla ‘nascita’
Tiziana Cavalli

Dalla simulazione alla realtà

Tiziana apre una porta a vetri di fianco al corridoio e un rumore inonda la stanza. «Questo è il reparto stampa. Ormai è un po' rumoroso, si sa, anche se negli ultimi anni la tecnologia è parecchio migliorata e oggi i macchinari sono molto più silenziosi. Nel mondo della prestampa è ancora tutto effimero, soffice. Vediamo una simulazione su schermo. Una simulazione che qui si trasforma in realtà». Nel luminoso stanzone, pulitissimo peraltro, dalle grandi macchine escono fogli di grandi dimensioni. Ognuno riporta varie pagine di quella sembra a tutti gli effetti una rivista. Massimo, uno stampatore, controlla con una lente d'ingrandimento che tutto sia perfetto fin nei minimi dettagli. «I nostri clienti, se lo desiderano, possono raggiungerci per verificare il colore in macchina. È un po' come un figlio, si segue tutto il processo fino alla nascita, se vogliamo».

Nel reparto c'è anche un ragazzo, giovanissimo: Simone Gatto, che ha appena concluso l'apprendistato. Si sente una sorta di rappresentante, l'ultima generazione di una tradizione che affonda le sue radici a centinaia di anni fa, quando Johannes Gutenberg inventava la tecnica della stampa a caratteri mobili, nel 1450.

Spero di non essere l'ultimo professionista di questo ramo, anche se faccio parte della nuova generazione di una tradizione che risale a centinaia di anni fa
Simone Gatto, stampatore

Tra colori e lastre

«Beh, speriamo di non essere davvero l'ultimo – esclama il 24.enne –. È un mestiere particolare, perché in effetti a praticarlo siamo molti meno rispetto a un tempo. La tecnologia ha rivoluzionato anche questo mondo. Le macchine sono più precise, i processi sono più rapidi, i tempi di produzione si sono accorciati. È cambiato tutto, ma il concetto è sempre quello: la carta entra bianca ed esce dalla macchina stampata». Il giovane fa un giro attorno al drago d'acciaio (ma che sputa fogli anziché fuoco) per mostrarne il funzionamento: «I fogli bianchi sono presi da un sistema di ventose per poi passare al di sotto dei quattro gruppi di colori: nero e i tre primari blu, rosso e giallo».

Da un cassone di fianco prende una lastra di stampa. «Ce ne sono quattro così, una per ogni colore. La lastra viene incisa leggibile. Un tempo si usavano i caratteri in piombo, pressati da un torchio direttamente contro i fogli. Con il sistema offset, invece, la stampa è trasferita prima su un cilindro di caucciù. Sarà poi questo a andare a contatto con la carta».

Ci sono tante lavorazioni differenti per esempio, dietro di me questa macchina sta accavallando le forme per avere una rivista completa
Fabio Muto, legatore

Pronta per essere sfogliata

Tiziana attraversa un percorso obbligato tracciato dai bancali carichi di fogli. «Questo è il reparto legatoria. Qui si finisce il prodotto, è l'ultimo passaggio. Si tocca finalmente con mano ciò che si è pensato. Dall'idea dei nostri grafici si arriva al prodotto finito. Una rivista, un libro, un calendario». Fabio Muto, legatore, sta sistemando gli ingranaggi di un altro macchinario. Imposta le distanze delle pieghe di un volantino.

«Qui taglio la carta al formato corretto. Ci sono parecchie lavorazioni differenti, per esempio dietro di me questa macchina sta accavallando le forme per avere una rivista completa. Si parte da questo foglio, lo pieghiamo in questo modo, ecco, questa è una forma. In questo caso ne abbiamo sette, da inserite una all'interno dell'altra, nella giusta sequenza». L'esperto indica il binario che costruisce la rivista. Dopo una curva a gomito, ecco l'ultimo passaggio. «Qui sono tagliate al formato e cucite. E questo è il prodotto finito», conclude il 39.enne sfogliando la rivista bell'e finita.

Noi siamo i veri ‘media sociali’. Noi che, nel 2022, stampiamo ancora su carta
Tiziana Cavalli

Le regole della comunicazione

«Cinquant'anni fa o anche solo trent'anni fa, non esisteva il mondo tecnologico digitale di oggi. Non c'erano Instagram o TikTok. E la base della comunicazione di tutto il mondo era ed è, ancora oggi, la stampa tipografica», osserva Tiziana.

«Una volta c'erano i caratteri in piombo, oggi abbiamo macchine super digitalizzate. Però è sempre e comunque stampa su carta. Tutto quanto è arrivato dopo è soltanto un'evoluzione della tradizione originale. Come dicevo prima, oggi va fortissimo un canale, ma fra un anno due ce ne sarà un altro, quello precedente morirà o sarà dimenticato, mentre quello nuovo sembrerà l'imperdibile tendenza del momento. Ma la stampa, eh, quella è un'altra cosa. Un prodotto stampato resterà sempre e comunque nelle nostre mani, nelle nostre case». E conclude: «Sì, le regole della comunicazione partono dalla tipografia, dalla stampa su carta. Noi siamo i veri media sociali. Noi che, nel 2022, stampiamo ancora su carta».

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