«Il polo congressuale? È necessario lo finanzino anche Cantone e Comuni»

«La proposta di Paolo Morel per il nuovo Polo congressuale ha almeno un merito: quello di portare a riflettere sui ruoli che, oggi, sono da assegnare al Palacongressi e al verde pubblico, rispetto a quanto fissato negli anni Ottanta e Novanta». Classe 1933, l’ingegner Piero Früh, per decenni consulente pianificatore della Città, non ha dubbi: «per Lugano si conferma l’esigenza del nuovo centro congressuale che già si era previsto nella pianificazione degli anni ’80-‘90».
«Allora - ricorda -, si era proposta l’ubicazione del Campo Marzio, per i suoi valori paesaggistici, turistici e sportivi di alto interesse per i congressisti e, al contempo, di avvicinamento urbanistico fra la City e i Comuni aggregati a est. Un’ubicazione - tuttora valida - alla quale non si affiancavano particolari motivazioni per indirizzare lo sviluppo strategico della Città: per Lugano era sufficiente aumentare la propria visibilità internazionale, specialmente al fine di accrescere il richiamo turistico. Per il resto, fondamentalmente, ognuno per sé, con le proprie iniziative: e così era, più o meno, negli altri centri e nel Cantone».
Negli anni, sottolinea Früh al Corriere del Ticino, le cose sono cambiate. «Le iniziative pubbliche e private si indirizzano prevalentemente al settore dell’innovazione digitale e delle tecnologie avanzate, che necessita degli scambi a livello locale, cantonale, e internazionale per crescere. Ecco, perciò, che al nuovo polo congressuale deve essere dato non più soltanto il ruolo di favorire genericamente le attività locali e di mostrare le qualità della nostra regione: ad esso deve essere assegnata la funzione strategica di polo delle informazioni, delle conoscenze e degli scambi di esperienze nel nostro ambito, ma anche da e verso le regioni più lontane». Insomma, si parla di una struttura di importanza sovracomunale. «Esattamente», dice il nostro interlocutore. «Il ruolo del nuovo centro congressi non conosce confini giurisdizionali: le necessità e le opportunità diffuse riguardano tutto il Cantone. Il Municipio ha dunque l’occasione di realizzare la struttura al Campo Marzio che, senza bisogno di stravolgere pianificazioni e progettazioni già in atto, potrebbe svolgere il ruolo non soltanto a vantaggio della Città ma anche, dichiaratamente, del Ticino. Si tratta di condividere l’opportunità di intenti e di suddividere in maniera equilibrata responsabilità esecutive e dirigenziali, compresa la partecipazione concordata agli oneri. Non è da ignorare che i problemi di finanziamento - in gran parte responsabili dei ritardi fin qui registrati - sarebbero più facili da risolvere se una struttura di Enti pubblici e Associazioni private dell’intero Cantone si dichiarasse garante e partecipante non soltanto nelle intenzioni ma anche nei contributi concreti».
E che ne è dell’idea di Morel di un nuovo grande parco verde al Campo Marzio? «Nel PR vigente, il verde si qualifica essenzialmente su tre parchi - Ciani, San Michele, Tassino - che devono essere mantenuti nella loro integrità. Ma oggi ciò non basta», rilancia Früh. «I cittadini e i turisti hanno bisogno di un verde di prossimità, basato su una rete di percorsi pedonali coordinati, protetti dal traffico veicolare, lungo i quali sia possibile incontrare aree verdi che consentano il riposo e gli incontri. Dunque, non più nuovi parchi, ma una »Place des Vosges« (ispirata a Parigi, ndr) a Molino Nuovo. Al Campo Marzio, nell’area non occupata dalle costruzioni congressuali si crei, semmai, il »giardino delle rose« (vedi Berna) o il boschetto delle specie autoctone da offrire ai congressisti così come agli abitanti e agli allievi delle scuole vicine».